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Imposta unica scommesse: Cassazione e operatori esteri

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7551/2024, ha rigettato il ricorso di una società di scommesse estera, confermando la sua soggezione all’imposta unica scommesse per l’attività di raccolta gioco svolta in Italia tramite un Centro Trasmissione Dati (CTD). La Corte ha stabilito che la normativa italiana non è discriminatoria né in contrasto con il diritto europeo, ribadendo la responsabilità solidale tra il bookmaker estero e il gestore locale del CTD per il versamento del tributo.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: La Cassazione Conferma la Tassazione per i Bookmaker Esteri

La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 7551 del 21 marzo 2024, ha messo un punto fermo su una questione a lungo dibattuta nel settore del gioco: l’applicazione dell’imposta unica scommesse agli operatori esteri che raccolgono gioco in Italia. La decisione conferma che i bookmaker basati all’estero, operanti attraverso Centri Trasmissione Dati (CTD) sul territorio nazionale, sono pienamente soggetti alla fiscalità italiana, in solido con i gestori dei CTD stessi.

Il Caso: Tassazione di un Operatore Estero e del suo CTD

La vicenda nasce dall’impugnazione di un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti di una nota società di scommesse con sede a Malta e del titolare di un’impresa individuale italiana che operava come Centro Trasmissione Dati per conto della prima. L’Agenzia contestava il mancato versamento dell’imposta unica sulle scommesse per l’anno d’imposta 2014.

La società ricorrente ha basato la sua difesa su diversi motivi, sostenendo principalmente che la normativa italiana fosse discriminatoria e contraria ai principi del diritto dell’Unione Europea sulla libera prestazione di servizi. A suo avviso, assoggettare a imposta un operatore estero privo di concessione, e per di più in solido con il CTD, costituiva una restrizione ingiustificata al mercato unico. Altri motivi di ricorso includevano la mancata traduzione dell’atto impositivo in inglese e l’errata qualificazione dell’imposta come tributo incompatibile con la direttiva IVA.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la piena legittimità dell’operato dell’Amministrazione finanziaria. La decisione si fonda su un’analisi approfondita della normativa nazionale e della sua compatibilità con l’ordinamento europeo, consolidando un orientamento giurisprudenziale ormai ben definito.

Le Motivazioni sulla Legittimità dell’Imposta Unica Scommesse

L’ordinanza articola il suo ragionamento su alcuni pilastri fondamentali che chiariscono la portata e i limiti della tassazione nel settore del gioco.

Territorialità e Assenza di Discriminazione

Il cuore della decisione risiede nel principio di territorialità. L’imposta unica scommesse non colpisce l’operatore in quanto tale, ma la prestazione di servizio di gioco che si realizza sul territorio italiano. La Corte, richiamando anche la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (in particolare la causa C-788/18, che vedeva coinvolta la stessa società ricorrente), ha ribadito che la legge italiana si applica a chiunque gestisca scommesse raccolte in Italia, senza alcuna distinzione basata sul luogo di stabilimento dell’operatore. Pertanto, non sussiste alcuna discriminazione tra bookmaker nazionali e bookmaker esteri.

La Responsabilità Solidale tra Bookmaker e CTD

Un altro punto cruciale è la conferma della responsabilità solidale tra il bookmaker estero e il gestore del CTD. Secondo la Cassazione, il CTD non è un mero intermediario passivo, ma svolge un’attività di gestione essenziale: assicura la disponibilità dei locali, riceve la proposta di scommessa, la trasmette, incassa le somme giocate e paga le vincite. Questa partecipazione attiva all'”organizzazione ed esercizio” delle scommesse giustifica pienamente la sua qualifica di soggetto passivo d’imposta, obbligato in solido con il bookmaker per cui opera. Questa solidarietà, inoltre, permette al CTD di rivalersi sul bookmaker attraverso la regolazione delle commissioni pattuite contrattualmente.

L’Evoluzione Normativa e il Principio di Affidamento

La Corte ha respinto anche la censura relativa alla violazione del legittimo affidamento. Sebbene la Corte Costituzionale (sentenza n. 27/2018) avesse dichiarato illegittima la retroattività della responsabilità solidale del CTD per gli anni d’imposta anteriori al 2011, per il periodo successivo (in questo caso, il 2014) la situazione era ben diversa. La legge interpretativa del 2010 aveva chiarito il quadro normativo, dando alle parti il tempo e la possibilità di adeguare i propri accordi commerciali alla luce della chiara previsione di responsabilità fiscale. Di conseguenza, per l’annualità 2014, non poteva invocarsi alcuna incertezza normativa.

Incompatibilità con la Direttiva IVA e Altre Questioni

Infine, i giudici hanno escluso che l’imposta unica possa essere considerata un’imposta sul volume d’affari, incompatibile con il sistema comune dell’IVA. Si tratta di un tributo speciale, con caratteristiche proprie, la cui coesistenza con l’IVA è stata ritenuta legittima dalla stessa giurisprudenza europea (causa C-440/2012). Anche la doglianza sulla mancata traduzione dell’avviso di accertamento è stata respinta, in quanto la società ricorrente ha ampiamente dimostrato di aver compreso l’atto, avendo articolato difese complesse in ogni grado di giudizio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza della Cassazione consolida un principio chiave: chiunque raccolga scommesse sul territorio italiano è soggetto alla fiscalità italiana, a prescindere dalla propria sede legale o dal possesso di una concessione statale. La struttura che prevede un bookmaker estero e una rete di CTD locali non costituisce uno scudo contro gli obblighi tributari. La responsabilità solidale tra questi due soggetti è un meccanismo ritenuto legittimo e funzionale a garantire l’effettività del prelievo fiscale e la lealtà del mercato del gioco. Per gli operatori del settore, questa pronuncia rappresenta un’ulteriore conferma della necessità di conformarsi pienamente alla normativa tributaria italiana per evitare contenziosi dall’esito ormai prevedibile.

Un bookmaker con sede all’estero che raccoglie scommesse in Italia deve pagare l’imposta unica sulle scommesse?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’imposta si applica a tutte le scommesse raccolte sul territorio italiano, indipendentemente dal luogo in cui ha sede legale l’operatore.

Il gestore di un Centro Trasmissione Dati (CTD) è responsabile per il pagamento dell’imposta dovuta dal bookmaker estero?
Sì, è obbligato in solido. La normativa lo considera soggetto passivo d’imposta in quanto partecipe all’attività di gestione e organizzazione del gioco, non un semplice intermediario.

La normativa italiana sull’imposta unica sulle scommesse è in contrasto con il diritto dell’Unione Europea?
No. Secondo la Corte di Cassazione, che richiama la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (in particolare la causa C-788/18), la normativa italiana non è discriminatoria e non viola la libera prestazione di servizi, in quanto si applica a tutti gli operatori che raccolgono gioco in Italia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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