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Imposta Unica Scommesse: CTD non paga per il 2007

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3622/2024, ha stabilito che l’Imposta Unica Scommesse non può essere richiesta al titolare di un Centro Trasmissione Dati (CTD) per gli anni d’imposta precedenti al 2011. Basandosi su una precedente sentenza della Corte Costituzionale, i giudici hanno affermato che l’applicazione retroattiva della norma violerebbe il principio di capacità contributiva, poiché l’operatore non aveva la possibilità di trasferire il carico fiscale sul bookmaker estero. Di conseguenza, la pretesa fiscale per l’anno 2007 è stata annullata.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: Il CTD non è responsabile per gli anni prima del 2011

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione a lungo dibattuta: la responsabilità per il pagamento dell’Imposta Unica Scommesse da parte dei Centri Trasmissione Dati (CTD) per gli anni d’imposta antecedenti al 2011. Con la decisione n. 3622/2024, la Suprema Corte ha stabilito che la pretesa fiscale nei confronti del CTD per il periodo 2007 era illegittima, accogliendo le ragioni del contribuente e annullando l’avviso di accertamento. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: Una Richiesta Fiscale per il 2007

Il caso ha origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti del titolare di un’impresa individuale operante come Centro Trasmissione Dati. L’attività consisteva nella raccolta di scommesse sportive per conto di un bookmaker estero privo di concessione in Italia. L’Amministrazione Finanziaria, a seguito di una verifica fiscale, contestava il mancato versamento dell’Imposta Unica Scommesse per l’anno 2007, ritenendo il titolare del CTD soggetto passivo del tributo. Il contribuente impugnava l’atto, ma i suoi ricorsi venivano respinti sia dalla Commissione Tributaria Provinciale che da quella Regionale.

La questione dell’Imposta Unica Scommesse e la retroattività

Il cuore della controversia risiedeva nell’applicabilità della normativa che identifica il CTD come soggetto passivo d’imposta per periodi precedenti alla sua entrata in vigore. In particolare, la Legge di Stabilità 2011 (L. n. 220/2010) aveva interpretato la normativa precedente (D.Lgs. 504/1998) nel senso che ‘soggetto passivo d’imposta è chiunque’ gestisca scommesse, inclusi gli intermediari come i CTD, anche per conto di terzi. Il contribuente sosteneva che applicare tale interpretazione a fatti avvenuti nel 2007 costituisse una violazione di principi fondamentali, tra cui quello di legittimo affidamento e di capacità contributiva.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del contribuente, basando la propria decisione su un principio fondamentale sancito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 27 del 2018. I giudici hanno chiarito che, per gli anni d’imposta antecedenti al 2011, assoggettare i titolari di ricevitorie all’Imposta Unica Scommesse viola l’art. 53 della Costituzione, ovvero il principio di capacità contributiva.

La motivazione è la seguente: prima della legge del 2011, i rapporti contrattuali tra i CTD e i bookmaker esteri erano già stati definiti senza prevedere la possibilità per il CTD di trasferire il carico fiscale sull’operatore principale (il cosiddetto diritto di rivalsa). Imporre retroattivamente la tassa al CTD significherebbe colpire una ricchezza non effettiva, poiché l’intermediario non aveva né la possibilità legale né quella contrattuale di recuperare l’importo dal bookmaker, vero beneficiario economico dell’attività di gioco.

La Corte ha quindi dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme nella parte in cui prevedevano l’applicazione retroattiva dell’imposta ai CTD. Per i periodi antecedenti al 2011, l’unico soggetto passivo dell’imposta è il bookmaker, con o senza concessione, e non l’intermediario che agisce per suo conto.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha accolto il ricorso introduttivo del contribuente. La pronuncia stabilisce un principio chiaro e definitivo: i Centri Trasmissione Dati non possono essere ritenuti responsabili per il pagamento dell’Imposta Unica Scommesse per le annualità precedenti al 2011. Questa decisione rappresenta una vittoria significativa per tutti gli operatori del settore che si sono trovati in situazioni analoghe, riaffermando la preminenza del principio di capacità contributiva e il divieto di applicazione retroattiva di norme tributarie onerose in assenza di meccanismi di rivalsa.

Chi è tenuto a pagare l’Imposta Unica sulle scommesse per gli anni d’imposta antecedenti al 2011?
Secondo la Corte, per i periodi d’imposta antecedenti al 2011, i soggetti passivi dell’imposta sono i bookmaker (gli organizzatori del gioco), con o senza concessione, e non le ricevitorie o i Centri Trasmissione Dati (CTD) che operano come intermediari.

Perché la legge che rende il CTD responsabile dell’imposta non può essere applicata retroattivamente?
L’applicazione retroattiva è stata dichiarata incostituzionale perché viola il principio di capacità contributiva. I CTD, nei periodi antecedenti al 2011, non avevano la possibilità contrattuale o legale di trasferire (rivalsa) il carico fiscale sul bookmaker. Imporre loro la tassa significherebbe colpire una capacità economica che di fatto non possedevano.

Quale principio costituzionale è stato decisivo per la risoluzione del caso?
Il principio decisivo è stato quello della capacità contributiva, sancito dall’articolo 53 della Costituzione. La Corte ha stabilito che non si può imporre un tributo a un soggetto se questo non ha la possibilità di trasferirne l’onere economico a chi effettivamente realizza il presupposto impositivo, specialmente quando la legge viene applicata a periodi passati in cui tale possibilità era inesistente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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