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Imposta unica scommesse: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14432 del 2024, ha rigettato il ricorso di una società di scommesse estera, confermando la legittimità dell’applicazione dell’imposta unica sulle scommesse per l’anno 2012. La Corte ha stabilito che l’imposta è dovuta per tutte le giocate raccolte sul territorio italiano, indipendentemente dalla sede legale del bookmaker. È stata inoltre confermata la responsabilità solidale tra il bookmaker estero e il Centro Trasmissione Dati (CTD) operante in Italia, ritenendo tale meccanismo non discriminatorio e conforme al diritto dell’Unione Europea.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta unica scommesse: la Cassazione conferma la tassazione per i bookmaker esteri

L’Imposta unica scommesse torna al centro del dibattito giuridico con una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 14432 del 23 maggio 2024. La Suprema Corte ha chiarito in modo definitivo la posizione degli operatori di scommesse esteri che raccolgono gioco in Italia tramite i cosiddetti Centri Trasmissione Dati (CTD). La decisione conferma un principio fondamentale: chiunque gestisca scommesse sul territorio italiano è soggetto al fisco italiano, indipendentemente dalla propria sede legale. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: La Tassazione di un Operatore Estero

Una nota società di scommesse con sede a Malta ha impugnato un avviso di accertamento relativo all’imposta unica per l’anno 2012. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli riteneva la società estera coobbligata in solido con il suo CTD italiano per il pagamento del tributo. La società ricorrente ha sollevato diverse obiezioni, sostenendo che l’imposizione violasse i principi di non discriminazione e di libera prestazione dei servizi sanciti dal diritto dell’Unione Europea. Inoltre, lamentava la mancata traduzione dell’atto impositivo in lingua inglese e contestava la base giuridica della responsabilità solidale.

L’Imposta Unica Scommesse e i Principi Europei

Uno dei punti cardine del ricorso si basava sulla presunta incompatibilità della normativa italiana con il diritto europeo. La difesa della società estera argomentava che l’imposizione fiscale creasse una barriera ingiustificata per gli operatori non residenti, favorendo di fatto quelli nazionali.

La Corte di Cassazione, allineandosi alla giurisprudenza consolidata della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha respinto questa tesi. I giudici hanno ribadito che, in assenza di un’armonizzazione fiscale a livello europeo nel settore dei giochi, ogni Stato membro è libero di definire il proprio sistema di tassazione per perseguire obiettivi di interesse generale, come la tutela dei consumatori e dell’ordine pubblico.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso in tutti i suoi motivi, fornendo chiarimenti cruciali su diversi aspetti della vicenda.

La Solidarietà tra Bookmaker e Centro Raccolta Dati

La Corte ha confermato la piena legittimità della responsabilità solidale tra il bookmaker estero e il CTD italiano. Richiamando una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 27/2018), i giudici hanno spiegato che entrambi i soggetti partecipano all’attività di “organizzazione ed esercizio” delle scommesse. Il CTD non è un mero trasmettitore, ma svolge un’attività di gestione cruciale: riceve la proposta, incassa la somma, gestisce la transazione e paga le vincite.

Per le annualità d’imposta successive al 2011 (come quella in esame), le parti avevano la possibilità di regolare i loro rapporti contrattuali, ad esempio modificando le commissioni, per trasferire il carico tributario dal CTD al bookmaker, vero beneficiario economico del servizio. Questo meccanismo, secondo la Corte, garantisce il rispetto del principio di capacità contributiva.

Territorialità dell’Imposta e Assenza di Discriminazione

La Cassazione ha stabilito che il presupposto dell’Imposta unica scommesse non è la conclusione del contratto (che potrebbe avvenire telematicamente presso la sede estera), ma la prestazione del servizio di raccolta del gioco sul territorio italiano. È in Italia che la scommessa viene offerta, accettata e pagata. Pertanto, l’imposta si applica a tutte le scommesse raccolte in Italia, senza distinzioni basate sulla nazionalità dell’operatore. Ciò esclude qualsiasi forma di discriminazione, poiché la legge pone sullo stesso piano operatori nazionali ed esteri.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione sistematica della normativa nazionale ed europea. Il presupposto impositivo è stato individuato nella prestazione del servizio di gioco sul territorio nazionale, un’attività che vede la partecipazione congiunta del bookmaker e del ricevitore. La Corte ha sottolineato che la legislazione italiana, in particolare la legge n. 220/2010, ha chiarito che l’imposta è dovuta anche da chi opera senza concessione, stabilendo una responsabilità solidale per garantire l’effettività del prelievo fiscale e contrastare l’evasione. La scelta legislativa di coinvolgere anche il CTD risponde a un’esigenza di lealtà fiscale, evitando che operatori al di fuori del sistema concessorio possano godere di un ingiusto vantaggio competitivo. La Corte ha inoltre escluso che l’imposta unica possa essere assimilata a un’imposta sul volume d’affari (come l’IVA), confermandone la compatibilità con le direttive europee in materia.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un punto fermo per il settore del gioco. Viene confermato che qualsiasi operatore, anche se stabilito all’estero, che raccolga scommesse in Italia attraverso una rete fisica di intermediari è pienamente soggetto alla fiscalità italiana. La responsabilità solidale tra bookmaker e CTD è uno strumento legittimo per assicurare il pagamento dell’imposta. Questa decisione rafforza i poteri dell’amministrazione finanziaria nel contrasto all’evasione fiscale nel settore e fornisce certezza giuridica agli operatori del mercato, ribadendo il principio che l’attività economica svolta in Italia deve contribuire al gettito fiscale del Paese.

Un bookmaker estero che raccoglie scommesse in Italia è soggetto all’imposta unica italiana?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’imposta unica si applica a tutte le scommesse raccolte sul territorio italiano, indipendentemente dal luogo in cui è stabilito l’operatore che le gestisce.

Il centro di raccolta dati (CTD) è responsabile per l’imposta dovuta dal bookmaker estero?
Sì. Per le annualità d’imposta dal 2011 in poi, la legge prevede una responsabilità solidale. Ciò significa che l’amministrazione finanziaria può richiedere il pagamento dell’intera imposta sia al bookmaker estero sia al CTD che ha raccolto materialmente la scommessa in Italia.

L’applicazione dell’imposta unica italiana a un operatore estero viola il diritto dell’Unione Europea?
No. Secondo la Corte, la normativa italiana non è discriminatoria perché si applica in modo identico a tutti gli operatori che raccolgono scommesse in Italia, siano essi nazionali o esteri. Questa impostazione è stata ritenuta conforme ai principi di libera prestazione dei servizi stabiliti dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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