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Imposta unica scommesse: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5705/2024, ha rigettato il ricorso di una società di scommesse estera, confermando la sua responsabilità solidale con il centro trasmissione dati (CTD) italiano per il pagamento dell’imposta unica scommesse relativa all’anno 2014. La Corte ha stabilito che la normativa non viola il diritto dell’Unione Europea, in quanto si applica a tutte le scommesse raccolte sul territorio italiano. Inoltre, ha chiarito che l’illegittimità costituzionale precedentemente dichiarata per la stessa norma riguarda solo i periodi d’imposta anteriori al 2011, poiché dal 2011 in poi le parti avevano la possibilità di adeguare i loro contratti per ripartire il carico fiscale.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: La Cassazione Conferma la Responsabilità dei Bookmaker Esteri

L’ordinanza n. 5705 del 4 marzo 2024 della Corte di Cassazione ha nuovamente affrontato il tema cruciale dell’imposta unica scommesse, consolidando un principio fondamentale: i bookmaker esteri che operano in Italia tramite centri di trasmissione dati (CTD) sono responsabili in solido per il pagamento del tributo. Questa decisione chiarisce in modo definitivo l’applicazione della normativa fiscale per gli anni successivi al 2011, allineandosi alla giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia Europea.

I Fatti del Caso

Una nota società di scommesse con sede a Malta ha impugnato un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. L’Agenzia contestava il mancato versamento dell’imposta unica sulle scommesse per l’anno 2014, ritenendo la società estera coobbligata in solido con il titolare di un Centro Trasmissione Dati (CTD) operante in Italia. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto i ricorsi della società, la quale ha quindi deciso di presentare ricorso in Cassazione, sollevando numerose questioni di natura procedurale, costituzionale e di compatibilità con il diritto dell’Unione Europea.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La società ricorrente ha basato la sua difesa su diversi motivi, tra cui:

1. Violazione del diritto dell’Unione Europea: Sosteneva che l’imposizione fosse discriminatoria e costituisse una restrizione alla libera prestazione di servizi (art. 56 TFUE).
2. Errata individuazione del soggetto passivo: Contestava che il CTD potesse essere considerato soggetto passivo dell’imposta, richiamando la sentenza della Corte Costituzionale n. 27/2018.
3. Violazione del principio di territorialità: Argomentava che l’imposta non potesse applicarsi a scommesse accettate all’estero.
4. Vizi procedurali: Lamentava l’omessa pronuncia su alcune istanze e la mancata traduzione dell’atto impositivo in lingua inglese.

L’applicazione dell’Imposta Unica Scommesse secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo una disamina dettagliata e confermando la legittimità dell’operato dell’Amministrazione finanziaria. Il fulcro della decisione risiede nella corretta interpretazione della normativa nazionale alla luce dei principi stabiliti dalla Corte Costituzionale e dalla Corte di Giustizia Europea.

Territorialità e Assenza di Discriminazione

I giudici hanno ribadito che il presupposto dell’imposta non è la giocata in sé, ma la prestazione del servizio di gioco che si realizza sul territorio italiano. L’imposta colpisce chiunque gestisca la raccolta di scommesse in Italia, indipendentemente dal luogo in cui ha sede legale. La Corte ha escluso qualsiasi discriminazione, poiché la legge si applica indistintamente a tutti gli operatori, nazionali o esteri, che raccolgono gioco in Italia. La normativa italiana, pertanto, non ostacola né rende meno attraente l’attività del prestatore di servizi stabilito in un altro Stato membro.

La distinzione temporale della Corte Costituzionale

Un punto chiave della sentenza è il riferimento alla decisione della Corte Costituzionale n. 27/2018. Quest’ultima aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma che prevedeva la responsabilità solidale del CTD, ma limitatamente ai periodi d’imposta antecedenti al 2011. La ragione di tale limitazione è cruciale e la Cassazione la fa propria.

Le Motivazioni

La Corte Costituzionale aveva rilevato che, per i contratti stipulati prima dell’entrata in vigore della legge interpretativa del 2010 (L. 220/2010), i CTD non avevano la possibilità di rinegoziare le loro commissioni con i bookmaker esteri per trasferire su di essi il carico fiscale imprevisto. Questa impossibilità di rivalsa rendeva la norma incostituzionale per il passato.

Tuttavia, per i periodi successivi, come il 2014 oggetto del caso, la situazione è diversa. Le parti (bookmaker e CTD), essendo a conoscenza del quadro normativo chiaro, avevano la piena possibilità di regolare i loro rapporti negoziali tenendo conto della responsabilità fiscale. Potevano, e dovevano, definire contrattualmente le commissioni in modo da ripartire l’onere dell’imposta unica. Di conseguenza, per gli anni dal 2011 in poi, la norma è pienamente legittima e la responsabilità solidale del CTD e del bookmaker estero è valida.

La Cassazione ha chiarito che entrambi i soggetti, sebbene su piani diversi, partecipano all’attività di “organizzazione ed esercizio” delle scommesse soggetta a imposizione. Il CTD svolge un’attività gestoria essenziale (raccolta, trasmissione, incasso), mentre il bookmaker definisce le quote e si assume il rischio. Questa partecipazione congiunta giustifica la responsabilità solidale. La pronuncia di incostituzionalità ha inciso solo sulla responsabilità della ricevitoria per il passato, ma non ha mai messo in discussione la responsabilità del bookmaker, anche se privo di concessione.

Le Conclusioni

L’ordinanza 5705/2024 consolida un orientamento giurisprudenziale ormai stabile. Per i periodi d’imposta dal 2011 in avanti, l’imposta unica scommesse è legittimamente applicata sia ai bookmaker esteri sia ai loro intermediari (CTD) presenti sul territorio nazionale, i quali sono considerati coobbligati in solido. La decisione riafferma il principio secondo cui l’attività di raccolta del gioco in Italia è soggetta alla legge fiscale italiana, senza che ciò costituisca una violazione dei principi di libertà e non discriminazione dell’Unione Europea. Gli operatori del settore devono quindi tenere conto di questa solida base giuridica nella strutturazione dei loro rapporti commerciali e fiscali.

Un bookmaker estero che opera in Italia tramite un centro trasmissione dati è soggetto all’imposta unica sulle scommesse?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’imposta si applica a chiunque gestisca scommesse raccolte sul territorio italiano, indipendentemente dal luogo in cui ha sede l’operatore. Il bookmaker estero è considerato soggetto passivo e obbligato in solido con il centro trasmissione dati (CTD) che opera per suo conto in Italia.

La normativa italiana sull’imposta unica sulle scommesse è contraria al diritto dell’Unione Europea?
No. La Corte ha stabilito che la normativa non è discriminatoria né costituisce una restrizione alla libera prestazione di servizi. L’imposta si applica a tutti gli operatori, nazionali ed esteri, senza distinzioni basate sul luogo di stabilimento, garantendo parità di trattamento fiscale per le attività di gioco svolte in Italia.

Perché la responsabilità del CTD è stata ritenuta incostituzionale solo per gli anni prima del 2011?
La Corte Costituzionale (sentenza n. 27/2018) ha dichiarato l’illegittimità della norma per i periodi antecedenti al 2011 perché i CTD, sulla base di contratti già in essere, non avevano la possibilità di rinegoziare le loro commissioni per trasferire l’onere fiscale sul bookmaker. Per gli anni successivi (come il 2014 del caso in esame), le parti erano a conoscenza della legge e potevano regolare i loro rapporti contrattuali per gestire il carico tributario, rendendo la norma pienamente legittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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