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Imposta unica scommesse: il bookmaker estero paga

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di scommesse estera, confermando la sua responsabilità solidale con un centro trasmissione dati (CTD) italiano per il pagamento dell’imposta unica scommesse. La Corte ha stabilito che sia il bookmaker straniero sia il CTD sono soggetti passivi d’imposta, che la normativa è compatibile con il diritto UE e che, per i periodi d’imposta successivi al 2010, non è possibile invocare l’incertezza normativa per evitare le sanzioni.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: La Cassazione Conferma la Responsabilità del Bookmaker Estero

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha posto fine a una lunga disputa, chiarendo definitivamente la responsabilità dei bookmaker esteri che operano in Italia tramite Centri Trasmissione Dati (CTD). La questione centrale riguardava l’obbligo di versamento dell’imposta unica scommesse, un tributo che ha generato notevoli contenziosi. La Suprema Corte ha stabilito che anche le società di scommesse estere, prive di concessione statale, sono tenute al pagamento di tale imposta in solido con i gestori dei CTD locali.

I Fatti di Causa: La Controversia sull’Imposta Unica Scommesse

Il caso trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti di una nota società di scommesse con sede a Malta. L’Agenzia contestava l’omesso versamento dell’imposta unica relativa alle giocate raccolte in Italia attraverso un centro trasmissione dati, ritenendo la società estera coobbligata in solido con il gestore del centro.

La società ha impugnato l’atto, sollevando diverse eccezioni, tra cui:
* La violazione delle norme sulla traduzione degli atti, in quanto l’avviso non era in lingua inglese.
* La carenza del presupposto soggettivo e territoriale dell’imposta, sostenendo di non essere un soggetto passivo in Italia.
* La violazione dei principi di diritto dell’Unione Europea, in particolare la presunta natura di imposta sul volume d’affari, vietata dalla direttiva IVA.
* L’inapplicabilità delle sanzioni a causa dell’obiettiva incertezza normativa sulla materia.

Dopo la soccombenza nei primi due gradi di giudizio, la società ha proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Imposta Unica Scommesse

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la piena legittimità dell’avviso di accertamento e condannando la società al pagamento delle spese legali.

Le Motivazioni della Sentenza: Analisi dei Punti Chiave

La decisione della Corte si fonda su un’analisi dettagliata di ogni motivo di ricorso, consolidando un orientamento giurisprudenziale ormai granitico.

Responsabilità Soggettiva e Territoriale del Bookmaker Estero

Richiamando la fondamentale sentenza della Corte Costituzionale n. 27/2018, la Cassazione ha ribadito che la legge interpretativa del 2010 (art. 1, comma 66, L. 220/2010) ha chiarito in modo inequivocabile l’ambito di applicazione dell’imposta unica scommesse. La norma ha stabilito che sono soggetti passivi d’imposta non solo i gestori dei CTD, ma anche i bookmaker (con o senza concessione) per conto dei quali viene svolta l’attività di raccolta. Si tratta di una solidarietà paritetica: entrambi i soggetti partecipano all’organizzazione e all’esercizio delle scommesse e sono quindi responsabili per l’intero debito tributario. Il presupposto territoriale sussiste in quanto l’attività di raccolta, e quindi il fatto generatore dell’imposta, si realizza materialmente in Italia.

Compatibilità con il Diritto dell’Unione Europea

La Corte ha smontato anche la tesi della presunta incompatibilità con la normativa UE. L’imposta unica scommesse non è un’imposta sul volume d’affari come l’IVA. Citando la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (in particolare la causa Metropol Spielstätten), i giudici hanno spiegato che si tratta di un’imposta speciale sui giochi e sulle scommesse, la cui introduzione è pienamente consentita agli Stati membri. Essa colpisce operazioni specifiche, esenti da IVA, e non presenta le caratteristiche di generalità e proporzionalità tipiche dell’imposta sul valore aggiunto.

Inapplicabilità dell’Esenzione da Sanzioni per l’Imposta Unica Scommesse

Particolarmente interessante è il rigetto del motivo relativo all’incertezza normativa. La Corte Costituzionale aveva effettivamente riconosciuto che, prima della legge interpretativa del 2010, la normativa si prestava a dubbi interpretativi sulla soggettività passiva del bookmaker estero. Tuttavia, la Cassazione ha sottolineato che il periodo d’imposta oggetto della controversia era successivo all’entrata in vigore di tale legge. Di conseguenza, dal 2011 in poi, il quadro normativo era chiaro e non poteva più essere invocata l’obiettiva incertezza per giustificare l’omesso versamento ed evitare le sanzioni.

Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un punto fermo per gli operatori del settore delle scommesse. Essa sancisce in modo definitivo che i bookmaker esteri che raccolgono gioco in Italia tramite reti di CTD sono pienamente soggetti alla giurisdizione fiscale italiana per quanto riguarda l’imposta unica scommesse. La responsabilità solidale con i gestori dei centri non lascia margini di manovra e, per i periodi d’imposta recenti, la difesa basata sull’incertezza della legge è destinata a fallire. Questa decisione rafforza gli strumenti a disposizione dell’amministrazione finanziaria per contrastare l’evasione nel settore del gioco e garantisce parità di condizioni tra operatori concessionari e non.

Un bookmaker estero senza concessione in Italia è tenuto a pagare l’imposta unica sulle scommesse?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il bookmaker estero e il Centro Trasmissione Dati (CTD) che raccoglie le giocate per suo conto sono responsabili in solido per il pagamento dell’intera imposta.

L’imposta unica sulle scommesse è contraria al diritto dell’Unione Europea?
No. Secondo la Corte, supportata dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, l’imposta unica non è una tassa sul volume d’affari come l’IVA, ma un’imposta speciale sui giochi che gli Stati membri sono autorizzati a mantenere.

È possibile evitare le sanzioni per omesso versamento dell’imposta invocando l’incertezza della legge?
No, non per i periodi d’imposta successivi all’entrata in vigore della legge interpretativa del 2010. La Corte ha chiarito che, sebbene in passato vi fosse incertezza, la normativa successiva ha reso chiari gli obblighi fiscali, rendendo inapplicabile l’esimente delle sanzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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