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Imposta unica scommesse: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di un operatore di scommesse estero che contestava l’applicazione dell’imposta unica scommesse per gli anni 2009, 2010 e 2011. L’ordinanza conferma la legittimità dell’imposta per gli operatori stranieri che raccolgono gioco in Italia, ritenendola non discriminatoria e compatibile con il diritto UE. Tuttavia, la Corte ha accolto parzialmente il ricorso, annullando le sanzioni relative agli anni 2009 e 2010 a causa della condizione di ‘obiettiva incertezza normativa’ esistente prima della legge interpretativa del 2010, che ha chiarito l’ambito di applicazione del tributo.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: Legittima per i Bookmaker Esteri, ma Sanzioni Annullate per Incertezza Normativa

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il tema cruciale dell’imposta unica scommesse applicata agli operatori esteri che raccolgono gioco in Italia tramite Centri Trasmissione Dati (CTD). La decisione, pur confermando la piena legittimità del prelievo fiscale, ha stabilito un principio fondamentale in materia di sanzioni, annullandole per il periodo antecedente al 2011 a causa dell’obiettiva incertezza del quadro normativo. Analizziamo nel dettaglio questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal ricorso di una società di scommesse con sede a Malta contro una serie di avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Tali atti imponevano il pagamento dell’imposta unica sulle scommesse per gli anni 2009, 2010 e 2011. La società operava in Italia attraverso una rete di CTD, senza essere titolare di una concessione statale.

La contribuente ha impugnato gli accertamenti sostenendo, tra i vari motivi, la violazione del diritto dell’Unione Europea, in particolare dei principi di non discriminazione e di libera prestazione dei servizi. Secondo la società, la normativa italiana creava un trattamento deteriore per gli operatori esteri. La Commissione Tributaria Regionale aveva respinto l’appello, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e l’Imposta Unica Scommesse

La Corte di Cassazione ha esaminato unitariamente i diversi motivi di ricorso, giungendo a una decisione articolata che distingue nettamente la debenza dell’imposta dalla legittimità delle sanzioni.

I giudici hanno innanzitutto rigettato le censure relative alla presunta incompatibilità della normativa italiana con il diritto europeo. Richiamando consolidata giurisprudenza sia della Corte Costituzionale (sent. n. 27/2018) sia della Corte di Giustizia dell’UE (causa C-788/18), la Cassazione ha ribadito che l’imposta unica sulle scommesse non è discriminatoria. Essa si applica a tutti gli operatori, con o senza concessione, italiani o esteri, che gestiscono la raccolta di scommesse sul territorio italiano. Il presupposto del tributo è l’attività di raccolta svolta in Italia, indipendentemente dalla sede legale del bookmaker. Pertanto, la pretesa fiscale è stata ritenuta pienamente legittima.

L’Annullamento delle Sanzioni per Obiettiva Incertezza Normativa

Il punto di svolta della decisione riguarda l’ottavo motivo di ricorso, relativo all’applicazione delle sanzioni. La Corte ha accolto parzialmente questa doglianza, riconoscendo l’esistenza di una “condizione di obiettiva incertezza normativa” per il periodo antecedente all’entrata in vigore della legge di stabilità del 2011 (L. n. 220/2010).

Prima di tale intervento legislativo, che ha interpretato autenticamente la norma, non era pacifico se l’obbligo di versare l’imposta si estendesse anche ai bookmaker esteri privi di concessione. La stessa Corte Costituzionale aveva evidenziato come la normativa precedente si prestasse a una duplice interpretazione. Questa ambiguità ha integrato i presupposti per l’applicazione dell’esimente prevista dall’art. 6, comma 2, del D.Lgs. n. 472/1997.

Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza impugnata limitatamente alle sanzioni irrogate per gli anni 2009 e 2010, annullandole senza rinvio. Per l’annualità 2011, successiva alla norma di interpretazione, l’incertezza è venuta meno e le sanzioni restano dovute.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un bilanciamento tra la necessità di assicurare il gettito fiscale nel settore regolamentato del gioco e il principio di tutela del contribuente e di certezza del diritto. Da un lato, viene confermato che la normativa sull’imposta unica scommesse è uno strumento legittimo per controllare un settore sensibile, tutelare i consumatori e l’ordine pubblico, applicandosi a chiunque operi sul territorio nazionale. Dall’altro, si riconosce che non si può sanzionare un comportamento quando la legge che lo disciplina è ambigua e si presta a interpretazioni divergenti. La legge interpretativa del 2010 ha avuto l’effetto di chiarire l’obbligo tributario, ma proprio la sua necessità ha dimostrato l’incertezza pregressa. Questa incertezza, essendo oggettiva e non dipendente da una colpa del contribuente, esclude l’applicabilità delle sanzioni per il passato.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione delinea un quadro chiaro per gli operatori del settore delle scommesse. Conferma senza equivoci che i bookmaker esteri che raccolgono gioco in Italia sono soggetti passivi dell’imposta unica scommesse, in linea con i principi europei e costituzionali. Tuttavia, introduce un’importante tutela per i contribuenti, stabilendo che in presenza di una ‘obiettiva incertezza normativa’, le sanzioni non sono dovute. Questa decisione sottolinea l’importanza di una legislazione chiara e precisa in materia fiscale e rappresenta un precedente significativo per tutte le controversie in cui l’ambiguità della norma è un elemento centrale.

Un bookmaker estero che raccoglie scommesse in Italia deve pagare l’imposta unica sulle scommesse?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’imposta è dovuta da chiunque gestisca la raccolta di scommesse sul territorio italiano, indipendentemente dalla sede legale dell’operatore o dal possesso di una concessione statale.

L’imposta unica sulle scommesse applicata a operatori esteri è contraria al diritto dell’Unione Europea?
No. Secondo la Corte, l’imposta non è discriminatoria né contraria ai principi di libera prestazione dei servizi, poiché si applica indistintamente a tutti gli operatori, nazionali ed esteri, che svolgono la loro attività in Italia.

Perché la Corte ha annullato le sanzioni per gli anni 2009 e 2010 pur confermando l’imposta?
La Corte ha annullato le sanzioni per quegli anni a causa di una ‘condizione di obiettiva incertezza normativa’. Prima di una legge interpretativa del 2010, non era chiaro se la norma si applicasse anche ai bookmaker esteri senza concessione. Questa ambiguità ha giustificato la non applicabilità delle sanzioni per il periodo precedente al chiarimento legislativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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