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Imposta unica scommesse: la Cassazione decide su operatori

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9415/2024, ha rigettato il ricorso di una società estera operante nel settore delle scommesse, confermando la sua responsabilità per l’imposta unica scommesse relativa all’anno 2010. La Corte ha stabilito che la tassa non è discriminatoria secondo il diritto dell’Unione Europea, in quanto si applica a tutte le scommesse raccolte sul territorio italiano, indipendentemente dalla sede dell’operatore. È stata inoltre confermata la responsabilità solidale tra il bookmaker estero e il centro di trasmissione dati locale, chiarendo che la parziale incostituzionalità della norma per i periodi antecedenti al 2011 riguarda solo la posizione del centro locale e non esonera il bookmaker estero dal pagamento del tributo.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: Operatori Esteri Obbligati al Pagamento Anche Senza Concessione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 9415/2024) ha messo un punto fermo su una questione a lungo dibattuta: la soggettività passiva all’imposta unica scommesse per gli operatori esteri che raccolgono gioco in Italia tramite Centri di Trasmissione Dati (CTD) pur essendo privi di una concessione statale. La Suprema Corte ha confermato che tali operatori sono tenuti al pagamento del tributo, rigettando le tesi sulla presunta discriminazione basata sul diritto dell’Unione Europea.

I Fatti del Caso: La Controversia Fiscale

Il caso trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti di una nota società di scommesse con sede a Malta. L’Agenzia riteneva la società coobbligata in solido con un Centro Trasmissione Dati (CTD) italiano per il pagamento dell’imposta unica sulle scommesse per l’anno d’imposta 2010.
La società estera ha impugnato l’atto, sostenendo diverse tesi difensive, tra cui la violazione dei principi di libertà di stabilimento e di prestazione di servizi sanciti dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). Secondo la ricorrente, assoggettare all’imposta un operatore senza concessione creerebbe una discriminazione ingiustificata e una restrizione al mercato unico.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando la legittimità della pretesa fiscale. La decisione si fonda su un’analisi approfondita della normativa nazionale e della sua compatibilità con il diritto unionale, allineandosi a precedenti pronunce sia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) sia della Corte Costituzionale italiana.

Le Motivazioni: Imposta Unica Scommesse e Diritto Europeo

Il cuore della pronuncia risiede nell’analisi della compatibilità dell’imposta unica scommesse con i principi europei. I giudici hanno chiarito diversi punti fondamentali.

Non Discriminazione e Sovranità Fiscale

La Corte ha ribadito che la normativa italiana non è discriminatoria. L’imposta unica, infatti, si applica a chiunque gestisca scommesse raccolte sul territorio italiano, senza alcuna distinzione basata sul luogo di stabilimento dell’operatore (nazionale o estero, con o senza concessione). In assenza di un’armonizzazione fiscale europea nel settore dei giochi, ogni Stato membro mantiene la facoltà di disciplinare e tassare tali attività per perseguire obiettivi di interesse generale, come la tutela dei consumatori e dell’ordine pubblico. La norma italiana, quindi, non ostacola né rende meno attraente l’attività per gli operatori esteri, ma li pone sullo stesso piano di quelli nazionali.

La Responsabilità Solidale tra Bookmaker e CTD

Un altro punto cruciale è la conferma della responsabilità solidale tra il bookmaker (l’operatore estero) e il CTD (l’intermediario locale). La Corte sottolinea come entrambi i soggetti partecipino, sebbene con ruoli diversi, all’attività di “organizzazione ed esercizio” delle scommesse. Il CTD non è un mero trasmettitore di dati, ma un soggetto attivo nella raccolta del gioco. Pertanto, la legge li identifica correttamente come coobbligati al pagamento del tributo.

L’Impatto della Sentenza della Corte Costituzionale

La difesa della società si appellava anche a una sentenza della Corte Costituzionale (n. 27/2018) che aveva dichiarato parzialmente illegittima la norma sulla responsabilità dei CTD per i periodi d’imposta antecedenti al 2011. La Cassazione ha chiarito la portata di tale decisione: l’incostituzionalità riguardava solo la posizione dei ricevitori (CTD), i quali, prima del 2011, non avevano la possibilità di rinegoziare le loro commissioni per trasferire il carico fiscale sul bookmaker. Tuttavia, quella stessa sentenza non ha mai messo in discussione la soggettività passiva del bookmaker estero, che è sempre stato considerato il principale responsabile del tributo. Di conseguenza, per l’anno 2010, la responsabilità della società estera rimane pienamente valida.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza n. 9415/2024 consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: l’assenza di una concessione statale non costituisce uno scudo fiscale per gli operatori di scommesse che raccolgono gioco in Italia. La pretesa dello Stato di applicare l’imposta unica scommesse è legittima e non viola i principi del diritto dell’Unione Europea. La decisione riafferma il principio di territorialità dell’imposta: ciò che conta è dove l’attività di gioco viene svolta e il denaro raccolto, non dove l’operatore ha la sua sede legale. Per le società del settore, ciò significa che operare sul mercato italiano, anche tramite intermediari, comporta l’inevitabile assoggettamento al sistema fiscale nazionale.

Un operatore di scommesse estero senza concessione deve pagare l’imposta unica in Italia?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’imposta unica sulle scommesse si applica a chiunque gestisca la raccolta di gioco sul territorio italiano, indipendentemente dal fatto che l’operatore sia stabilito in Italia o all’estero e che sia provvisto o meno di una concessione statale.

La normativa italiana sull’imposta unica scommesse è discriminatoria secondo il diritto dell’Unione Europea?
No. La Corte ha stabilito, in linea con la giurisprudenza europea, che la tassa non è discriminatoria perché si applica a tutti gli operatori che raccolgono scommesse in Italia alle stesse condizioni. Gli Stati membri mantengono la sovranità in materia fiscale per il settore dei giochi, non essendo una materia armonizzata a livello europeo.

La sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato parzialmente illegittima la norma per i periodi pre-2011 libera il bookmaker estero dalla responsabilità?
No. La Cassazione chiarisce che la pronuncia di incostituzionalità (sent. n. 27/2018) riguardava l’impossibilità per i Centri Trasmissione Dati (CTD) di trasferire l’onere fiscale al bookmaker per i rapporti contrattuali già in essere prima del 2011. Tale pronuncia, però, non ha mai messo in discussione la responsabilità fiscale del bookmaker estero, che rimane soggetto passivo dell’imposta anche per l’anno 2010.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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