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Imposta Unica scommesse: Cassazione annulla pretesa

Un centro trasmissione dati (CTD) per un bookmaker estero è stato oggetto di un accertamento per l’Imposta Unica scommesse relativa all’anno d’imposta 2007. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del contribuente, annullando la pretesa fiscale. La decisione si fonda su una sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito l’illegittimità dell’imposizione a carico dei CTD per le annualità precedenti al 2011, in quanto questi non potevano trasferire l’onere del tributo al bookmaker. Di conseguenza, per quel periodo, l’unico soggetto passivo è il bookmaker stesso.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica scommesse: La Cassazione chiarisce la soggettività passiva per gli anni ante-2011

L’applicazione dell’Imposta Unica scommesse è stata a lungo al centro di un complesso contenzioso, specialmente per quanto riguarda l’individuazione del corretto soggetto passivo nel caso di operatori senza concessione statale. Con l’ordinanza n. 2156 del 2024, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sulla questione per le annualità antecedenti al 2011, accogliendo il ricorso di un Centro Trasmissione Dati (CTD) e annullando la pretesa fiscale dell’Amministrazione finanziaria.

I Fatti del Caso: Una pretesa fiscale per il 2007

Il caso trae origine da un avviso di accertamento notificato a un contribuente, titolare di un CTD collegato a un bookmaker estero, con cui l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli contestava il mancato versamento dell’Imposta Unica per l’annualità 2007.

Il contribuente aveva impugnato l’atto, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano confermato, seppur con una riduzione delle sanzioni, la legittimità della pretesa erariale. Secondo i giudici di merito, anche il CTD, pur operando per conto di un soggetto estero privo di concessione, era tenuto al pagamento del tributo.

Le Doglianze del Contribuente e l’approdo in Cassazione

Il contribuente ha proposto ricorso per cassazione affidandosi a otto complessi motivi di impugnazione. Tra le principali censure sollevate vi erano:
* La violazione del diritto dell’Unione Europea in materia di libertà di stabilimento e di prestazione di servizi.
* La violazione dei principi costituzionali di uguaglianza e capacità contributiva.
* L’errata individuazione del presupposto territoriale e soggettivo del tributo.
* La violazione del principio del giusto processo per l’applicazione retroattiva di norme sfavorevoli.

Imposta Unica scommesse: il Principio di Diritto della Cassazione

La Corte di Cassazione, nel decidere la controversia, ha basato il suo ragionamento su un pilastro fondamentale: la sentenza della Corte Costituzionale n. 27 del 2018. Questo intervento della Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che assoggettavano all’Imposta Unica scommesse le ricevitorie operanti per conto di soggetti privi di concessione, limitatamente alle annualità d’imposta precedenti al 2011.

La Cassazione ha quindi ribadito un principio ormai consolidato: per il periodo antecedente al 2011, l’unico soggetto passivo dell’imposta è il bookmaker, sia esso concessionario o meno, e non l’intermediario (la ricevitoria o il CTD).

Le Motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nell’impossibilità, per il CTD, di effettuare la cosiddetta “traslazione dell’imposta”. Prima delle modifiche normative del 2011, i rapporti contrattuali tra CTD e bookmaker esteri non prevedevano meccanismi per rivalersi dell’onere fiscale. Le commissioni pattuite erano già cristallizzate e non potevano essere rinegoziate per includere un’imposta che, secondo l’interpretazione allora prevalente, non era dovuta da tali intermediari.

Imporre il pagamento al CTD avrebbe significato colpire un soggetto privo della relativa capacità contributiva, in violazione dell’art. 53 della Costituzione. La Corte Costituzionale ha riconosciuto questa distorsione, e la Cassazione ne ha fatto diretta applicazione al caso di specie. Poiché la pretesa fiscale si riferiva al 2007, un’annualità precedente al 2011, essa è stata ritenuta illegittima. La Suprema Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e, decidendo direttamente nel merito, ha accolto l’originario ricorso del contribuente, annullando l’atto impositivo.

Le Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione conferma un orientamento giurisprudenziale cruciale per la risoluzione di tutto il contenzioso pendente in materia di Imposta Unica scommesse per gli anni ante-2011. L’ordinanza chiarisce in modo definitivo che la pretesa fiscale per quel periodo non può essere rivolta ai Centri Trasmissione Dati, ma esclusivamente ai bookmaker che organizzavano l’attività di gioco. Questa pronuncia offre certezza giuridica agli operatori del settore e ribadisce la centralità dei principi costituzionali, come quello della capacità contributiva, nell’interpretazione e applicazione delle norme tributarie.

Chi è il soggetto tenuto a pagare l’Imposta Unica sulle scommesse per le annualità precedenti al 2011?
Per le annualità d’imposta precedenti al 2011, il soggetto tenuto al pagamento è unicamente il bookmaker (l’organizzatore delle scommesse), con o senza concessione, e non la ricevitoria o il Centro Trasmissione Dati (CTD) che opera per suo conto.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la pretesa fiscale nei confronti del CTD?
La Corte ha applicato la sentenza n. 27/2018 della Corte Costituzionale, la quale ha dichiarato l’illegittimità della norma che assoggettava le ricevitorie a tale imposta per gli anni ante-2011. La ragione è che le ricevitorie non potevano trasferire l’onere dell’imposta sul bookmaker, poiché le loro commissioni erano già state fissate in base alla normativa precedente.

Qual è l’effetto della decisione della Corte Costituzionale citata nella sentenza?
L’effetto è retroattivo. La norma è stata dichiarata incostituzionale nella parte in cui si applicava alle ricevitorie per il periodo precedente al 2011. Di conseguenza, tutte le pretese fiscali basate su quella norma per quegli anni nei confronti dei CTD sono illegittime e devono essere annullate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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