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Imposta unica scommesse: CTD non responsabili

La Corte di Cassazione ha annullato un avviso di accertamento per l’imposta unica scommesse a carico di un Centro Trasmissione Dati (CTD). Facendo leva su una sentenza della Corte Costituzionale, i giudici hanno stabilito che per le annualità d’imposta antecedenti al 2011, il soggetto passivo del tributo è esclusivamente il bookmaker che organizza le scommesse, e non l’intermediario che si limita a raccogliere le giocate.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: la Cassazione esclude la responsabilità dei CTD

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione a lungo dibattuta: la responsabilità dei Centri Trasmissione Dati (CTD) nel pagamento dell’imposta unica scommesse per il periodo precedente al 2011. La Corte ha stabilito che i CTD, operanti per conto di bookmaker esteri privi di concessione, non sono i soggetti passivi del tributo. Questa decisione, in linea con un precedente fondamentale della Corte Costituzionale, chiarisce definitivamente che l’onere fiscale ricade unicamente sul gestore dell’attività di scommessa.

I fatti di causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato a una società che gestiva un Centro Trasmissione Dati. L’Amministrazione Finanziaria contestava alla società, per l’anno d’imposta 2007, il mancato versamento dell’imposta unica sulle scommesse raccolte per conto di un noto bookmaker estero non provvisto di concessione italiana.

La società ha impugnato l’atto, sostenendo di non essere il soggetto tenuto al pagamento, ma un semplice intermediario. Tuttavia, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto i ricorsi, confermando la pretesa del fisco e ritenendo che la società fosse solidalmente responsabile per il pagamento del tributo.

La società ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, la violazione dei principi di diritto dell’Unione Europea, di uguaglianza e ragionevolezza, e contestando la sua identificazione come soggetto passivo dell’imposta.

La decisione sull’imposta unica scommesse e la Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza d’appello e, decidendo nel merito, ha annullato l’avviso di accertamento. Il fulcro della decisione risiede nel richiamo diretto a una sentenza della Corte Costituzionale (n. 27 del 2018), che ha avuto un impatto determinante sulla questione.

La Corte Costituzionale aveva infatti dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che assoggettavano all’imposta unica scommesse i CTD operanti per conto di soggetti privi di concessione per le annualità d’imposta precedenti al 2011. La Cassazione ha pienamente recepito questo principio, consolidando un orientamento giurisprudenziale ormai unanime.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un’analisi giuridica precisa del quadro normativo e della sua evoluzione. I giudici hanno spiegato che, per il periodo d’imposta in questione (2007), la legge non identificava il CTD come soggetto passivo del tributo. La responsabilità ricadeva esclusivamente sul bookmaker, ovvero colui che organizza e gestisce l’attività di scommessa.

La normativa introdotta successivamente, in particolare la Legge di Stabilità del 2011, ha modificato questo assetto, ma la sua applicazione retroattiva è stata censurata dalla Corte Costituzionale. Il motivo principale è che, prima del 2011, i rapporti contrattuali ed economici tra CTD e bookmaker si erano consolidati sulla base del quadro normativo precedente. L’imposizione retroattiva dell’onere fiscale sul CTD avrebbe alterato questo equilibrio, impedendo all’intermediario di rivalersi sul bookmaker, vero beneficiario dei proventi del gioco.

In sostanza, la Corte ha ribadito che, per le annualità antecedenti al 2011, non è possibile “traslare” l’imposta dal bookmaker al CTD. Di conseguenza, l’Amministrazione Finanziaria non può legittimamente richiedere il pagamento del tributo a quest’ultimo.

Le conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione rafforza un principio di certezza del diritto fondamentale per tutti gli operatori del settore. Le conclusioni pratiche sono chiare: per le annualità d’imposta fino al 2010 incluso, i Centri Trasmissione Dati non possono essere considerati soggetti passivi dell’imposta unica scommesse. Qualsiasi pretesa tributaria avanzata dall’Amministrazione Finanziaria nei loro confronti per tale periodo è da considerarsi illegittima. La decisione chiude un lungo contenzioso, allineando la giurisprudenza di legittimità ai principi sanciti dalla Corte Costituzionale e offrendo una tutela definitiva ai contribuenti che si trovano in situazioni analoghe.

Chi è tenuto a pagare l’imposta unica sulle scommesse per le annualità precedenti al 2011?
Per le annualità d’imposta antecedenti al 2011, l’unico soggetto obbligato al pagamento dell’imposta è il bookmaker, ovvero l’organizzatore delle scommesse (con o senza concessione), e non il Centro Trasmissione Dati (CTD) che opera per suo conto.

Un CTD che raccoglieva scommesse per un bookmaker estero nel 2007 è responsabile per l’imposta non versata?
No. La Corte di Cassazione, conformemente a una sentenza della Corte Costituzionale, ha stabilito che i CTD non possono essere assoggettati all’imposta unica sulle scommesse per le annualità precedenti al 2011, poiché non erano considerati soggetti passivi del tributo dalla normativa allora vigente.

Perché la normativa che ha esteso l’imposta ai CTD è stata dichiarata incostituzionale per il passato?
È stata dichiarata incostituzionale per le annualità antecedenti al 2011 perché la sua applicazione retroattiva avrebbe violato il legittimo affidamento. I rapporti economici tra CTD e bookmaker erano già definiti e non era possibile per il CTD trasferire l’onere dell’imposta sul bookmaker, rimanendo così ingiustamente inciso dal tributo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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