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Imposta Unica scommesse: CTD non tassabile prima del 2011

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2153/2024, ha stabilito che i Centri Trasmissione Dati (CTD) non sono soggetti passivi dell’Imposta Unica scommesse per le annualità d’imposta precedenti al 2011. La decisione si fonda su una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 27/2018) che ha dichiarato illegittima l’estensione retroattiva della responsabilità fiscale a tali intermediari. Per il periodo in esame (anno 2007), l’unico soggetto tenuto al pagamento del tributo è il bookmaker, con o senza concessione, e non il centro che si limita a raccogliere le giocate.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica scommesse: la Cassazione esclude la responsabilità dei CTD per il passato

Con una recente e significativa ordinanza, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione a lungo dibattuta: la responsabilità dei Centri Trasmissione Dati (CTD) nel pagamento dell’Imposta Unica scommesse per le annualità antecedenti al 2011. La Suprema Corte ha stabilito che, per quel periodo, il soggetto passivo del tributo è unicamente il bookmaker, anche se privo di concessione italiana, e non l’intermediario che si limita a raccogliere le giocate. Questa decisione, basata su un fondamentale principio sancito dalla Corte Costituzionale, chiarisce definitivamente la posizione fiscale di migliaia di operatori del settore.

I Fatti del Caso: La controversia sull’Imposta Unica scommesse

Una società che gestiva un CTD per conto di un bookmaker estero si è vista notificare un avviso di accertamento dall’Amministrazione finanziaria per il mancato versamento dell’Imposta Unica relativa all’annualità 2007. L’ente impositore riteneva che anche il CTD fosse solidalmente responsabile per il pagamento del tributo.

La società ha impugnato l’atto, sostenendo di essere un mero intermediario e non il soggetto che organizzava le scommesse e ne assumeva il rischio. Il contenzioso è passato attraverso i due gradi di giudizio di merito, con esiti sfavorevoli per il contribuente, fino ad arrivare al vaglio della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Ruolo della Consulta

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza impugnata e decidendo nel merito a favore del contribuente. Il fulcro della decisione non risiede in una nuova interpretazione della normativa, ma nell’applicazione diretta di un principio già cristallizzato dalla Corte Costituzionale.

Infatti, con la sentenza n. 27 del 14 febbraio 2018, la Consulta aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme (in particolare l’art. 1, comma 66, della Legge di Stabilità 2011) nella parte in cui estendevano retroattivamente ai CTD la soggettività passiva per l’Imposta Unica scommesse per le annualità precedenti al 2011.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Cassazione sono lineari e si allineano perfettamente con il dettato della Corte Costituzionale. Per le annualità d’imposta antecedenti al 2011, la legge non prevedeva che i CTD, operanti per conto di soggetti privi di concessione, fossero tenuti al pagamento del tributo. La successiva norma del 2010, pur avendo natura interpretativa, non poteva essere applicata retroattivamente in modo da pregiudicare situazioni giuridiche già consolidate.

La Corte ha specificato che l’effetto di tale interpretazione è che, per il periodo in questione, a rispondere del tributo sono esclusivamente i bookmaker, siano essi concessionari o meno. L’imposta non può essere “traslata” sul CTD, poiché l’entità delle commissioni pattuite tra quest’ultimo e il bookmaker si era già cristallizzata sulla base del quadro normativo precedente, che non prevedeva tale onere fiscale a carico dell’intermediario. Estendere retroattivamente tale obbligo avrebbe significato alterare l’equilibrio economico dei rapporti contrattuali già conclusi.

Conclusioni

La pronuncia della Cassazione ribadisce un principio di certezza del diritto fondamentale in materia tributaria. Per le annualità fino al 2010 compreso, l’Amministrazione finanziaria non può pretendere il pagamento dell’Imposta Unica scommesse dai Centri Trasmissione Dati. L’unico soggetto obbligato rimane il bookmaker che organizza l’attività di scommessa. Questa decisione pone fine a un vasto contenzioso, offrendo chiarezza e stabilità agli operatori del settore che in passato hanno agito come intermediari per bookmaker esteri.

Un Centro Trasmissione Dati (CTD) è responsabile per il pagamento dell’Imposta Unica sulle scommesse per gli anni fiscali precedenti al 2011?
No. Secondo la Corte di Cassazione, che applica una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 27/2018), per le annualità d’imposta precedenti al 2011 i CTD non possono essere considerati soggetti passivi dell’Imposta Unica.

Chi è il soggetto obbligato a pagare l’Imposta Unica per le scommesse raccolte tramite CTD prima del 2011?
Per le annualità antecedenti al 2011, l’unico soggetto passivo tenuto al versamento dell’imposta è il bookmaker (l’organizzatore delle scommesse), indipendentemente dal fatto che operi con o senza una concessione statale.

Perché la normativa che ha esteso la responsabilità ai CTD è stata dichiarata incostituzionale per il passato?
La Corte Costituzionale ha stabilito che l’applicazione retroattiva della norma violava i principi di certezza del diritto e di legittimo affidamento. I rapporti economici e contrattuali tra CTD e bookmaker si erano già consolidati sulla base delle regole esistenti, che non prevedevano un onere fiscale a carico del CTD. Imporlo retroattivamente avrebbe alterato ingiustamente quegli equilibri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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