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Imposta Unica Scommesse: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul tema dell’imposta unica scommesse, analizzando la responsabilità di un bookmaker estero e del suo centro di trasmissione dati (CTD) per le annualità 2010, 2011 e 2012. La Corte ha accolto parzialmente i ricorsi, annullando l’imposta e le sanzioni per il CTD per il 2010, in linea con una precedente sentenza della Corte Costituzionale. Per il bookmaker, ha annullato solo le sanzioni relative al 2010 a causa di un’oggettiva incertezza normativa, confermando però l’imposta. Per gli anni 2011 e 2012, la responsabilità di entrambi i soggetti è stata pienamente confermata, ritenendo legittima la pretesa fiscale.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: La Cassazione chiarisce la responsabilità di Bookmaker e CTD

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza per il settore del gioco: l’imposta unica scommesse. La decisione analizza in dettaglio la ripartizione della responsabilità fiscale tra i bookmaker esteri privi di concessione e i Centri Trasmissione Dati (CTD) che operano in Italia per loro conto. Questa pronuncia offre chiarimenti fondamentali, distinguendo nettamente le obbligazioni tributarie in base all’annualità di riferimento.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da avvisi di accertamento notificati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli a una società di scommesse con sede a Malta (il bookmaker) e a una persona fisica titolare di un CTD in Italia. L’Agenzia contestava il mancato versamento dell’imposta unica sulla raccolta delle scommesse a quota fissa per gli anni d’imposta 2010, 2011 e 2012. I contribuenti avevano impugnato gli atti, ma i loro ricorsi erano stati respinti sia in primo che in secondo grado dalla Commissione Tributaria Regionale della Lombardia. Giunti dinanzi alla Corte di Cassazione, i ricorrenti hanno sollevato diverse questioni, tra cui la violazione di norme nazionali e del diritto dell’Unione Europea.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Imposta Unica Scommesse

La Suprema Corte ha accolto solo parzialmente i ricorsi, operando una distinzione cruciale basata sull’anno d’imposta. In sintesi, la Corte ha:

1. Annullato la pretesa fiscale (imposta e sanzioni) nei confronti del CTD per la sola annualità 2010.
2. Annullato le sole sanzioni (ma non l’imposta) nei confronti del bookmaker per l’annualità 2010.
3. Rigettato tutte le altre doglianze, confermando la legittimità degli accertamenti per le annualità 2011 e 2012 sia per il CTD che per il bookmaker.

Le Motivazioni: Analisi della Responsabilità e Sanzioni sull’Imposta Unica Scommesse

Le motivazioni della Corte si fondano su un’attenta analisi dell’evoluzione normativa e giurisprudenziale in materia, in particolare alla luce di una fondamentale sentenza della Corte Costituzionale.

La responsabilità del CTD per l’anno 2010

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso del CTD per l’anno 2010 richiamando la sentenza n. 27/2018 della Corte Costituzionale. Quest’ultima aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che assoggettavano all’imposta unica le ricevitorie operanti per conto di soggetti privi di concessione per le annualità precedenti al 2011. La Consulta aveva ritenuto che, prima della legge di stabilità del 2011, i contratti tra CTD e bookmaker non potevano prevedere la traslazione del carico fiscale, rendendo quindi incostituzionale l’imposizione retroattiva a carico dell’intermediario. Di conseguenza, per il 2010, il CTD non poteva essere chiamato a rispondere del tributo.

La posizione del Bookmaker estero: imposta dovuta, sanzioni annullate per il 2010

Diversa è la situazione del bookmaker. La Corte ha chiarito che l’operatore estero era già considerato soggetto passivo dell’imposta unica anche prima delle modifiche normative del 2010. Tuttavia, proprio la complessità del quadro normativo di allora ha creato una condizione di “obiettiva incertezza normativa”. Questa condizione, pur non escludendo l’obbligo di versare l’imposta, giustifica l’annullamento delle sanzioni applicate per l’anno 2010. In pratica, il bookmaker deve pagare l’imposta per il 2010, ma non le sanzioni per il tardivo versamento.

La legittimità dell’imposta per gli anni 2011 e 2012

Per le annualità successive (2011 e 2012), la Corte ha confermato pienamente la pretesa fiscale sia per il CTD che per il bookmaker. A partire dal 1° gennaio 2011, infatti, la normativa interpretativa (L. n. 220/2010) ha chiarito in modo inequivocabile la soggettività passiva di entrambi gli operatori. Da quel momento, le parti avevano la possibilità di rinegoziare i loro accordi commerciali per regolare la traslazione del carico tributario dal CTD al bookmaker. Pertanto, per questi anni, non sussiste né l’incostituzionalità per il CTD né l’incertezza normativa per il bookmaker.

Il rigetto delle censure sul diritto unionale e sul contraddittorio

La Corte ha infine respinto le argomentazioni basate sulla presunta violazione del diritto dell’Unione Europea. Ha ribadito che l’imposta unica scommesse si applica a tutti gli operatori che raccolgono gioco in Italia, a prescindere dal luogo di stabilimento, escludendo così profili di discriminazione. Inoltre, ha negato la violazione del principio del contraddittorio endoprocedimentale, chiarendo che tale obbligo generalizzato non si applica ai tributi non armonizzati come l’imposta sulle scommesse, specialmente nel caso di accertamenti “a tavolino” basati su dati già in possesso dell’Amministrazione finanziaria.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante principio giurisprudenziale: la responsabilità solidale tra bookmaker estero e CTD per l’imposta unica scommesse è pienamente legittima a partire dal 2011. La decisione traccia una linea netta, distinguendo il periodo antecedente, caratterizzato da incertezze normative e profili di incostituzionalità, da quello successivo, in cui il quadro giuridico è stato chiarito dal legislatore. Gli operatori del settore devono quindi prestare massima attenzione all’annualità di riferimento per determinare correttamente i propri obblighi fiscali e le rispettive responsabilità.

Un centro trasmissione dati (CTD) è responsabile per l’imposta unica scommesse per l’anno 2010?
No. Secondo la Corte, in linea con la sentenza della Corte Costituzionale n. 27/2018, la pretesa fiscale nei confronti del CTD per l’annualità 2010 è illegittima, in quanto la normativa che lo rendeva soggetto passivo non poteva avere efficacia retroattiva per periodi antecedenti al 2011.

Un bookmaker estero senza concessione deve pagare l’imposta unica in Italia e le relative sanzioni?
Dipende dall’anno. Per il 2010, il bookmaker estero deve pagare l’imposta ma non le sanzioni, a causa dell’obiettiva incertezza normativa esistente all’epoca. Per gli anni dal 2011 in poi, deve pagare sia l’imposta che le relative sanzioni, poiché il quadro normativo è diventato chiaro e inequivocabile.

La normativa italiana sull’imposta unica scommesse viola i principi del diritto dell’Unione Europea?
No. La Corte di Cassazione, richiamando anche la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha stabilito che l’imposta unica non viola i principi di parità di trattamento, non discriminazione e libera prestazione di servizi, in quanto si applica a tutti gli operatori che raccolgono scommesse sul territorio italiano, indipendentemente dal fatto che siano nazionali o esteri, con o senza concessione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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