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Imposta unica scommesse: Cassazione e CTD

Un centro di trasmissione dati, agendo per conto di un bookmaker estero, ha contestato un avviso di accertamento relativo all’imposta unica scommesse. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che anche gli intermediari privi di concessione sono soggetti passivi del tributo. La pronuncia stabilisce la piena compatibilità della normativa con il diritto nazionale ed europeo, in particolare per i periodi d’imposta successivi al 2010, escludendo che si tratti di un’imposta sul volume d’affari vietata.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: la Cassazione conferma l’obbligo anche per i CTD

Con l’ordinanza n. 18775/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per il settore del gioco: l’applicazione dell’imposta unica scommesse ai Centri Trasmissione Dati (CTD) che operano per conto di bookmaker esteri privi di concessione italiana. La decisione consolida un orientamento giurisprudenziale ormai stabile, rigettando le doglianze di un operatore e chiarendo in modo definitivo i contorni della soggettività passiva del tributo.

I Fatti del Caso

Una società, operante come Centro Trasmissione Dati per un bookmaker estero non concessionario, impugnava un avviso di accertamento relativo all’imposta unica sulle scommesse per l’anno 2011. La società sosteneva di non essere il soggetto tenuto al pagamento del tributo, lamentando inoltre la violazione di principi nazionali e dell’Unione Europea. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto le sue ragioni, portando la questione dinanzi alla Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, esaminando e respingendo tutti i sei motivi presentati dalla società. I giudici hanno ribadito principi già affermati in numerose sentenze precedenti, anche alla luce degli interventi della Corte Costituzionale (sentenza n. 27/2018) e della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (causa C-788/18).

La Soggettività Passiva nell’Imposta Unica Scommesse

Il cuore della controversia riguardava l’individuazione del soggetto passivo dell’imposta. La Corte ha confermato che la legge di interpretazione autentica (art. 1, comma 66, L. n. 220/2010) ha chiarito che l’imposta è dovuta da “chiunque” gestisca scommesse sul territorio italiano. Questa definizione include esplicitamente anche chi opera per conto di terzi, come i CTD, pure se sprovvisti di concessione. L’attività di raccolta delle giocate e di trasmissione dei dati costituisce una forma di “gestione” che fa sorgere l’obbligo tributario. La Corte ha sottolineato che questa interpretazione non è irragionevole, poiché il CTD partecipa attivamente allo svolgimento dell’attività imponibile.

Compatibilità con il Diritto Europeo e Territoriale

La Corte ha respinto le censure relative alla violazione del diritto UE. È stato chiarito che la normativa sull’imposta unica scommesse non discrimina tra operatori nazionali ed esteri, in quanto si applica a chiunque raccolga scommesse in Italia. Inoltre, il presupposto territoriale del tributo è pienamente integrato, poiché il fatto imponibile (l’organizzazione e la raccolta delle scommesse) si svolge in Italia, a prescindere da dove sia stabilito il bookmaker.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione sulla base di un quadro normativo e giurisprudenziale ormai consolidato. In primo luogo, l’intervento del legislatore nel 2010 ha risolto ogni dubbio interpretativo, stabilendo che la gestione dell’attività di scommessa è il presupposto dell’imposta, anche se svolta da un intermediario. In secondo luogo, è stata esclusa la violazione della direttiva IVA. L’imposta unica non è un’imposta sul volume d’affari, ma un tributo speciale sui giochi, la cui introduzione è espressamente consentita dalla stessa normativa europea. Infine, la Corte ha negato la possibilità di invocare l'”obiettiva incertezza” della legge per l’anno 2011. Tale condizione poteva esistere solo prima della legge interpretativa del 2010; per i periodi successivi, il quadro normativo era da considerarsi chiaro e definito, rendendo inapplicabile l’esimente per le sanzioni.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: chiunque operi nella filiera della raccolta scommesse sul territorio italiano, inclusi i CTD collegati a bookmaker esteri, è tenuto al versamento dell’imposta unica. La decisione rafforza la legittimità del sistema concessorio italiano e la sua compatibilità con l’ordinamento europeo, confermando che l’obbligo tributario sorge in capo a chi materialmente svolge l’attività di raccolta nel nostro Paese. Nonostante il rigetto del ricorso, la Corte ha disposto la compensazione delle spese legali, riconoscendo la complessità della materia e il fatto che la giurisprudenza si sia stabilizzata solo a seguito di importanti pronunce delle corti superiori.

Un Centro Trasmissione Dati (CTD) che opera per un bookmaker estero senza licenza deve pagare l’imposta unica sulle scommesse?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la nozione di “gestore”, soggetto passivo dell’imposta, include chiunque svolga attività di raccolta scommesse sul territorio italiano, anche se in qualità di intermediario per conto di un operatore estero privo di concessione.

L’imposta unica sulle scommesse è contraria al diritto dell’Unione Europea?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata, richiamata dalla Corte, questa imposta non viola i principi di non discriminazione e di libera prestazione dei servizi, in quanto si applica a tutti gli operatori che raccolgono scommesse in Italia, indipendentemente dal luogo in cui sono stabiliti.

È possibile invocare l’incertezza della legge per evitare le sanzioni sull’imposta unica per l’annualità 2011?
No. La Corte ha stabilito che l’eventuale incertezza normativa è stata superata con l’entrata in vigore della legge di interpretazione autentica del 2010. Di conseguenza, per l’anno 2011, il quadro giuridico era sufficientemente chiaro e la scusante dell’obiettiva incertezza non è applicabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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