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Imposta unica scommesse: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2750/2024, ha rigettato il ricorso di un Centro Trasmissione Dati (CTD) e di un bookmaker estero, confermando la loro responsabilità solidale per l’imposta unica scommesse relativa all’anno 2011. La Corte ha stabilito che, a partire dal 2011, la normativa permetteva alle parti di rinegoziare i loro accordi commerciali per trasferire l’onere fiscale, superando i profili di incostituzionalità validi solo per gli anni precedenti. È stata inoltre respinta la tesi della violazione del diritto UE, poiché l’imposta si applica a tutte le scommesse raccolte sul territorio italiano senza discriminazioni.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: Responsabilità Solidale tra CTD e Bookmaker Estero

Con la recente ordinanza n. 2750 del 30 gennaio 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per il settore del gioco: la responsabilità per il pagamento dell’imposta unica sulle scommesse. La decisione chiarisce in modo definitivo la posizione dei Centri Trasmissione Dati (CTD) che operano per conto di bookmaker esteri privi di concessione statale. La Corte ha confermato la loro responsabilità solidale per il tributo dovuto per l’anno d’imposta 2011, rigettando le tesi dei ricorrenti.

Il Caso: Un Centro Scommesse e un Operatore Estero nel Mirino del Fisco

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti di un’impresa individuale, operante come CTD, e di una nota società di scommesse con sede a Malta. L’Agenzia contestava il mancato versamento dell’imposta unica sulle scommesse per l’annualità 2011, ritenendo entrambi i soggetti coobbligati in solido al pagamento.

I contribuenti avevano impugnato l’atto impositivo, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto le loro doglianze. La questione è così giunta dinanzi alla Suprema Corte, che ha dovuto valutare diversi motivi di ricorso, tra cui la presunta violazione del diritto dell’Unione Europea e l’errata individuazione dei soggetti passivi dell’imposta.

La Questione Giuridica: Chi Paga l’Imposta Unica Scommesse?

Il fulcro della controversia risiede nell’interpretazione della normativa che disciplina l’imposta unica. I ricorrenti sostenevano che il CTD, agendo come mero intermediario, non potesse essere considerato soggetto passivo. Inoltre, lamentavano una discriminazione nei confronti degli operatori esteri, in violazione dei principi di libera prestazione dei servizi sanciti dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE).

La difesa si basava anche su una precedente pronuncia della Corte Costituzionale (sentenza n. 27/2018), che aveva dichiarato parzialmente illegittima la norma sulla responsabilità solidale, ma con una distinzione temporale fondamentale che si è rivelata decisiva nel caso di specie.

L’Imposta Unica Scommesse e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo una serie di chiarimenti di grande importanza pratica. La decisione si fonda su un’analisi combinata della normativa nazionale e della giurisprudenza, sia costituzionale che europea.

La Distinzione Temporale: Perché il 2011 è un Anno Chiave

Il punto centrale della motivazione riguarda l’efficacia temporale della pronuncia di incostituzionalità del 2018. La Corte Costituzionale aveva sancito che, per le annualità precedenti al 2011, era illegittimo assoggettare a imposta i CTD. Questo perché, prima dell’entrata in vigore della Legge di Stabilità 2011 (L. 220/2010), la situazione normativa era incerta e i CTD avevano stipulato contratti con i bookmaker senza poter prevedere questo onere fiscale. Di conseguenza, non avevano la possibilità concreta di ‘traslare’ il costo dell’imposta sul bookmaker attraverso la rinegoziazione delle commissioni.

Per l’annualità 2011, invece, il quadro cambia radicalmente. La legge interpretativa era già in vigore, rendendo chiara la soggettività passiva di entrambi gli operatori. Pertanto, secondo la Cassazione, le parti avevano la piena possibilità di adeguare i loro rapporti contrattuali alla nuova realtà normativa. La mancata rinegoziazione non può essere usata come scudo per evitare il pagamento del tributo. L’obbligazione solidale, per il 2011 e gli anni successivi, è quindi pienamente legittima.

Conformità con il Diritto Europeo

La Corte ha anche respinto le censure relative alla violazione del diritto UE. Richiamando la giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea (in particolare, la causa C-788/18), i giudici hanno ribadito che l’imposta unica non è discriminatoria. Essa si applica a tutti gli operatori che raccolgono scommesse sul territorio italiano, indipendentemente dal luogo in cui sono stabiliti. L’obiettivo della norma è garantire l’effettività del principio di lealtà fiscale nel settore del gioco e contrastare l’evasione, finalità ritenute compatibili con i principi europei.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si articolano su più livelli. In primo luogo, viene ribadito che il presupposto dell’imposta non è la singola giocata, ma la prestazione del servizio di gioco nel suo complesso, che coinvolge sia il bookmaker (che organizza e assume il rischio) sia il CTD (che gestisce la raccolta e il contatto con il pubblico). Entrambi partecipano, seppur con ruoli diversi, all'”organizzazione ed esercizio” delle scommesse, giustificando la loro coobbligazione solidale.

In secondo luogo, la Corte ha respinto la richiesta di disapplicazione della norma per violazione del principio del legittimo affidamento. Se per gli anni ante-2011 l’incertezza poteva giustificare una tutela, per il periodo successivo al chiarimento normativo tale principio non può essere invocato. La posizione del bookmaker estero, anche se privo di concessione, era già quella di soggetto passivo, e la legge del 2010 ha solo esplicitato l’obbligo solidale del suo intermediario.

Infine, è stata negata anche l’illegittimità dell’avviso di accertamento per mancata traduzione in lingua inglese. La Cassazione ha sottolineato che non esiste una norma che imponga la traduzione e che spetta al contribuente straniero, operante in Italia, l’onere di comprendere gli atti impositivi, eventualmente dimostrando un’impossibilità oggettiva, cosa non avvenuta nel caso di specie.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza n. 2750/2024 consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro e rigoroso. Per tutte le annualità d’imposta dal 2011 in poi, i Centri Trasmissione Dati che operano per bookmaker esteri senza concessione sono considerati responsabili in solido per il pagamento dell’imposta unica sulle scommesse. Questa decisione ha implicazioni significative:

1. Responsabilità Contrattuale: I CTD devono essere consapevoli che la legge li considera debitori diretti nei confronti del Fisco. È fondamentale che i contratti di intermediazione con i bookmaker esteri prevedano clausole specifiche per la gestione e il trasferimento di questo onere fiscale.
2. Fine dell’Incertezza: La sentenza chiude il dibattito sulla legittimità dell’imposizione per il periodo post-2010, riducendo il margine per futuri contenziosi basati sulle medesime argomentazioni.
3. Lealtà Fiscale: La decisione rafforza il principio secondo cui chiunque raccolga gioco sul territorio italiano, direttamente o indirettamente, è soggetto alla normativa fiscale nazionale, a prescindere dalla sede legale o dalla presenza di una concessione.

Perché il Centro Trasmissione Dati (CTD) e il bookmaker estero sono entrambi responsabili per l’imposta unica scommesse del 2011?
Perché, a differenza degli anni precedenti, per l’annualità 2011 la normativa (Legge n. 220/2010) era già in vigore e chiara. Di conseguenza, le parti avevano la possibilità di adeguare i loro rapporti contrattuali per regolare la ripartizione dell’onere fiscale. La Corte ha ritenuto che la responsabilità solidale fosse pienamente legittima in questo contesto.

La normativa sull’imposta unica sulle scommesse viola il diritto dell’Unione Europea?
No. La Corte di Cassazione, richiamando la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, ha stabilito che l’imposta non è discriminatoria perché si applica a tutti gli operatori che raccolgono scommesse in Italia, indipendentemente da dove siano stabiliti. La normativa persegue legittimi obiettivi di lealtà fiscale e contrasto all’evasione.

L’avviso di accertamento notificato a una società estera è nullo se non è tradotto nella sua lingua?
No. Secondo la Corte, non esiste una specifica norma che imponga la traduzione dell’atto impositivo. Si presume che un soggetto che opera nel territorio nazionale sia in grado di comprenderne il contenuto. È onere del contribuente provare di non essere stato in condizione di avere conoscenza dell’atto, cosa che nel caso specifico non è stata dimostrata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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