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Imposta unica scommesse: La Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità dell’imposta unica scommesse per l’anno 2014, ritenendo un centro di trasmissione dati locale e un bookmaker estero solidalmente responsabili per il suo pagamento. La Corte ha rigettato le doglianze dei contribuenti relative a una presunta incompatibilità con il diritto dell’Unione Europea e a profili di incostituzionalità, allineandosi alla giurisprudenza consolidata. Tuttavia, ha annullato la sentenza d’appello per un vizio procedurale, ovvero per aver omesso di pronunciarsi sul ricorso incidentale dell’Agenzia fiscale riguardante le sanzioni, rinviando la causa per un nuovo esame su questo specifico punto.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta unica scommesse: La Cassazione si pronuncia sulla tassazione dei centri esteri

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a esprimersi su un tema di grande attualità per il settore del gioco: l’applicazione dell’imposta unica scommesse agli operatori esteri che raccolgono gioco in Italia tramite Centri Trasmissione Dati (CTD). La decisione ribadisce la piena legittimità dell’imposizione e la responsabilità solidale tra il gestore locale e il bookmaker straniero, respingendo le censure di incompatibilità con il diritto europeo e di incostituzionalità. Analizziamo i punti salienti della pronuncia.

I fatti del caso: la pretesa fiscale verso CTD e bookmaker estero

Il caso trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli a un titolare di un’attività di raccolta scommesse e a una società di bookmaking con sede a Malta. L’Agenzia contestava il mancato versamento dell’imposta unica sulle scommesse e delle relative sanzioni per l’annualità 2014, ritenendo entrambi i soggetti obbligati in solido al pagamento.

I contribuenti impugnavano l’atto, ottenendo in primo grado solo l’annullamento delle sanzioni. In appello, la Commissione Tributaria Regionale rigettava il gravame principale dei contribuenti, confermando la debenza dell’imposta. Contro questa decisione, sia i contribuenti che, per un diverso aspetto, l’Agenzia, proponevano ricorso in Cassazione.

L’imposta unica scommesse e la compatibilità con il diritto UE

Uno dei motivi centrali del ricorso dei contribuenti era la presunta violazione dei principi del diritto dell’Unione Europea, in particolare della libertà di prestazione di servizi. Essi sostenevano che la normativa italiana creasse una discriminazione a danno degli operatori esteri.

Nessuna discriminazione secondo la Corte

La Cassazione ha disatteso completamente questa tesi, richiamando la consolidata giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. I giudici hanno chiarito che l’imposta unica si applica a tutti gli operatori che gestiscono scommesse raccolte sul territorio italiano, senza alcuna distinzione basata sul luogo in cui sono stabiliti. La norma, pertanto, non è atta a “vietare, ostacolare o rendere meno attraenti le attività” di un prestatore di servizi stabilito in un altro Stato membro. Anzi, esentare tali soggetti creerebbe una discriminazione al contrario, favorendo chi opera al di fuori del sistema concessorio.

La responsabilità solidale nell’imposta unica scommesse

Un altro punto cruciale riguardava la legittimità della responsabilità solidale tra il CTD (qualificato come “gestore per conto terzi”) e il bookmaker estero (“gestore per conto proprio”). I ricorrenti lamentavano l’illegittimità di tale meccanismo.

La decisione della Corte Costituzionale e la sua rilevanza

La Suprema Corte ha ricordato come la Corte Costituzionale si sia già pronunciata sulla questione con la sentenza n. 27 del 2018. In quella sede, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità della norma solo per le annualità d’imposta precedenti al 2011. La ragione era l’impossibilità per le parti di adeguare i loro accordi commerciali (in particolare le commissioni) a un onere fiscale introdotto retroattivamente. Per i periodi successivi, come il 2014 oggetto del giudizio, questa ragione di incostituzionalità non sussiste, poiché le parti erano a conoscenza del quadro normativo e potevano regolare i loro rapporti di conseguenza. Pertanto, la responsabilità solidale per l’anno 2014 è stata ritenuta pienamente legittima.

L’omessa pronuncia e l’accoglimento del ricorso dell’Agenzia

Se il ricorso principale dei contribuenti è stato interamente respinto, sorte diversa ha avuto quello incidentale dell’Agenzia delle Dogane. L’Agenzia lamentava che i giudici d’appello avessero completamente ignorato il suo motivo di gravame, con cui si contestava l’annullamento delle sanzioni deciso in primo grado.
La Cassazione ha riscontrato la fondatezza di questa doglianza, ravvisando un vizio di “omessa pronuncia”. Questo vizio si verifica quando il giudice omette di decidere su una domanda o un’eccezione ritualmente proposta, violando il dovere di pronunciarsi su tutto quanto richiesto.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso principale basandosi su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato sia a livello nazionale che europeo. L’imposta unica è considerata un tributo sulla prestazione del servizio di gioco che si svolge sul territorio italiano, e la sua applicazione a tutti gli operatori, anche esteri, risponde a esigenze di lealtà fiscale e parità di trattamento. La responsabilità solidale tra CTD e bookmaker è stata ritenuta ragionevole, in quanto entrambi partecipano, seppur con ruoli diversi, all’organizzazione e all’esercizio dell’attività di scommessa. Per quanto riguarda il ricorso dell’Agenzia, la Corte ha semplicemente constatato che la sentenza di secondo grado non conteneva alcuna statuizione sul motivo di appello relativo alle sanzioni, configurando un chiaro vizio procedurale che imponeva l’annullamento della decisione su quel punto.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte ha rigettato il ricorso dei contribuenti, confermando l’assoggettamento a imposta per l’anno 2014. Ha invece accolto il ricorso dell’Agenzia, cassando la sentenza impugnata nella parte in cui aveva omesso di pronunciarsi sulla legittimità delle sanzioni. Il caso è stato rinviato alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado delle Marche, in diversa composizione, che dovrà ora esaminare il motivo di appello dell’Agenzia e decidere anche sulle spese del giudizio di legittimità.

L’imposta unica sulle scommesse italiana è compatibile con il diritto dell’Unione Europea?
Sì, la Corte di Cassazione, richiamando la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, ha confermato che l’imposta unica non viola i principi europei. Si applica a tutti gli operatori che raccolgono scommesse sul territorio italiano, senza distinzioni basate sul luogo di stabilimento, e quindi non è discriminatoria né una restrizione ingiustificata alla libera prestazione di servizi.

Un centro di trasmissione dati (CTD) in Italia e un bookmaker estero senza concessione sono entrambi responsabili per il pagamento dell’imposta?
Sì. La sentenza afferma che, per le annualità d’imposta successive al 2010 (nel caso di specie, il 2014), la legge prevede una responsabilità solidale tra il gestore del punto di raccolta (CTD) e il bookmaker per conto del quale opera. Entrambi sono considerati soggetti passivi del tributo.

Cosa succede se un giudice d’appello non si pronuncia su un motivo specifico del ricorso?
Se il giudice d’appello omette di decidere su un motivo di ricorso, la sentenza è viziata da “omessa pronuncia”. In questo caso, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Dogane proprio per questo motivo, annullando la sentenza impugnata su quel punto e rinviando la causa a un altro giudice perché si pronunci sul motivo che era stato ignorato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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