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Imposta unica scommesse: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si pronuncia sull’imposta unica scommesse, affermando la responsabilità solidale del centro trasmissione dati (CTD) che opera per un bookmaker estero privo di concessione, anche per l’annualità 2010. Ribaltando la decisione di merito, la Corte stabilisce che la normativa non è discriminatoria e che l’attività del CTD costituisce presupposto per l’imposizione fiscale, cassando la sentenza e rinviando per un nuovo esame.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: La Cassazione Conferma la Responsabilità dei Centri Dati

Con l’ordinanza n. 11876/2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto tributario: l’imposta unica scommesse. La decisione chiarisce definitivamente la responsabilità dei Centri Trasmissione Dati (CTD) che operano in Italia per conto di bookmaker esteri privi di concessione, anche per le annualità fiscali precedenti al 2011. Questo intervento giurisprudenziale consolida un principio fondamentale: l’attività di raccolta scommesse sul territorio nazionale è sempre soggetta a tassazione, indipendentemente dalla nazionalità del bookmaker.

I Fatti del Caso

La controversia nasce dal ricorso presentato dall’Amministrazione Finanziaria contro una sentenza della Commissione Tributaria Regionale (CTR). Quest’ultima aveva dato ragione a una società estera di scommesse, annullando un avviso di accertamento per l’imposta unica scommesse relativa all’anno 2010. La CTR, basandosi su una precedente pronuncia della Corte Costituzionale (n. 27/2018), aveva ritenuto che non sussistesse il presupposto impositivo per i CTD che operavano per conto di bookmaker senza concessione prima del 2011. Secondo i giudici di merito, venendo meno l’obbligazione principale, non poteva configurarsi neanche un’obbligazione solidale a carico della società estera. L’Agenzia Fiscale ha quindi impugnato tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo la violazione delle norme che regolano l’imposta.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Imposta Unica Scommesse

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, cassando con rinvio la sentenza della CTR. I giudici di legittimità hanno ritenuto il motivo di ricorso fondato, ristabilendo il principio della soggettività passiva sia del CTD che del bookmaker estero. La decisione si basa su un’analisi approfondita della normativa nazionale e della sua compatibilità con il diritto dell’Unione Europea, superando l’interpretazione restrittiva data in precedenza dalla CTR.

La Compatibilità con il Diritto Europeo

La Cassazione ha evidenziato come la Corte di Giustizia Europea abbia già escluso qualsiasi discriminazione tra bookmaker nazionali ed esteri. L’imposta unica scommesse si applica a tutti gli operatori che raccolgono gioco sul territorio italiano, indipendentemente dal luogo in cui sono stabiliti. La normativa nazionale, pertanto, non ostacola la libera prestazione di servizi, ma persegue obiettivi legittimi come la tutela dei consumatori e la prevenzione di attività illecite, giustificando l’imposizione fiscale.

L’Interpretazione della Normativa Nazionale

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 3 del D.Lgs. 504/1998 e dell’art. 1, comma 66, della Legge n. 220/2010. La Corte ha chiarito che il legislatore del 2010 ha esplicitato una variante interpretativa già insita nel sistema: il concetto di “gestione” di scommesse include anche l’attività svolta “per conto di terzi”. Di conseguenza, anche i CTD che agiscono come intermediari di bookmaker esteri senza concessione svolgono un’attività gestoria che costituisce il presupposto dell’imposta. L’equiparazione tra “gestore per conto proprio” (il bookmaker) e “gestore per conto terzi” (il CTD) non è irragionevole, poiché entrambi partecipano all’organizzazione ed esercizio delle scommesse.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato la tesi difensiva della società estera, basata sulla sentenza della Corte Costituzionale n. 27/2018. I giudici hanno spiegato che tale pronuncia ha dichiarato l’illegittimità della normativa solo nella parte in cui, per gli anni antecedenti al 2011, non consentiva ai CTD di trasferire il carico tributario sui bookmaker a causa di contratti già in essere. Tuttavia, non ha mai escluso l’assoggettamento all’imposta di tali operatori. La Cassazione afferma che per le annualità in questione (come il 2010), i soggetti passivi dell’imposta erano i bookmakers, con o senza concessione, in base alla normativa vigente. La responsabilità del CTD, quindi, si configura all’interno di un rapporto di solidarietà paritetica con il bookmaker. Entrambi sono coobbligati al versamento del tributo, in virtù del loro ruolo nell’attività di raccolta del gioco. Il CTD, assicurando la disponibilità dei locali, la ricezione delle proposte e la trasmissione dei dati, partecipa attivamente alla gestione dell’attività imponibile.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’appello dell’Amministrazione Finanziaria era fondato. La sentenza impugnata è stata cassata e la causa è stata rinviata alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado in diversa composizione per un nuovo esame. Questa ordinanza rafforza un principio chiave: chiunque partecipi alla filiera della raccolta di scommesse sul territorio italiano è soggetto all’imposta unica scommesse. La decisione ha importanti implicazioni pratiche, confermando che i CTD non possono sottrarsi alla responsabilità fiscale per il loro ruolo di intermediari, anche per le operazioni svolte in passato per conto di operatori esteri non concessionari.

Chi è tenuto a pagare l’imposta unica sulle scommesse quando un operatore estero raccoglie gioco in Italia tramite un intermediario (CTD)?
Secondo la Corte di Cassazione, entrambi i soggetti sono responsabili in solido. L’obbligazione tributaria grava sia sul bookmaker estero che sul Centro Trasmissione Dati che opera per suo conto sul territorio italiano, in quanto entrambi partecipano all’attività di “organizzazione ed esercizio” delle scommesse.

La normativa italiana sull’imposta unica discrimina gli operatori di scommesse esteri?
No. La Corte di Cassazione, richiamando la giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea, ha stabilito che l’imposta si applica a tutti gli operatori che gestiscono scommesse raccolte sul territorio italiano, senza alcuna distinzione basata sul luogo in cui sono stabiliti. Pertanto, la normativa non è discriminatoria né limita la libera prestazione di servizi.

Qual è l’impatto della sentenza della Corte Costituzionale n. 27/2018 sulla tassazione delle scommesse per gli anni precedenti al 2011?
La sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della norma solo nella parte in cui impediva ai CTD di trasferire di fatto il carico tributario sui bookmaker per i rapporti contrattuali già esistenti prima del 2011. Tuttavia, non ha eliminato l’obbligazione fiscale. La Cassazione chiarisce che per tali annualità, i soggetti passivi restavano i bookmaker (con o senza concessione) e i CTD erano comunque coobbligati in solido.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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