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Imposta unica scommesse: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6138/2024, ha affrontato il tema dell’imposta unica scommesse per gli anni 2010-2014, contestata da una società di scommesse estera e dal suo centro di trasmissione dati (CTD) in Italia. La Corte ha rigettato gran parte del ricorso, confermando la piena legittimità dell’imposta per entrambi i soggetti a partire dal 2011. L’unico accoglimento parziale ha riguardato l’annullamento delle sanzioni per la società estera relative all’anno 2010, a causa della pregressa incertezza normativa.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: Legittima anche per Operatori Esteri senza Concessione

L’applicazione dell’imposta unica scommesse agli operatori esteri privi di concessione che raccolgono gioco in Italia è da anni al centro di un acceso dibattito legale. Con la recente ordinanza n. 6138 del 7 marzo 2024, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sulla questione, delineando chiaramente le responsabilità sia del bookmaker estero che del Centro Trasmissione Dati (CTD) operante sul territorio nazionale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti di una società di scommesse con sede a Malta e di un’impresa individuale italiana che agiva come suo Centro Trasmissione Dati. L’Agenzia contestava il mancato versamento dell’imposta unica sulle scommesse per il periodo dal 2010 al 2014. I contribuenti hanno impugnato l’atto, sostenendo che la normativa italiana fosse discriminatoria e in contrasto con i principi dell’Unione Europea sulla libera prestazione di servizi. Dopo la soccombenza nei primi due gradi di giudizio, la questione è giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Disciplina dell’Imposta Unica Scommesse e i Profili di Legittimità

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’art. 1, comma 66, della Legge n. 220/2010. Questa norma ha stabilito che l’imposta unica è dovuta da chiunque, anche in assenza di concessione e anche se ubicato all’estero, gestisce scommesse raccolte in Italia. La legge ha inoltre previsto una responsabilità solidale tra il gestore per conto terzi (il CTD) e il mandante (il bookmaker).

I ricorrenti hanno argomentato che tale impianto normativo violasse il diritto dell’Unione Europea, creando un ostacolo ingiustificato alla libera circolazione dei servizi. Sostenevano, in pratica, di essere discriminati rispetto agli operatori nazionali concessionari. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha respinto questa tesi, richiamando la consolidata giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, la quale ha già chiarito che l’imposta italiana non è discriminatoria, in quanto si applica a tutte le scommesse raccolte sul territorio italiano, indipendentemente dalla nazionalità o dalla sede dell’operatore.

La Responsabilità Solidale e l’Intervento della Corte Costituzionale

Un punto cruciale del giudizio ha riguardato la responsabilità solidale del CTD. Su questo aspetto, è stato decisivo il richiamo alla sentenza n. 27/2018 della Corte Costituzionale. La Consulta aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma nella parte in cui rendeva il CTD responsabile per gli anni d’imposta precedenti al 2011.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha stabilito che la ragione di tale incostituzionalità risiedeva nell’impossibilità per i CTD di rinegoziare i loro accordi commerciali con i bookmaker per “trasferire” su di loro il nuovo onere fiscale, introdotto in modo retroattivo. Le commissioni erano già state fissate sulla base di un quadro normativo che non prevedeva la loro responsabilità fiscale. Per le annualità successive al 2011, invece, la norma è stata ritenuta pienamente legittima. A partire da quella data, infatti, i CTD e i bookmaker erano consapevoli della nuova configurazione legale e potevano regolare i loro rapporti contrattuali di conseguenza, tenendo conto della responsabilità solidale per l’imposta unica scommesse.

Di conseguenza, la Corte ha confermato la responsabilità del CTD per gli anni dal 2011 al 2014. Per quanto riguarda il bookmaker estero, la sua responsabilità è stata confermata per l’intero periodo 2010-2014. Tuttavia, la Corte ha accolto parzialmente il ricorso su un punto specifico: le sanzioni. I giudici hanno riconosciuto che, per l’annualità 2010, esisteva una condizione di “obiettiva incertezza normativa” sulla soggettività passiva degli operatori senza concessione, prima dell’entrata in vigore della norma interpretativa (L. 220/2010). Per tale motivo, pur confermando l’obbligo di versare l’imposta per il 2010, ha annullato le relative sanzioni irrogate al bookmaker.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione consolida un principio fondamentale: chiunque raccolga scommesse in Italia è soggetto alla normativa fiscale nazionale, inclusa l’imposta unica scommesse. La decisione chiarisce in modo definitivo la ripartizione delle responsabilità nel tempo:
1. Bookmaker Estero: È sempre soggetto passivo d’imposta per le scommesse raccolte in Italia.
2. Centro Trasmissione Dati (CTD): È coobbligato in solido con il bookmaker per il pagamento dell’imposta per le annualità dal 2011 in poi.
3. Sanzioni: Per l’annualità 2010, l’incertezza della legge giustifica l’annullamento delle sanzioni per il bookmaker, ma non l’esenzione dal pagamento del tributo.

Un bookmaker estero che raccoglie scommesse in Italia tramite un centro locale deve pagare l’imposta unica sulle scommesse?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la normativa italiana si applica a tutti gli operatori che raccolgono scommesse sul territorio italiano, indipendentemente dal luogo in cui sono stabiliti e dalla presenza di una concessione. Pertanto, il bookmaker estero è soggetto passivo dell’imposta.

Il centro di trasmissione dati (CTD) è responsabile per il pagamento dell’imposta insieme al bookmaker estero?
Sì, ma solo per le annualità d’imposta a partire dal 2011. La Corte Costituzionale ha stabilito che per i periodi precedenti al 2011 la responsabilità del CTD è incostituzionale, in quanto non poteva trasferire l’onere fiscale sul bookmaker. Dal 2011 in poi, essendo la legge chiara, il CTD è coobbligato in solido.

Perché sono state annullate le sanzioni al bookmaker per l’anno 2010?
Le sanzioni sono state annullate a causa della condizione di “obiettiva incertezza normativa” esistente prima dell’entrata in vigore della legge di interpretazione autentica (L. 220/2010). La Corte ha ritenuto che prima di tale chiarimento legislativo, la posizione fiscale degli operatori senza concessione fosse ambigua, giustificando così l’esimente dall’applicazione delle sanzioni, pur restando dovuto il tributo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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