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Imposta unica scommesse: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un operatore di scommesse estero e del titolare di una ricevitoria italiana, confermando la loro responsabilità solidale per il pagamento dell’imposta unica scommesse relativa all’anno 2011. La Corte ha stabilito che la normativa nazionale che impone tale obbligo anche a soggetti privi di concessione è legittima e compatibile con il diritto europeo, non essendo necessario un rinvio alla Corte di Giustizia UE. Inoltre, è stato chiarito che la mancata traduzione dell’avviso di accertamento non ne determina l’invalidità se il destinatario ha dimostrato di averne compreso il contenuto.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: Cassazione Conferma Responsabilità Solidale tra Bookmaker e Ricevitoria

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema della responsabilità per il pagamento dell’imposta unica scommesse, un argomento di grande interesse per gli operatori del settore del gioco. La decisione chiarisce la posizione del Fisco nei confronti dei bookmaker esteri che operano in Italia tramite Centri Trasmissione Dati (CTD), anche se privi di concessione governativa. La Corte ha confermato la legittimità della pretesa tributaria, stabilendo un principio di responsabilità solidale e paritetica tra l’operatore estero e la ricevitoria locale.

Il Contesto: I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia Fiscale nei confronti di un bookmaker con sede a Malta e del titolare di un’impresa individuale che gestiva un punto di raccolta scommesse in Italia per conto del primo. L’atto impositivo contestava il mancato versamento dell’imposta unica sulle scommesse per l’anno fiscale 2011.

I contribuenti avevano impugnato l’avviso, sollevando diverse eccezioni, tra cui la presunta illegittimità dell’imposta per i soggetti operanti senza concessione, la violazione del diritto europeo, e vizi procedurali come la mancata traduzione dell’atto in lingua inglese per il bookmaker estero. Dopo un esito sfavorevole nei primi due gradi di giudizio, il caso è approdato in Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Imposta Unica Scommesse

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la validità dell’accertamento fiscale e condannando i ricorrenti. La decisione si basa su un’analisi approfondita della normativa nazionale e della sua compatibilità con i principi dell’Unione Europea, consolidando un orientamento giurisprudenziale ormai stabile.

Responsabilità Solidale e l’Anno Fiscale 2011

Il punto centrale della controversia riguardava la soggettività passiva del tributo. I ricorrenti sostenevano un’errata interpretazione della responsabilità solidale. La Cassazione, richiamando la sentenza della Corte Costituzionale n. 27 del 2018, ha chiarito che, a partire dall’anno d’imposta 2011, la responsabilità per il versamento dell’imposta è da considerarsi ‘paritetica’.

Questo significa che sia il bookmaker (anche se estero e senza concessione) sia la ricevitoria (il CTD) sono considerati soggetti passivi principali. L’Agenzia Fiscale può quindi richiedere l’intero importo a entrambi, in solido. La Corte ha specificato che, per le annualità dal 2011 in poi, le parti avevano la possibilità di rinegoziare i loro accordi commerciali (ad esempio le commissioni) per tener conto del nuovo carico fiscale, superando così i profili di incostituzionalità che erano stati rilevati per il periodo precedente.

Questioni di Diritto Europeo e Procedurali

La Corte ha ritenuto infondate anche le altre doglianze. In particolare:
* Compatibilità con il Diritto UE: Non è stato necessario un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia Europea, poiché la stessa si era già pronunciata in passato (causa C-788/18), stabilendo che la normativa italiana non è discriminatoria e non osta alla libera prestazione di servizi. L’imposta si applica a tutti gli operatori che raccolgono gioco sul territorio italiano, senza distinzione di nazionalità.
* Mancata Traduzione dell’Atto: La Cassazione ha ribadito che non esiste una norma che obblighi a tradurre l’avviso di accertamento. Poiché la società estera aveva proposto un ricorso dettagliato, ha dimostrato di aver pienamente compreso il contenuto dell’atto, rendendo irrilevante la questione linguistica.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato quadro normativo e giurisprudenziale. Il presupposto dell’imposta unica scommesse è la raccolta del gioco sul territorio italiano. L’attività di gestione che costituisce il fondamento dell’imposizione è svolta congiuntamente dal bookmaker, che organizza il gioco, e dalla ricevitoria, che assicura la disponibilità dei locali, la ricezione delle proposte di scommessa, la trasmissione dei dati e l’incasso. Entrambi, secondo la Corte, concorrono alla realizzazione del presupposto impositivo.

La Suprema Corte ha valorizzato l’interpretazione fornita dalla Corte Costituzionale, la quale ha escluso l’irragionevolezza nell’equiparare, ai fini fiscali, il ‘gestore per conto terzi’ (la ricevitoria) al ‘gestore per conto proprio’ (il bookmaker). Per l’annualità 2011, successiva alla legge interpretativa n. 220 del 2010, non sussisteva più alcuna incertezza normativa. Le parti erano consapevoli dell’obbligo fiscale e potevano adeguare i loro rapporti contrattuali per trasferire il carico tributario, garantendo il rispetto del principio di capacità contributiva.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione delinea conclusioni chiare con importanti implicazioni pratiche per il settore delle scommesse:
1. Responsabilità Confermata: I bookmaker esteri e i loro intermediari italiani (CTD) sono responsabili in solido per il versamento dell’imposta unica, anche se operano senza una concessione italiana.
2. Principio Territoriale: Ciò che rileva ai fini fiscali è il luogo di raccolta della scommessa, ovvero il territorio italiano, e non la sede legale del bookmaker o il luogo di conclusione formale del contratto di gioco.
3. Irrilevanza della Lingua: La mancata traduzione di un atto fiscale non è, di per sé, un motivo di invalidità, specialmente se il contribuente dimostra con i fatti (come l’impugnazione) di averne compreso il contenuto.
4. Stabilità Normativa: Per gli anni d’imposta dal 2011 in avanti, il quadro normativo sull’imposta unica è considerato stabile e non più soggetto a incertezze interpretative che possano giustificare la non applicazione di sanzioni.

Un bookmaker estero e la sua ricevitoria in Italia sono entrambi responsabili per il pagamento dell’imposta unica sulle scommesse?
Sì, per gli anni d’imposta dal 2011 in poi, la Corte di Cassazione ha confermato che sono entrambi responsabili in solido e in via paritetica. Ciò significa che l’Amministrazione finanziaria può richiedere il pagamento dell’intero importo a uno qualsiasi dei due soggetti.

L’avviso di accertamento fiscale deve essere tradotto nella lingua del bookmaker estero per essere valido?
No, non esiste una specifica previsione normativa che lo imponga. La Corte ha stabilito che la mancata traduzione non invalida l’atto se il destinatario dimostra, ad esempio impugnandolo in modo dettagliato, di averne compreso appieno il contenuto e di aver potuto esercitare il proprio diritto di difesa.

La normativa italiana sull’imposta unica sulle scommesse è compatibile con il diritto dell’Unione Europea?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando precedenti pronunce della Corte di Giustizia UE, ha confermato che la normativa non viola i principi di non discriminazione o di libera prestazione dei servizi, in quanto si applica a tutti gli operatori che raccolgono scommesse sul territorio italiano ed è giustificata da motivi imperativi di interesse generale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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