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Imposta unica scommesse: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18358/2024, ha rigettato il ricorso di una società di scommesse e di un bookmaker estero, confermando la loro responsabilità solidale per il pagamento dell’imposta unica scommesse. La Corte ha stabilito che la tassazione si applica a tutte le scommesse raccolte sul territorio italiano, anche da operatori privi di concessione, senza violare i principi del diritto dell’Unione Europea.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: La Cassazione Conferma la Tassazione dei CTD

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale nel settore del gioco: l’imposta unica scommesse si applica a tutte le giocate raccolte in Italia, anche tramite Centri Trasmissione Dati (CTD) che operano per conto di bookmaker esteri sprovvisti di concessione statale. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale ormai stabile, chiarendo la responsabilità solidale tra l’intermediario italiano e l’operatore straniero.

I Fatti del Caso: Una Lunga Battaglia Fiscale

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti di una società italiana, operante come CTD, e di un noto bookmaker con sede a Malta. L’Agenzia contestava il mancato versamento dell’imposta unica sulle scommesse per l’annualità 2011.

La difesa dei contribuenti si basava su diversi argomenti, tra cui la presunta violazione dei principi europei di libera prestazione dei servizi e di non discriminazione. Essi sostenevano che, operando per un bookmaker europeo, non dovessero essere soggetti al regime fiscale italiano previsto per i concessionari. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano però respinto le loro ragioni, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con l’ordinanza in esame, la Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali. La decisione conferma la legittimità dell’accertamento fiscale e chiarisce in modo definitivo la portata dell’obbligo tributario nel settore delle scommesse.

Le Motivazioni: L’Imposta Unica Scommesse e i Principi Consolidati

La Corte ha basato la propria decisione su un orientamento giurisprudenziale consolidato, supportato da sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Le motivazioni chiave possono essere riassunte nei seguenti punti:

* Responsabilità Solidale: Il punto centrale è la responsabilità solidale tra il CTD che raccoglie materialmente le scommesse in Italia e il bookmaker estero per conto del quale opera. Entrambi sono considerati soggetti passivi d’imposta e sono tenuti in solido al versamento del tributo. L’Agenzia può quindi richiedere il pagamento integrale a uno qualsiasi dei due soggetti.

* Principio di Territorialità: L’imposta unica scommesse è dovuta perché l’attività di raccolta del gioco avviene sul territorio italiano. È irrilevante dove sia stabilito il bookmaker o dove vengano gestiti i flussi finanziari. Ciò che conta è il luogo di raccolta della scommessa.

* Compatibilità con il Diritto UE: La Corte ha respinto le censure relative alla violazione del diritto europeo. Sulla scia della giurisprudenza della CGUE, ha affermato che applicare l’imposta anche agli operatori senza concessione non costituisce una restrizione discriminatoria o una violazione della libertà di prestazione di servizi. Al contrario, garantisce parità di trattamento fiscale tra operatori concessionari e non.

* Natura dell’Imposta e non della Sanzione: È stato chiarito che il tributo non ha natura sanzionatoria, ma puramente fiscale. Pertanto, si applica a chiunque gestisca scommesse in Italia, a prescindere dal possesso di una licenza.

* Spese di Giudizio: La Corte ha inoltre confermato che l’Agenzia delle Dogane ha diritto al rimborso delle spese legali anche quando si difende in giudizio tramite propri funzionari, respingendo l’ultimo motivo di ricorso.

Le Conclusioni: Implicazioni per il Settore del Gioco

Questa pronuncia rafforza la posizione dell’Erario e invia un messaggio chiaro a tutti gli operatori del settore. Qualsiasi soggetto che raccolga scommesse sul territorio nazionale è tenuto a versare l’imposta unica, indipendentemente dal suo status giuridico o dalla nazionalità del bookmaker di riferimento. La responsabilità solidale tra CTD e bookmaker estero rappresenta una garanzia per lo Stato e un rischio significativo per gli intermediari che operano senza le dovute coperture fiscali. L’orientamento della Cassazione, ormai granitico, rende estremamente difficile contestare con successo accertamenti simili, delineando un quadro normativo e fiscale certo e non più eludibile.

Un centro scommesse che opera per un bookmaker estero senza concessione deve pagare l’imposta unica sulle scommesse?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’imposta si applica a tutte le scommesse raccolte nel territorio italiano, a prescindere dal fatto che l’operatore sia munito o meno di concessione.

Chi è responsabile per il pagamento dell’imposta: il centro scommesse (CTD) o il bookmaker estero?
Entrambi. La Corte ha stabilito che sussiste una responsabilità solidale paritetica tra il titolare della ricevitoria (CTD) e il bookmaker estero per il quale opera. L’amministrazione finanziaria può quindi richiedere il pagamento dell’intera imposta a uno qualsiasi dei due soggetti.

L’applicazione di questa imposta a un operatore estero viola le norme europee sulla libera prestazione di servizi?
No. Secondo la Corte, l’applicazione dell’imposta a tutti gli operatori che raccolgono scommesse in Italia, inclusi quelli esteri senza concessione, non costituisce una restrizione discriminatoria né una violazione della libertà di prestazione di servizi o di stabilimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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