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Imposta Unica Scommesse: Cassazione conferma la tassa

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un bookmaker estero contro l’Agenzia delle Dogane, confermando la legittimità dell’imposta unica sulle scommesse per gli anni 2012-2013. La Corte ha stabilito che la normativa italiana non viola il diritto UE, non è discriminatoria e giustifica la tassazione per tutelare l’ordine pubblico e i consumatori, affermando la piena responsabilità solidale del bookmaker estero.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: La Cassazione Conferma la Tassazione per i Bookmaker Esteri

Con l’ordinanza n. 6128 del 2024, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione a lungo dibattuta: la legittimità dell’imposta unica sulle scommesse applicata agli operatori esteri che raccolgono gioco in Italia tramite centri di trasmissione dati (CTD). La Suprema Corte ha rigettato il ricorso di una società di betting, confermando che la normativa fiscale italiana non viola i principi del diritto dell’Unione Europea e che la responsabilità tributaria si estende anche a chi opera senza concessione nazionale.

I Fatti di Causa: Un Operatore Estero nel Mirino del Fisco

Il caso trae origine da avvisi di accertamento notificati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli a una società di scommesse con sede all’estero. L’Agenzia contestava il mancato versamento dell’imposta unica sulle scommesse per le annualità 2012 e 2013, ritenendo la società coobbligata in solido con i suoi centri di trasmissione dati (CTD) operanti sul territorio italiano.

La società ha impugnato gli atti, sostenendo che l’imposizione fosse discriminatoria e contraria al principio di libera prestazione dei servizi sancito dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). Dopo la soccombenza nei primi due gradi di giudizio, la questione è approdata in Cassazione.

Imposta Unica Scommesse e Diritto Europeo: Nessuna Discriminazione

Uno dei motivi principali del ricorso si basava sulla presunta violazione del diritto comunitario. La società ricorrente lamentava una disparità di trattamento rispetto agli operatori nazionali. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha disatteso completamente questa tesi, allineandosi a consolidati orientamenti della Corte di Giustizia dell’UE e della Corte Costituzionale italiana.

I giudici hanno chiarito che l’imposta unica sulle scommesse si applica a tutte le scommesse raccolte sul territorio italiano, senza distinzioni basate sulla sede legale dell’operatore. Il presupposto del tributo non è la sede dell’impresa, ma il luogo dove l’attività di gioco si realizza, ovvero dove lo scommettitore effettua la puntata. Di conseguenza, non sussiste alcuna discriminazione.

Inoltre, la Corte ha ribadito che il settore dei giochi d’azzardo è particolare. Gli Stati membri possono imporre restrizioni alla libera prestazione di servizi per motivi imperativi di interesse generale, come la tutela dei consumatori, la prevenzione delle frodi e la lotta alla criminalità. La normativa italiana, che mira a questi obiettivi, è stata ritenuta proporzionata e legittima.

La Responsabilità Solidale e la Decisione della Cassazione

La Corte ha affrontato in modo approfondito il tema della responsabilità solidale tra il bookmaker estero e il gestore del centro di trasmissione dati. Entrambi i soggetti, sebbene con ruoli diversi, partecipano all’organizzazione e all’esercizio dell’attività di scommessa soggetta a imposta.

Il Principio di Territorialità

Il fatto imponibile, secondo la Corte, è la prestazione di servizi di gioco, che si concretizza nella raccolta delle scommesse in Italia. L’attività del CTD (ricezione della proposta, trasmissione dei dati, incasso delle somme, pagamento delle vincite) è interamente svolta sul territorio nazionale. Pertanto, l’imposizione trova il suo fondamento nel principio di territorialità, a prescindere da dove si trovi la sede legale del bookmaker.

La Questione del Legittimo Affidamento

La ricorrente aveva anche invocato la violazione del principio del legittimo affidamento, sostenendo che la responsabilità solidale fosse stata introdotta in modo ‘imprevedibile’. La Corte ha respinto anche questa argomentazione, richiamando una celebre sentenza della Corte Costituzionale (n. 27/2018). Quest’ultima aveva dichiarato l’illegittimità della norma solo per gli anni d’imposta antecedenti al 2011, poiché i CTD non avevano avuto la possibilità di rinegoziare i loro contratti per trasferire parte del carico fiscale sul bookmaker. Per gli anni successivi, come il 2012 e il 2013 oggetto della controversia, la norma era pienamente applicabile e prevedibile per tutti gli operatori del settore.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione sistematica della normativa nazionale e unionale. I giudici hanno sottolineato come la legislazione italiana, nel tassare le scommesse raccolte sul territorio, non ostacoli l’attività degli operatori esteri in modo sproporzionato. Al contrario, assicura parità di trattamento fiscale e persegue finalità di ordine pubblico riconosciute come legittime dal diritto UE. La Corte ha inoltre escluso la necessità di un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia, ritenendo la materia già ampiamente chiarita da precedenti pronunce. È stato anche respinto il motivo relativo alla mancata traduzione dell’avviso di accertamento, poiché un soggetto che opera stabilmente in un paese è tenuto a comprenderne la lingua e, nel caso specifico, la società aveva dimostrato piena comprensione dell’atto attraverso le sue articolate difese.

le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza della Cassazione conferma che i bookmaker esteri che operano in Italia, anche se privi di concessione statale, sono pienamente soggetti all’imposta unica sulle scommesse per l’attività di raccolta effettuata sul territorio nazionale. La sentenza consolida un principio chiave: la territorialità dell’imposta prevale sulla sede legale dell’operatore, garantendo che tutti i soggetti che traggono profitto dal mercato italiano contribuiscano al gettito fiscale in condizioni di parità. Questa decisione rappresenta un importante precedente per tutte le future controversie in materia di fiscalità del gioco online e rafforza gli strumenti a disposizione dell’amministrazione finanziaria per contrastare l’evasione nel settore.

L’imposta unica sulle scommesse applicata a un bookmaker estero è contraria al diritto dell’Unione Europea?
No. La Corte di Cassazione, in linea con la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, ha stabilito che l’imposta non è discriminatoria né sproporzionata. Essa si applica a tutte le scommesse raccolte sul territorio italiano, indipendentemente dalla sede dell’operatore, ed è giustificata da motivi imperativi di interesse generale come la tutela dei consumatori e dell’ordine pubblico.

Perché il bookmaker estero è considerato responsabile in solido con il centro di trasmissione dati italiano?
Perché entrambi i soggetti, secondo la Corte, partecipano all’organizzazione e all’esercizio delle scommesse. Il bookmaker fornisce la piattaforma e assume il rischio, mentre il centro di trasmissione dati svolge materialmente l’attività di raccolta sul territorio. La legge li considera coobbligati al pagamento dell’imposta per garantire l’effettività del prelievo fiscale.

La mancata traduzione dell’avviso di accertamento in inglese rende l’atto illegittimo?
No. La Corte ha ritenuto il motivo infondato. Si presume che un soggetto passivo che opera nel territorio nazionale sia in grado di comprendere il contenuto dell’atto in lingua italiana. Inoltre, la società ricorrente ha dimostrato di aver avuto piena conoscenza del contenuto dell’atto, avendo presentato difese articolate e dettagliate in ogni grado di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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