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Imposta Unica Scommesse: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2797/2024, ha stabilito che un bookmaker estero è soggetto passivo dell’Imposta Unica Scommesse anche per l’annualità 2010. La Corte ha chiarito che la responsabilità del bookmaker è autonoma e non dipende da quella del centro trasmissione dati italiano. È stata inoltre respinta l’istanza di conciliazione basata su una nuova normativa, ritenuta non applicabile ai giudizi già pendenti, e sono state disattese le questioni di compatibilità con il diritto europeo.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: la Cassazione conferma la responsabilità del bookmaker estero

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 2797 del 30 gennaio 2024 affronta un tema centrale nel settore del gioco: la responsabilità fiscale dei bookmaker esteri che operano in Italia. La pronuncia chiarisce importanti aspetti relativi all’Imposta Unica Scommesse, confermando la piena soggettività passiva degli operatori stranieri anche per i periodi antecedenti al 2011 e facendo luce sull’applicabilità delle nuove norme sulla conciliazione.

I Fatti del Caso: La Controversia Fiscale

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia Fiscale nei confronti di una società di scommesse con sede all’estero. L’Agenzia contestava il mancato versamento dell’Imposta Unica Scommesse per l’anno 2010, relativa all’attività di raccolta di scommesse effettuata sul territorio italiano.

Inizialmente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva annullato l’accertamento. La decisione si basava sull’interpretazione di una sentenza della Corte Costituzionale (n. 27/2018), secondo cui i centri di trasmissione dati (CTD) non erano soggetti passivi d’imposta per il periodo anteriore al 2011. La CTR aveva erroneamente esteso questo principio al bookmaker estero, ritenendo che, venuta meno la responsabilità del CTD, cadesse anche quella del bookmaker, considerato un obbligato solidale.

L’Agenzia Fiscale ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo l’errata interpretazione della normativa e della giurisprudenza costituzionale.

L’Istanza di Conciliazione e la sua Inammissibilità

Prima della discussione, la società di scommesse aveva presentato un’istanza di conciliazione, richiamando una recente riforma del contenzioso tributario (d.lgs. n. 220/2023) che ha esteso la possibilità di conciliare anche alle controversie pendenti in Cassazione.

La Corte ha dichiarato l’istanza inammissibile per due motivi principali:
1. Applicabilità temporale della norma: La novella legislativa, secondo la Corte, si applica solo ai ricorsi iscritti a ruolo dopo la sua entrata in vigore (4 gennaio 2024) e non a quelli già pendenti, come nel caso di specie.
2. Tipo di conciliazione: La riforma estende ai giudizi di Cassazione solo la “conciliazione fuori udienza” (art. 48 d.lgs. 546/1992) e non quella “in udienza” (art. 48-bis) invocata dalla società.

Imposta Unica Scommesse: La Decisione della Corte

La Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia Fiscale, cassando la sentenza della CTR e rinviando la causa a un’altra sezione della Corte di giustizia tributaria di secondo grado. La decisione si fonda su argomentazioni precise sia sul piano del diritto interno che su quello europeo.

La Piena Responsabilità del Bookmaker Estero

Il punto cruciale della decisione è la distinzione netta tra la posizione del bookmaker e quella del centro trasmissione dati. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato: la sentenza della Corte Costituzionale n. 27/2018 riguardava esclusivamente la soggettività passiva del CTD, non quella del bookmaker.

Per le annualità d’imposta antecedenti al 2011, i soggetti obbligati al pagamento dell’Imposta Unica erano solamente i bookmaker, con o senza concessione. La loro è una soggettività passiva piena, autonoma ed esclusiva, non una semplice “solidarietà dipendente” da quella del ricevitore italiano. Pertanto, l’esclusione della responsabilità del CTD non ha alcun effetto sull’obbligazione tributaria del bookmaker estero.

Compatibilità con il Diritto dell’Unione Europea

La Corte ha anche respinto la richiesta della società di un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE). Secondo i giudici, le questioni sollevate erano già state ampiamente vagliate e risolte dalla giurisprudenza europea, in particolare nella causa C-788/18.

La normativa italiana sull’Imposta Unica Scommesse è stata ritenuta pienamente compatibile con il diritto UE. Questo perché:
– Le imposte sui giochi d’azzardo non sono armonizzate a livello europeo.
– Lo Stato membro ha il potere di regolamentare il settore per tutelare i consumatori, l’ordine pubblico e prevenire frodi ed evasione fiscale.
– L’imposta si applica a tutti gli operatori che raccolgono scommesse in Italia, indipendentemente da dove siano stabiliti, escludendo così ogni discriminazione.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un’interpretazione rigorosa della normativa e della giurisprudenza pregressa. La Cassazione ha sottolineato che la CTR ha errato nel confondere la posizione del bookmaker con quella del CTD. La responsabilità del primo è diretta e non solidale in senso tecnico per il periodo in esame. La giurisprudenza, sia nazionale che europea, ha costantemente affermato che chiunque raccolga scommesse sul territorio italiano è soggetto all’imposta nazionale, in linea con il principio di territorialità. La Corte ha inoltre chiarito che le nuove disposizioni sulla conciliazione hanno un’applicazione circoscritta e non retroattiva per i giudizi già pendenti in Cassazione, al fine di garantire la certezza del diritto. Infine, il rigetto del rinvio pregiudiziale si fonda sul principio dell'”acte éclairé”, secondo cui non è necessario interrogare la CGUE su questioni già da essa chiarite in precedenza.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: i bookmaker esteri che raccolgono gioco in Italia sono pienamente responsabili per il pagamento dell’Imposta Unica Scommesse, anche per il passato. La decisione rafforza la posizione dell’Amministrazione Finanziaria nel contrasto all’evasione fiscale nel settore dei giochi e chiarisce i limiti applicativi delle recenti riforme del processo tributario. Per gli operatori del settore, emerge la necessità di una scrupolosa aderenza alla normativa fiscale italiana, a prescindere dalla presenza di una concessione statale o dal luogo di stabilimento della società.

Un bookmaker estero è tenuto a pagare l’Imposta Unica Scommesse in Italia per gli anni antecedenti al 2011?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che per le annualità d’imposta antecedenti al 2011 i soggetti passivi dell’imposta sono solamente i bookmaker, con o senza concessione, e la loro responsabilità è piena, esclusiva e non dipende da quella dei centri di trasmissione dati.

La nuova normativa sulla conciliazione nei giudizi tributari si applica ai ricorsi già pendenti in Cassazione al momento della sua entrata in vigore?
No. Secondo la Corte, le nuove disposizioni che estendono la conciliazione ai giudizi di Cassazione si applicano solo ai ricorsi iscritti a partire dal giorno successivo all’entrata in vigore del decreto (4 gennaio 2024), e non a quelli già pendenti.

L’applicazione dell’Imposta Unica Scommesse ai bookmaker esteri che operano in Italia senza concessione è in contrasto con il diritto dell’Unione Europea?
No. La Corte ha ribadito, richiamando la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, che la normativa italiana non è discriminatoria, in quanto l’imposta si applica a tutti gli operatori che gestiscono scommesse raccolte sul territorio italiano, senza distinzioni basate sul luogo in cui sono stabiliti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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