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Imposta unica scommesse: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7533/2024, ha respinto il ricorso di una società di scommesse estera, confermando il suo obbligo di versare l’imposta unica sulle scommesse per le giocate raccolte in Italia nel 2008 tramite un centro trasmissione dati. La Corte ha chiarito che la responsabilità del bookmaker estero sussiste indipendentemente da quella del centro locale e che la normativa fiscale italiana non viola i principi del diritto dell’Unione Europea sulla libera prestazione di servizi, in quanto non è discriminatoria.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta unica scommesse: la Cassazione e i Bookmaker Esteri

Con la recente ordinanza n. 7533/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per il settore del gioco: l’applicazione dell’imposta unica sulle scommesse agli operatori esteri che raccolgono gioco in Italia senza una concessione statale. La decisione conferma un orientamento ormai consolidato, stabilendo che la responsabilità fiscale del bookmaker estero sussiste pienamente, anche in relazione a periodi d’imposta precedenti alle più recenti riforme del settore.

Il Contesto: Tassazione delle Scommesse e Operatori Esteri

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una società di scommesse con sede a Malta, che operava in Italia attraverso una rete di Centri Trasmissione Dati (CTD). L’Amministrazione finanziaria aveva emesso un avviso di accertamento per l’anno 2008, contestando il mancato versamento dell’imposta unica sulle scommesse e ritenendo la società estera coobbligata in solido con il CTD locale.

La società ricorrente ha basato la propria difesa su diversi motivi, tra cui la presunta violazione del diritto dell’Unione Europea e l’errata applicazione della normativa interna, soprattutto alla luce di una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 27/2018). Quest’ultima aveva dichiarato illegittima la tassazione a carico dei soli CTD per gli anni antecedenti al 2011, in quanto non potevano trasferire l’onere fiscale sul bookmaker estero. La società sosteneva che, venendo meno la responsabilità del CTD, dovesse cadere anche la propria.

La Decisione della Corte sulla Imposta Unica Scommesse

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali su tre fronti principali.

La Responsabilità del Bookmaker Estero

Il punto centrale della decisione è la netta distinzione tra la posizione fiscale del CTD e quella del bookmaker estero. I giudici hanno affermato che la pronuncia di incostituzionalità citata riguardava esclusivamente la posizione del CTD, a tutela della sua capacità contributiva per il periodo anteriore al 2011. Tale decisione, tuttavia, non ha mai messo in discussione la soggettività passiva del bookmaker, che rimane l’organizzatore principale dell’attività di scommessa. Entrambi i soggetti, infatti, partecipano all’attività di “organizzazione ed esercizio” del gioco, ma la responsabilità del bookmaker estero è autonoma e non viene meno per effetto della declaratoria di incostituzionalità relativa al suo intermediario.

Compatibilità con il Diritto dell’Unione Europea

La Corte ha respinto anche le censure relative alla violazione del principio di libera prestazione di servizi (art. 56 TFUE). Citando la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la Cassazione ha ribadito che la normativa italiana sull’imposta unica sulle scommesse non è discriminatoria. L’imposta si applica a tutti gli operatori che raccolgono scommesse sul territorio italiano, indipendentemente dal loro luogo di stabilimento. Lo Stato membro ha il diritto di regolamentare e tassare il gioco d’azzardo per tutelare interessi generali come l’ordine pubblico e la protezione dei consumatori, e la normativa italiana è risultata proporzionata a tali scopi.

Aspetti Procedurali: La Motivazione dell’Atto

Infine, è stato respinto il motivo relativo a un presunto difetto di motivazione dell’avviso di accertamento. La società lamentava che l’atto richiamasse un processo verbale di constatazione (p.v.c.) non allegato. La Corte ha ritenuto il motivo infondato, poiché il p.v.c. era stato regolarmente notificato in precedenza alla contribuente, mettendola così in condizione di conoscere pienamente la pretesa fiscale e di difendersi efficacemente.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su una lettura sistematica della normativa tributaria sui giochi. Il presupposto dell’imposta non è la giocata in sé, ma la prestazione del servizio di gioco sul territorio italiano. L’organizzazione di tale servizio, anche se gestita da un operatore estero tramite un intermediario locale, radica la potestà impositiva in Italia. La solidarietà tra bookmaker e CTD, prevista dalla legge, è di tipo paritetico, poiché entrambi concorrono all’attività imponibile. La Corte ha specificato che la sentenza della Consulta del 2018 non ha eliminato la responsabilità del bookmaker, ma ha solo protetto il CTD per il passato, riconoscendo la sua impossibilità di rinegoziare i contratti per trasferire il carico fiscale prima della normativa chiarificatrice del 2010. Per il bookmaker, invece, l’obbligo di pagare le imposte sulle attività svolte in Italia è sempre esistito.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 7533/2024 consolida un principio fondamentale: chiunque organizzi e raccolga scommesse sul territorio italiano è soggetto alla relativa imposizione fiscale, anche se opera dall’estero e senza una concessione governativa. La decisione rafforza la posizione dell’Amministrazione finanziaria nella lotta all’evasione nel settore del gioco e chiarisce definitivamente che le tutele accordate agli intermediari (CTD) non si estendono ai bookmaker esteri, i quali restano pienamente responsabili del versamento dell’imposta unica sulle scommesse.

Un bookmaker estero senza concessione italiana deve pagare l’imposta unica sulle scommesse in Italia?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il presupposto dell’imposta è la prestazione del servizio di gioco sul territorio italiano. Pertanto, qualsiasi operatore che organizza e raccoglie scommesse in Italia, anche se stabilito all’estero e privo di concessione, è tenuto al pagamento del tributo.

La dichiarazione di incostituzionalità della tassazione per i CTD (Centri Trasmissione Dati) prima del 2011 elimina anche la responsabilità del bookmaker estero?
No. La sentenza della Corte Costituzionale n. 27/2018 ha dichiarato illegittima la tassazione solo per i CTD per il periodo antecedente al 2011, in quanto non potevano trasferire l’onere fiscale. Tale decisione, come chiarito dalla Cassazione, non ha mai inciso sulla distinta e autonoma responsabilità fiscale del bookmaker estero, che rimane soggetto passivo d’imposta.

La normativa italiana sull’imposta unica sulle scommesse è discriminatoria nei confronti degli operatori esteri secondo il diritto dell’Unione Europea?
No. La Corte di Cassazione, richiamando la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, ha stabilito che la normativa non è discriminatoria. L’imposta si applica a tutti gli operatori che gestiscono scommesse raccolte sul territorio italiano, senza alcuna distinzione basata sul luogo di stabilimento, garantendo parità di trattamento tra operatori nazionali ed esteri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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