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Imposta unica scommesse: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di scommesse estera, confermando la sua soggezione all’imposta unica sulle scommesse per gli anni 2011-2012. La sentenza stabilisce che la raccolta di gioco sul territorio italiano è sufficiente a radicare il presupposto territoriale dell’imposta e conferma la responsabilità solidale tra il bookmaker estero e il centro di trasmissione dati locale, ritenendo la normativa conforme al diritto dell’Unione Europea.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: La Cassazione Conferma la Tassazione per i Bookmaker Esteri

Con l’ordinanza n. 14443 del 23 maggio 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per il settore del gioco: l’applicazione dell’imposta unica scommesse agli operatori esteri che raccolgono gioco in Italia. La decisione chiarisce in modo definitivo la questione della territorialità del tributo e della responsabilità solidale tra bookmaker e centri di trasmissione dati (CTD), fornendo un quadro normativo stabile per gli anni d’imposta dal 2011 in poi.

I Fatti del Caso: La Controversia Fiscale

Una società di scommesse con sede a Malta si è vista notificare un avviso di accertamento dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per il mancato versamento dell’imposta unica sulle scommesse per le annualità 2011 e 2012. La società operava in Italia attraverso un Centro Trasmissione Dati (CTD), gestito da un soggetto terzo, che raccoglieva materialmente le giocate sul territorio nazionale.

La società ha impugnato l’atto impositivo, sostenendo diverse tesi difensive: dalla violazione dei principi di libertà di prestazione dei servizi sanciti dal diritto dell’Unione Europea, alla carenza del presupposto territoriale dell’imposta, fino all’illegittimità della pretesa basata su una responsabilità solidale con il CTD. Dopo la soccombenza nei primi due gradi di giudizio, la questione è giunta all’esame della Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando la legittimità dell’avviso di accertamento. Gli Ermellini hanno stabilito che l’imposta è dovuta e che la società estera è correttamente identificata come soggetto passivo, in solido con il gestore del CTD italiano.

Le Motivazioni: Analisi dell’Imposta Unica Scommesse

La Corte ha fondato la sua decisione su un’analisi approfondita e sistematica della normativa nazionale ed europea, toccando tre punti fondamentali.

Territorialità dell’Imposta

Il primo aspetto chiarito dalla Corte riguarda il presupposto dell’imposizione. Il fatto imponibile non è la conclusione del contratto di scommessa, ma la prestazione del servizio di gioco, che si concretizza nella raccolta delle scommesse sul territorio italiano. Pertanto, non rileva dove abbia sede legale il bookmaker; ciò che conta è dove l’attività di gioco viene effettivamente svolta e offerta ai consumatori. Poiché il CTD raccoglieva le giocate in Italia, il requisito della territorialità è pienamente soddisfatto.

La Responsabilità Solidale tra Bookmaker e CTD

Un punto centrale della controversia era la solidarietà passiva tra il bookmaker estero e il CTD. La Cassazione, richiamando una precedente e fondamentale sentenza della Corte Costituzionale (n. 27/2018), ha spiegato che la legislazione (in particolare la Legge n. 220/2010) ha stabilito un regime di responsabilità solidale paritetica. Entrambi i soggetti, bookmaker e CTD, partecipano all’organizzazione e all’esercizio delle scommesse e sono quindi entrambi tenuti al pagamento del tributo.

La Corte ha sottolineato che, per le annualità in questione (2011-2012), successive all’entrata in vigore della norma interpretativa, le parti avevano la possibilità di regolare i loro rapporti contrattuali (ad esempio, le commissioni del CTD) tenendo conto di questo onere fiscale. Ciò permetteva al CTD di trasferire, di fatto, il carico tributario sul bookmaker, garantendo il rispetto del principio di capacità contributiva. La situazione era diversa solo per gli anni antecedenti al 2011, per i quali la Corte Costituzionale aveva dichiarato l’illegittimità della norma proprio per l’impossibilità di rinegoziare i contratti.

Conformità con il Diritto dell’Unione Europea

Infine, la Corte ha respinto le censure relative a una presunta violazione del diritto unionale. Citando la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (in particolare, la causa C-788/18), ha ribadito che la normativa italiana non è discriminatoria. L’imposta unica scommesse si applica a tutti gli operatori che raccolgono scommesse sul territorio italiano, senza alcuna distinzione basata sul luogo di stabilimento. Tale imposizione è giustificata da motivi imperativi di interesse generale, come la tutela dei consumatori, la lotta al gioco illegale e la necessità di garantire un gettito fiscale, obiettivi che rientrano nella piena autonomia degli Stati membri in materia di tributi non armonizzati.

Le Conclusioni: Implicazioni per gli Operatori del Settore

L’ordinanza della Cassazione consolida un orientamento giurisprudenziale ormai granitico. Per gli operatori del settore scommesse, le implicazioni sono chiare: qualsiasi forma di raccolta di gioco sul territorio italiano, anche se gestita da bookmaker esteri privi di concessione, è soggetta all’imposizione fiscale nazionale. La responsabilità solidale tra l’operatore estero e l’intermediario locale è un principio cardine del sistema, che obbliga entrambe le parti a garantire il corretto adempimento degli obblighi tributari. Questa sentenza riafferma la piena legittimità del quadro normativo italiano, ritenendolo equilibrato e conforme ai principi europei.

Un bookmaker estero che raccoglie scommesse in Italia tramite un centro locale è tenuto a pagare l’imposta unica sulle scommesse?
Sì. Secondo la Corte, il presupposto impositivo è la prestazione del servizio di gioco, che si realizza con la raccolta delle scommesse sul territorio italiano. La sede legale del bookmaker è irrilevante ai fini della territorialità dell’imposta.

La responsabilità per il pagamento dell’imposta è solo del centro di trasmissione dati (CTD) o anche del bookmaker estero?
La responsabilità è solidale e paritetica. Sia il bookmaker estero che il gestore del CTD sono obbligati al pagamento dell’imposta. Per le annualità 2011 e successive, questa solidarietà è pienamente legittima, in quanto le parti potevano regolare i loro rapporti contrattuali per gestire il carico fiscale.

La normativa italiana sull’imposta unica sulle scommesse è in contrasto con il diritto dell’Unione Europea?
No. La Corte di Cassazione, in linea con la Corte di Giustizia UE, ha stabilito che la normativa non è discriminatoria, poiché si applica a tutti gli operatori che raccolgono gioco in Italia, indipendentemente dal loro paese di stabilimento. Le restrizioni alla libera prestazione di servizi sono giustificate da motivi di interesse generale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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