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Imposta unica scommesse: chi paga tra CTD e bookmaker?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7247/2024, ha rigettato il ricorso di un centro trasmissione dati (CTD) e di una società di scommesse estera, confermando la loro responsabilità solidale per il pagamento dell’imposta unica sulle scommesse per l’anno 2011. La Corte ha stabilito che, a seguito della legge interpretativa del 2010, la soggettività passiva del tributo si estende a chiunque gestisca l’attività di scommesse in Italia, anche se per conto di operatori esteri privi di concessione. Viene inoltre chiarito che la notifica dell’atto in lingua italiana alla società estera non viola il diritto di difesa e che, per l’annualità 2011, non sussiste più l’incertezza normativa che avrebbe potuto giustificare l’esenzione dalle sanzioni.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica sulle Scommesse: La Cassazione Chiarisce la Responsabilità Solidale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 7247/2024) è tornata a fare chiarezza su un tema cruciale per il settore del gioco: la responsabilità per il pagamento dell’imposta unica sulle scommesse. La pronuncia analizza in dettaglio la posizione dei Centri Trasmissione Dati (CTD) che operano sul territorio italiano per conto di bookmaker esteri privi di concessione statale, confermando un orientamento ormai consolidato. La decisione riguarda specificamente l’annualità d’imposta 2011, un periodo chiave successivo all’entrata in vigore di una fondamentale norma interpretativa.

Il Contesto del Ricorso: L’Accertamento Fiscale

Il caso trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti del titolare di un’impresa individuale (un CTD) e, in qualità di responsabile in solido, di una società di scommesse con sede a Malta. L’Agenzia richiedeva il pagamento di circa 17.000 euro a titolo di imposta unica sulle scommesse per l’anno 2011, oltre a interessi e sanzioni. I ricorsi presentati dai contribuenti erano stati rigettati sia in primo grado dalla Commissione Tributaria Provinciale sia in appello dalla Commissione Tributaria Regionale.

I Motivi del Ricorso e la Difesa dei Contribuenti

I ricorrenti hanno basato il loro ricorso per cassazione su diversi motivi, tra cui:

* La nullità dell’avviso di accertamento notificato alla società estera per mancata traduzione in lingua inglese.
* L’errata individuazione del CTD come soggetto passivo dell’imposta, sostenendo che solo il bookmaker avrebbe dovuto essere considerato tale.
* L’errata identificazione del presupposto territoriale, affermando che il contratto di gioco si perfezionava a Malta e non in Italia.
* La violazione dei principi europei di parità di trattamento e non discriminazione, lamentando un trattamento fiscale deteriore rispetto agli operatori concessionari.
* La richiesta di non applicare le sanzioni per la sussistenza di una condizione di obiettiva incertezza normativa.

L’imposta unica sulle scommesse e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo importanti chiarimenti su ciascuno dei punti sollevati. La decisione si fonda su un’analisi approfondita della normativa nazionale e della sua coerenza con il diritto dell’Unione Europea, alla luce anche delle precedenti pronunce della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia.

La questione della lingua dell’atto impositivo

In primo luogo, la Corte ha respinto la censura relativa alla mancata traduzione dell’atto. Ha ribadito che nessuna norma impone tale obbligo e che, nel caso di specie, la società estera aveva ampiamente dimostrato di aver compreso il contenuto dell’atto, avendo presentato articolate difese nel merito. Il diritto di difesa, quindi, non era stato leso.

La responsabilità solidale per l’imposta unica sulle scommesse

Il cuore della decisione riguarda la soggettività passiva del tributo. La Cassazione ha confermato che la legge di stabilità 2011 (L. 220/2010) ha interpretato autenticamente la normativa precedente, stabilendo in modo chiaro che soggetto passivo dell’imposta unica sulle scommesse è chiunque gestisca, con qualunque mezzo e anche per conto di terzi, l’attività di raccolta scommesse in Italia. Questo include sia il CTD (gestore per conto terzi) sia il bookmaker estero (per conto del quale l’attività è esercitata), i quali sono obbligati in solido al pagamento.
La Corte ha precisato che per le annualità d’imposta dal 2011 in poi, come quella in esame, questa regola è pienamente applicabile. La legge del 2010 ha fornito alle parti (CTD e bookmaker) il quadro normativo per regolare i loro rapporti contrattuali, permettendo al CTD di trasferire il carico tributario sul bookmaker attraverso la negoziazione delle commissioni.

Analisi della compatibilità con il Diritto Europeo

La Corte ha escluso qualsiasi forma di discriminazione o violazione del diritto europeo. Richiamando una specifica sentenza della Corte di Giustizia (causa C-788/18), ha sottolineato che l’imposta si applica a tutti gli operatori che raccolgono scommesse sul territorio italiano, senza distinzioni basate sul luogo di stabilimento. La normativa italiana, pertanto, non ostacola né rende meno attraente l’attività di un operatore di un altro Stato membro.

L’inapplicabilità dell’esimente per incertezza normativa

Infine, la Cassazione ha respinto la richiesta di disapplicazione delle sanzioni. Sebbene per il periodo antecedente alla legge del 2010 fosse stata riconosciuta una condizione di obiettiva incertezza normativa, per l’annualità 2011 tale incertezza era stata superata proprio grazie all’intervento chiarificatore del legislatore. Di conseguenza, l’esimente non poteva più trovare applicazione.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte si basano su un quadro giuridico ormai consolidato sia a livello nazionale che europeo. La Corte ha ribadito che l’intento del legislatore del 2010 era quello di estendere l’imposizione a tutte le forme di gestione di scommesse sul territorio nazionale, comprese quelle operate al di fuori del sistema concessorio, per garantire il principio di lealtà fiscale e recuperare base imponibile. La solidarietà tra il gestore del punto di raccolta e il bookmaker estero è considerata uno strumento coerente con il principio di capacità contributiva, poiché entrambi partecipano, sebbene con ruoli diversi, alla realizzazione del presupposto impositivo. Inoltre, la Corte ha dato atto che il sistema fiscale italiano non è tenuto ad adeguarsi a quello degli altri Stati membri per evitare eventuali doppie imposizioni, rientrando ciò nella competenza fiscale di ciascuno Stato.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza n. 7247/2024 consolida un principio fondamentale: chiunque operi nel settore della raccolta scommesse in Italia è tenuto a contribuire al fisco italiano, indipendentemente dal fatto che possieda o meno una concessione statale o che la sua sede legale sia all’estero. Per i CTD e i bookmaker esteri, questa pronuncia ribadisce la necessità di strutturare i propri accordi commerciali tenendo conto dell’obbligazione solidale per l’imposta unica sulle scommesse. Per l’annualità 2011 e successive, non è più possibile invocare l’incertezza della legge per evitare le sanzioni, essendo il quadro normativo chiaro e definito.

Chi è responsabile per il pagamento dell’imposta unica sulle scommesse per l’anno 2011 se un CTD italiano opera per un bookmaker estero senza concessione?
Secondo la Corte, sono responsabili in solido sia il titolare del Centro Trasmissione Dati (CTD) che opera in Italia, sia la società di scommesse estera per conto della quale l’attività viene svolta. L’amministrazione fiscale può richiedere il pagamento dell’intera imposta a uno qualsiasi dei due soggetti.

La notifica di un avviso di accertamento in lingua italiana a una società estera è valida?
Sì, la notifica è valida. La Corte ha stabilito che non esiste una norma che imponga la traduzione dell’atto impositivo. La validità è confermata soprattutto se la società destinataria dimostra, attraverso le proprie difese, di aver pienamente compreso il contenuto e la pretesa dell’atto, non subendo così alcuna lesione del proprio diritto di difesa.

Per l’anno d’imposta 2011, è possibile chiedere l’esenzione dalle sanzioni per ‘obiettiva incertezza normativa’ in materia di imposta unica sulle scommesse?
No. La Corte ha chiarito che, mentre per il periodo precedente poteva esistere un’incertezza, l’entrata in vigore della legge interpretativa n. 220 del 2010 ha risolto ogni dubbio sulla soggettività passiva dell’imposta. Pertanto, per l’annualità 2011 e successive, la condizione di obiettiva incertezza non sussiste più e l’esimente dalle sanzioni non è applicabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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