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Imposta unica scommesse: CTD responsabile in solido

Un gestore di un centro trasmissione dati (CTD) che raccoglieva scommesse per un bookmaker estero è stato ritenuto responsabile per il pagamento della imposta unica scommesse. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, confermando il principio della responsabilità solidale tra il gestore del CTD e il bookmaker. La Corte ha ribadito che l’imposta si applica a tutte le scommesse raccolte in Italia, indipendentemente dalla sede dell’operatore, basandosi su una giurisprudenza ormai consolidata.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: La Cassazione Conferma la Responsabilità dei CTD

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di imposta unica scommesse, confermando la responsabilità solidale dei gestori di Centri Trasmissione Dati (CTD) con i bookmaker esteri privi di concessione per i quali operano. Questa decisione si inserisce in un filone giurisprudenziale ormai consolidato, che chiarisce in modo definitivo gli obblighi fiscali degli intermediari nel settore delle scommesse.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti del titolare di un CTD. L’Agenzia contestava l’omesso versamento dell’imposta unica sulle scommesse sportive raccolte per conto di un noto bookmaker estero, non munito di concessione statale per operare in Italia. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione all’ente impositore, ritenendo il gestore del centro un soggetto passivo d’imposta e, pertanto, obbligato in solido con l’operatore straniero. Il contribuente ha quindi deciso di presentare ricorso in Cassazione, articolando ben quindici motivi di doglianza.

La Decisione e la Responsabilità nell’Imposta Unica Scommesse

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarando la maggior parte dei motivi inammissibili o infondati. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale stabile e ampiamente argomentato in numerose sentenze precedenti. I giudici hanno riaffermato che sia il titolare della ricevitoria (il CTD) sia il bookmaker estero privo di concessione sono soggetti passivi dell’imposta e rispondono in solido del suo pagamento. Questo significa che l’Amministrazione Finanziaria può legittimamente richiedere l’intero importo a uno qualsiasi dei due soggetti.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si basano su alcuni pilastri giuridici chiari e definitivi, che meritano un’analisi approfondita.

Il Principio di Territorialità

Un punto centrale della decisione riguarda il principio di territorialità. L’imposta unica scommesse si applica a tutte le giocate raccolte nel territorio italiano, indipendentemente dal luogo in cui è stabilito il bookmaker. Secondo la Corte, questo approccio non costituisce una restrizione discriminatoria né una violazione della libertà di prestazione di servizi, in quanto pone sullo stesso piano tutti gli operatori che attingono al mercato italiano.

La Natura dell’Imposta

La Corte ha specificato che l’imposta in questione non ha natura sanzionatoria. Non è una multa per chi opera senza concessione, ma un tributo dovuto per il solo fatto di esercitare l’attività di raccolta scommesse in Italia. Di conseguenza, anche gli operatori che, per varie ragioni, sono stati esclusi dalle gare per le concessioni, sono comunque tenuti al pagamento del tributo.

La Giurisprudenza Costituzionale e Europea

I giudici hanno richiamato importanti sentenze della Corte Costituzionale (n. 27/2018) e della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (causa C-788/18), le quali hanno contribuito a delineare il quadro normativo. In particolare, è stato chiarito che la normativa che estende la soggettività passiva ai CTD è costituzionalmente legittima per le annualità successive al 2010 e non presenta profili di contrasto con il diritto europeo, inclusa la direttiva sull’IVA.

Infondatezza delle Altre Censure

La Corte ha inoltre respinto le altre censure del ricorrente, tra cui quelle relative alla presunta violazione del principio del ne bis in idem (divieto di essere processati due volte per lo stesso fatto), alla proporzionalità delle sanzioni e all’illegittimità del metodo di accertamento induttivo. Infine, è stato confermato il diritto dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli a ottenere la rifusione delle spese legali anche quando si difende in giudizio tramite i propri funzionari.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida ulteriormente un orientamento che non lascia spazio a dubbi: i gestori di CTD che operano per conto di bookmaker esteri senza concessione sono a tutti gli effetti considerati soggetti passivi dell’imposta unica scommesse. La responsabilità solidale li espone al rischio di dover rispondere per l’intero debito tributario del bookmaker. La giurisprudenza della Cassazione, supportata dalle pronunce della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia UE, ha creato un quadro giuridico molto chiaro, riducendo drasticamente le possibilità di successo per i ricorsi basati su argomentazioni relative alla soggettività passiva e alla territorialità dell’imposta.

Il gestore di un Centro Trasmissione Dati (CTD) è responsabile per l’imposta unica sulle scommesse non pagata da un bookmaker estero?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il gestore del CTD è un soggetto passivo d’imposta, solidalmente obbligato con il bookmaker estero per il quale opera a versare il tributo.

L’imposta unica sulle scommesse si applica anche se le scommesse sono gestite da un operatore con sede all’estero?
Sì, il principio fondamentale è quello della territorialità. L’imposta si applica a tutte le scommesse raccolte sul territorio italiano, a prescindere da dove sia stabilito l’operatore che le gestisce.

L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha diritto al rimborso delle spese legali anche se è difesa in giudizio da un proprio funzionario?
Sì, la Corte ha stabilito che all’Amministrazione finanziaria spetta la liquidazione delle spese legali anche quando è assistita in giudizio da propri funzionari, confermando il diritto dell’ente alla rifusione dei costi sostenuti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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