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Imposta unica scommesse: chi paga prima del 2011?

Una società di scommesse estera era stata ritenuta non responsabile per l’imposta unica sulle scommesse per il 2009 da un tribunale regionale, che aveva erroneamente esteso una sentenza della Corte Costituzionale. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, chiarendo che, sebbene le ricevitorie italiane fossero esenti dalla tassa per gli anni precedenti al 2011, il bookmaker estero rimaneva l’unico soggetto passivo tenuto al pagamento dell’imposta unica scommesse.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: la Cassazione chiarisce la responsabilità del bookmaker estero

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su una questione complessa riguardante l’imposta unica scommesse per gli anni precedenti al 2011. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: l’illegittimità costituzionale dell’imposta per le ricevitorie locali non si estende ai bookmaker esteri per conto dei quali operavano. Questi ultimi rimangono gli unici soggetti tenuti al versamento del tributo per il periodo in esame. Analizziamo la vicenda.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da alcuni avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia Fiscale nei confronti di una società estera di scommesse. L’Agenzia riteneva la società coobbligata in solido con i suoi centri di raccolta scommesse operanti in Italia per il pagamento dell’imposta unica, interessi e sanzioni relativi all’anno 2009.

In primo grado, i ricorsi della società venivano respinti. Tuttavia, la Commissione tributaria regionale accoglieva l’appello della contribuente. I giudici di secondo grado basavano la loro decisione su una nota sentenza della Corte Costituzionale (n. 27/2018), che aveva dichiarato incostituzionale l’applicazione dell’imposta unica alle ricevitorie per conto di bookmaker senza concessione per le annualità precedenti al 2011. Il ragionamento della corte regionale era che, venendo meno l’obbligazione principale della ricevitoria, decadeva anche quella solidale del bookmaker estero.

L’Agenzia Fiscale ha quindi proposto ricorso per cassazione, contestando l’errata interpretazione della pronuncia della Corte Costituzionale.

La Decisione della Corte e l’Imposta Unica Scommesse

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Commissione tributaria regionale per un nuovo esame.

I giudici di legittimità hanno chiarito che la corte regionale ha commesso un errore nell’interpretare la portata della sentenza della Corte Costituzionale. Quest’ultima, infatti, non ha cancellato l’obbligazione tributaria in sé, ma ha solo circoscritto i soggetti passivi per il periodo antecedente al 2011.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione netta tra la posizione delle ricevitorie e quella dei bookmaker esteri. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 27 del 2018, aveva dichiarato l’illegittimità della norma nella parte in cui assoggettava all’imposta unica scommesse le ricevitorie per gli anni prima del 2011. La ragione era specifica: in quel periodo, le ricevitorie non avevano la possibilità di “traslare” l’onere fiscale sul bookmaker, poiché i loro accordi commissionali si erano già consolidati sulla base del quadro normativo precedente. L’imposizione retroattiva avrebbe quindi violato il principio della capacità contributiva.

La Cassazione sottolinea, però, che questa pronuncia di incostituzionalità era limitata esclusivamente alla posizione della ricevitoria. Non ha mai escluso, né intendeva escludere, la soggettività passiva del bookmaker, ovvero di colui che, in assenza di concessione, organizzava e raccoglieva il gioco. Per il periodo in questione (fino al 2010 incluso), l’unico soggetto passivo dell’imposta rimaneva quindi il bookmaker.

La Corte ha inoltre ribadito, richiamando anche la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che questo regime fiscale non costituisce una discriminazione nei confronti degli operatori esteri. L’imposta si applica a chiunque raccolga scommesse sul territorio italiano, indipendentemente dal luogo di stabilimento. Il fatto che un operatore possa essere stato illegittimamente escluso dalle gare per le concessioni non lo esonera dagli obblighi fiscali derivanti dall’attività effettivamente svolta in Italia.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione stabilisce un principio chiaro e di notevole importanza pratica: per gli anni d’imposta antecedenti al 2011, la responsabilità per il pagamento dell’imposta unica scommesse gravava interamente e unicamente sul bookmaker estero che operava in Italia attraverso centri di raccolta dati. La dichiarazione di incostituzionalità a favore delle ricevitorie non ha prodotto alcun effetto estintivo sull’obbligazione tributaria del bookmaker, che rimaneva l’unico vero gestore dell’attività di scommesse e, di conseguenza, l’unico soggetto passivo del tributo.

Per gli anni d’imposta prima del 2011, chi doveva pagare l’imposta unica sulle scommesse raccolte tramite centri non autorizzati?
Secondo la Corte di Cassazione, l’unico soggetto passivo tenuto al pagamento dell’imposta era il bookmaker (l’organizzatore delle scommesse), e non la ricevitoria locale che si limitava alla raccolta dei dati.

La sentenza della Corte Costituzionale del 2018 ha eliminato l’imposta unica sulle scommesse per gli anni antecedenti al 2011?
No, la sentenza ha dichiarato l’incostituzionalità dell’imposta solo nei confronti delle ricevitorie (i centri di trasmissione dati), a causa dell’impossibilità per queste di trasferire l’onere fiscale. Non ha invece cancellato l’obbligazione tributaria in capo al bookmaker.

Un bookmaker estero che opera in Italia senza concessione è comunque tenuto a pagare l’imposta unica sulle scommesse?
Sì. La Corte ha confermato che l’esercizio dell’attività di raccolta scommesse sul territorio italiano costituisce il presupposto per l’applicazione dell’imposta, indipendentemente dal possesso di una concessione o dal luogo di stabilimento dell’operatore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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