LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Imposta unica scommesse: Cassazione e operatori esteri

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20772/2024, ha respinto il ricorso di un operatore di scommesse estero, confermando la legittimità dell’applicazione dell’imposta unica scommesse anche per i soggetti privi di concessione statale che raccolgono gioco sul territorio italiano. La sentenza ribadisce la responsabilità solidale tra il bookmaker estero e i Centri di Trasmissione Dati (CTD) per il versamento del tributo relativo all’annualità 2011, ritenendo la normativa nazionale non discriminatoria e compatibile con il diritto dell’Unione Europea.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: Legittima anche per gli Operatori Esteri

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale nel settore del gioco: la debenza dell’imposta unica scommesse da parte di operatori esteri che operano in Italia senza una concessione statale. La decisione conferma un orientamento ormai consolidato, stabilendo che chiunque raccolga scommesse sul territorio nazionale è soggetto al tributo, respingendo le argomentazioni basate su una presunta violazione del diritto europeo.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal ricorso presentato da una società di scommesse con sede a Malta contro un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. L’Agenzia contestava alla società, in qualità di bookmaker estero, e a un Centro Trasmissione Dati (CTD) italiano, in qualità di obbligato principale, il mancato versamento dell’imposta unica sulle scommesse per l’anno fiscale 2011. La società ricorrente, operando in Italia tramite una rete di CTD ma senza una licenza rilasciata dallo Stato italiano, sosteneva l’illegittimità della pretesa fiscale, appellandosi a diversi principi, tra cui la violazione della libera prestazione di servizi garantita dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE).

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Imposta Unica Scommesse

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la validità dell’accertamento fiscale. I giudici hanno stabilito che l’imposta unica scommesse si applica a tutte le attività di raccolta gioco che si svolgono nel territorio dello Stato, a prescindere dal fatto che l’operatore sia nazionale o estero, con o senza concessione. La Corte ha inoltre ribadito la piena compatibilità della normativa italiana con i principi del diritto dell’Unione Europea, allineandosi a precedenti pronunce della Corte di Giustizia Europea e della Corte Costituzionale italiana.

Le Motivazioni

L’ordinanza si fonda su un’analisi dettagliata e rigorosa, che smonta punto per punto le difese della società ricorrente.

Compatibilità con il Diritto Europeo: La Libertà di Servizi non Esclude la Tassazione

La Corte ha chiarito che la normativa italiana non crea una discriminazione tra operatori nazionali ed esteri. L’imposta colpisce l’attività di raccolta delle scommesse in sé, ovunque essa avvenga sul suolo italiano. Eventuali restrizioni alla libera prestazione di servizi sono giustificate da motivi imperativi di interesse generale, esplicitamente riconosciuti anche dalla giurisprudenza europea. Tali motivi includono la tutela dei consumatori (in particolare dei minori), la salvaguardia dell’ordine pubblico e la lotta contro le infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore del gioco. L’assenza di un’armonizzazione fiscale a livello europeo in materia di giochi d’azzardo lascia agli Stati membri la facoltà di definire il proprio sistema di tassazione.

La Responsabilità Solidale tra Bookmaker e CTD dopo il 2011

Un punto centrale della decisione riguarda la responsabilità solidale del bookmaker estero e del CTD italiano. La Corte ha richiamato la sentenza n. 27/2018 della Corte Costituzionale, la quale aveva dichiarato l’illegittimità della responsabilità del CTD solo per le annualità precedenti al 2011. La ragione di tale decisione risiedeva nell’impossibilità per i CTD di rinegoziare le commissioni con i bookmaker per trasferire su di essi il carico fiscale introdotto retroattivamente. Tuttavia, per l’annualità 2011 e quelle successive, questa possibilità esisteva. La legge interpretativa del 2010 aveva creato un quadro normativo chiaro, consentendo alle parti di adeguare i loro accordi contrattuali. Pertanto, per il periodo in esame, la responsabilità solidale è stata ritenuta pienamente legittima, in quanto entrambi i soggetti partecipano, seppur con ruoli diversi, all’organizzazione e all’esercizio delle scommesse.

Altri Motivi di Ricorso Rigettati

La Cassazione ha respinto anche le altre eccezioni sollevate dalla società. In particolare:
Mancata traduzione dell’atto: È stato ritenuto infondato il motivo relativo alla nullità dell’avviso di accertamento perché non tradotto in inglese. La società, operando in Italia e avendo dimostrato di comprendere perfettamente il contenuto dell’atto attraverso un’articolata difesa legale, non ha subito alcuna lesione del diritto di difesa.
Violazione del legittimo affidamento: La Corte ha escluso la violazione di tale principio, poiché la normativa applicabile al 2011 era già chiara e non sussisteva alcuna condizione di incertezza oggettiva che potesse giustificare l’esenzione dalle sanzioni.
Violazione della direttiva IVA: È stato chiarito che l’imposta unica non ha la natura di un’imposta sul volume d’affari (come l’IVA) e, pertanto, la sua applicazione non viola le normative europee in materia.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per il settore del gioco in Italia: il criterio della territorialità. Qualsiasi operatore che raccolga scommesse sul territorio italiano è tenuto al pagamento dell’imposta unica scommesse, indipendentemente dalla sua sede legale o dal possesso di una concessione statale. La decisione rafforza la legittimità del sistema concessorio come strumento di controllo e regolamentazione del mercato e riafferma la piena responsabilità fiscale degli intermediari che operano per conto di bookmaker esteri. Per gli operatori del settore, ciò significa che l’ingresso nel mercato italiano comporta l’accettazione integrale del suo quadro normativo e fiscale, senza possibilità di elusione basata sulla localizzazione estera della società.

Un operatore di scommesse estero, privo di concessione italiana, è tenuto a pagare l’imposta unica sulle scommesse raccolte in Italia?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’imposta unica si applica a tutte le scommesse raccolte sul territorio italiano, indipendentemente dal luogo in cui è stabilito l’operatore e dalla presenza o meno di una concessione statale.

Il Centro Trasmissione Dati (CTD) che raccoglie le scommesse per un bookmaker estero è responsabile per il pagamento dell’imposta?
Sì, per le annualità dal 2011 in poi. La Corte ha stabilito che il CTD e il bookmaker estero sono coobbligati in solido. Ciò significa che l’amministrazione fiscale può richiedere il pagamento dell’intera imposta a entrambi. Per gli anni precedenti al 2011, una pronuncia della Corte Costituzionale aveva escluso la responsabilità del CTD.

La normativa italiana sull’imposta unica sulle scommesse viola il diritto dell’Unione Europea, come il principio di libera prestazione di servizi?
No. Secondo la Corte, la normativa non è discriminatoria perché si applica a tutti gli operatori che raccolgono scommesse in Italia. Le restrizioni sono giustificate da motivi imperativi di interesse generale, come la tutela dei consumatori, la prevenzione delle frodi e la lotta alla criminalità organizzata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati