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Imposta unica scommesse: la Cassazione decide

Due società di scommesse estere hanno contestato un avviso di accertamento relativo all’imposta unica scommesse per l’attività svolta in Italia nel 2007 tramite un agente locale. La Corte di Cassazione ha respinto il loro ricorso, stabilendo che i bookmaker stranieri, anche se privi di concessione italiana, sono soggetti passivi d’imposta per le scommesse raccolte sul territorio nazionale. La Corte ha precisato che la parziale incostituzionalità della norma sulla responsabilità solidale dell’agente locale per gli anni antecedenti al 2011 non elimina la responsabilità principale del bookmaker.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: Bookmaker Esteri nel Mirino del Fisco Italiano

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha consolidato il proprio orientamento in materia di imposta unica scommesse, confermando che anche i bookmaker esteri, privi di concessione statale, sono tenuti al pagamento del tributo per le giocate raccolte sul territorio italiano. Questa decisione chiarisce in modo definitivo la portata della soggettività passiva d’imposta nel settore del gioco, con importanti implicazioni per gli operatori stranieri che agiscono in Italia tramite intermediari.

I Fatti del Caso

La controversia nasce dal ricorso presentato da due società di scommesse con sede all’estero contro un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. L’Agenzia richiedeva il pagamento dell’imposta unica sulle scommesse per l’anno d’imposta 2007, in relazione all’attività di raccolta gioco svolta in Italia tramite un Centro Trasmissione Dati (CTD). Le società ricorrenti sostenevano di non essere i soggetti obbligati al pagamento, contestando sia il presupposto soggettivo che territoriale dell’imposta. Inoltre, sollevavano questioni procedurali e di compatibilità con il diritto dell’Unione Europea.

La Commissione Tributaria Regionale aveva già respinto l’appello delle società, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

La Responsabilità Fiscale nell’Imposta Unica Scommesse

Il cuore della questione ruotava attorno all’individuazione del soggetto passivo dell’imposta unica scommesse. Le ricorrenti ritenevano che la responsabilità dovesse ricadere unicamente sul gestore del CTD in Italia. Inoltre, facevano leva sulla sentenza n. 27/2018 della Corte Costituzionale, che aveva dichiarato parzialmente illegittima la norma che estendeva retroattivamente la responsabilità fiscale ai CTD per i periodi d’imposta antecedenti al 2011.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa interpretazione, fornendo una lettura chiara e sistematica della normativa.

Territorialità e Soggettività Passiva

La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: il presupposto dell’imposta non è la giocata in sé, ma la prestazione del servizio di organizzazione e gestione del gioco. Tale servizio si considera svolto in Italia nel momento in cui avviene la raccolta delle scommesse sul territorio nazionale, indipendentemente da dove si trovi la sede legale del bookmaker. Di conseguenza, chiunque gestisca, anche di fatto e senza concessione, l’attività di scommesse in Italia è soggetto passivo d’imposta.

La Corte ha specificato che l’obbligazione del bookmaker estero e quella del gestore del CTD sono autonome e legate da un vincolo di solidarietà paritetica. Ciò significa che l’Amministrazione Finanziaria può richiedere il pagamento a entrambi, in quanto entrambi partecipano, sebbene con ruoli diversi, all’attività di gestione del gioco.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su diversi pilastri. In primo luogo, viene chiarito che la sentenza della Corte Costituzionale n. 27/2018 non ha eliminato la responsabilità del bookmaker. Quella pronuncia mirava a tutelare i gestori dei CTD, i quali, per i rapporti antecedenti al 2011, non avevano potuto rinegoziare le loro commissioni per trasferire il carico fiscale sul bookmaker. La sentenza ha quindi inciso sulla responsabilità del CTD per il passato, ma ha lasciato intatta quella, originaria e principale, del bookmaker.

In secondo luogo, i giudici hanno respinto le censure relative alla violazione del contraddittorio endoprocedimentale. L’obbligo di notificare il processo verbale di constatazione prima dell’avviso di accertamento, per i tributi non armonizzati a livello europeo come l’imposta unica, sussiste solo nei casi di accessi, ispezioni e verifiche fiscali presso la sede del contribuente. Nel caso di specie, la verifica era avvenuta presso il CTD e non presso le sedi estere delle società, rendendo la doglianza infondata.

Infine, la Corte ha escluso qualsiasi contrasto con il diritto dell’Unione Europea, richiamando la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE. È stato confermato che uno Stato membro può legittimamente assoggettare a imposta i servizi di scommesse offerti sul proprio territorio da operatori stabiliti in altri Stati membri, anche se privi di concessione.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione consolida un principio di estrema importanza: l’attività di raccolta di scommesse sul territorio italiano genera un obbligo fiscale in Italia, a prescindere dalla nazionalità o dalla presenza di una licenza dell’operatore che la organizza. La responsabilità del bookmaker estero è primaria e non viene meno neanche a seguito della parziale incostituzionalità della norma che disciplinava la responsabilità solidale del gestore locale. Gli operatori del settore devono quindi essere consapevoli che la gestione del gioco in Italia, anche tramite intermediari, comporta l’assoggettamento alla normativa fiscale nazionale, con tutte le conseguenze del caso.

Un operatore di scommesse estero senza concessione italiana deve pagare l’imposta unica scommesse in Italia?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che chiunque gestisca, anche di fatto e senza concessione, la raccolta di scommesse sul territorio italiano è considerato soggetto passivo e deve quindi versare l’imposta unica scommesse.

La pronuncia della Corte Costituzionale (n. 27/2018) ha cancellato l’obbligo di pagamento dell’imposta per i bookmaker esteri per gli anni prima del 2011?
No. Quella sentenza ha dichiarato incostituzionale la responsabilità fiscale per i soli gestori dei centri di trasmissione dati (CTD) per i periodi antecedenti al 2011, ma ha lasciato pienamente valida la responsabilità del bookmaker, che rimane il soggetto obbligato principale.

È necessario notificare il verbale di constatazione al bookmaker estero se la verifica è stata fatta solo presso il centro di raccolta scommesse in Italia?
No. Secondo la Corte, per i tributi non armonizzati a livello UE come l’imposta unica, l’obbligo di contraddittorio preventivo (e quindi la notifica del verbale) sorge solo per i contribuenti che subiscono accessi, ispezioni o verifiche dirette presso le proprie sedi. Se la verifica avviene solo presso il CTD, non sussiste tale obbligo nei confronti del bookmaker estero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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