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Imposta unica scommesse: bookmaker estero paga

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un avviso di accertamento per l’imposta unica scommesse a carico di un bookmaker estero operante in Italia senza concessione. Il ricorso della società è stato rigettato, stabilendo che la responsabilità fiscale sussiste anche per gli operatori stranieri, in solido con i gestori delle ricevitorie, per l’attività di raccolta gioco sul territorio nazionale per l’anno di imposta 2012.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: La Cassazione Conferma la Responsabilità del Bookmaker Estero

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per il settore del gioco: la responsabilità fiscale degli operatori esteri che raccolgono scommesse in Italia senza una concessione statale. La decisione chiarisce che l’imposta unica scommesse è dovuta anche da questi soggetti, consolidando un principio fondamentale per la tutela degli interessi fiscali dello Stato e la parità di condizioni tra gli operatori del mercato.

Il Fatto: Un Bookmaker Estero e l’Accertamento Fiscale

Il caso ha origine dal ricorso di una società di scommesse con sede a Malta contro un avviso di accertamento emesso dall’Amministrazione Finanziaria italiana. L’atto impositivo contestava alla società il mancato versamento dell’imposta unica sulle scommesse raccolte sul territorio italiano nell’anno 2012, tramite una rete di centri di raccolta dati (ricevitorie) affiliati ma privi di concessione.

La società sosteneva di non essere il soggetto passivo del tributo, adducendo varie motivazioni, tra cui la presunta violazione del diritto dell’Unione Europea e l’illegittimità della normativa nazionale che estende l’obbligo fiscale anche agli operatori non concessionari. La questione è giunta fino alla Suprema Corte dopo la conferma della pretesa fiscale da parte della Commissione Tributaria Regionale.

L’imposta unica scommesse e la responsabilità solidale

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione della normativa che disciplina l’imposta unica. La legislazione italiana (in particolare il D.Lgs. 504/1998, come interpretato dalla Legge 220/2010) stabilisce un principio cardine: l’imposta è dovuta da chiunque, con qualsiasi mezzo, gestisca la raccolta di scommesse in Italia, anche se privo di concessione e anche se la sua sede è all’estero.

La figura della ricevitoria

Un punto chiave analizzato dalla Corte è il rapporto tra il bookmaker estero e la ricevitoria locale. La Corte Costituzionale, in una precedente pronuncia (sent. n. 27/2018), ha chiarito che entrambi i soggetti partecipano all’attività di “organizzazione ed esercizio” delle scommesse e sono quindi coobbligati in solido al pagamento dell’imposta. La ricevitoria gestisce la raccolta fisica, l’incasso e il pagamento delle vincite, mentre il bookmaker gestisce il rischio e la piattaforma di gioco. Questa solidarietà garantisce allo Stato di potersi rivalere su entrambi per il recupero del tributo.

La svolta normativa del 2011

La stessa Corte Costituzionale aveva però dichiarato illegittima l’applicazione retroattiva di tale responsabilità solidale alle ricevitorie per le annualità precedenti al 2011. Il motivo era pratico: prima della norma interpretativa del 2010, le ricevitorie non potevano prevedere questo onere fiscale e quindi non avevano la possibilità di rinegoziare le loro commissioni con i bookmaker per trasferire su di essi il carico tributario. Tuttavia, per gli anni d’imposta successivi, come il 2012 oggetto del caso, la responsabilità solidale è pienamente valida.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte, nel rigettare il ricorso della società, ha ribadito con forza diversi principi ormai consolidati nella giurisprudenza.

In primo luogo, ha escluso la necessità di un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, poiché la materia era già stata ampiamente trattata sia a livello costituzionale che unionale (con riferimento alla causa C-788/18, che coinvolgeva la stessa società).

In secondo luogo, ha affermato che la responsabilità del bookmaker è autonoma e non dipende da quella della ricevitoria. La pronuncia di incostituzionalità parziale relativa alle ricevitorie per il periodo ante-2011 non ha fatto venir meno l’obbligo fiscale in capo al bookmaker, che rimane il soggetto principale dell’organizzazione del gioco. L’obbligazione del bookmaker privo di concessione non è “dipendente” da quella della ricevitoria, ma sorge direttamente dalla gestione dell’attività di scommesse sul territorio italiano.

Infine, la Corte ha respinto le altre censure, come la mancata traduzione dell’atto impositivo in lingua inglese e la presunta violazione dei principi di libertà di stabilimento e di prestazione di servizi, giudicando la normativa fiscale italiana non discriminatoria né ostativa all’esercizio di tali attività, ma volta a garantire la parità di trattamento tra operatori concessionari e non.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame rappresenta un ulteriore tassello nella definizione del quadro normativo e giurisprudenziale in materia di giochi e scommesse. Le conclusioni che se ne possono trarre sono chiare:

1. Certezza dell’Imposizione: Viene confermato senza ombra di dubbio che qualsiasi operatore, anche estero e privo di titolo concessorio, che raccolga gioco in Italia è soggetto all’imposta unica. Questo principio assicura che l’attività economica svolta sul territorio nazionale contribuisca al gettito fiscale.
2. Responsabilità Primaria del Bookmaker: La responsabilità fiscale del bookmaker è un pilastro del sistema. Anche in presenza di una rete di intermediari, è l’organizzatore del gioco a essere considerato il principale soggetto passivo d’imposta.
3. Compatibilità con il Diritto UE: La normativa italiana sull’imposta unica è considerata compatibile con i principi del diritto dell’Unione Europea, in quanto non crea barriere ingiustificate all’ingresso nel mercato ma mira a regolamentare un settore sensibile e a garantire equità fiscale.

Un bookmaker estero che opera in Italia senza concessione è tenuto a pagare l’imposta unica sulle scommesse?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che chiunque gestisca la raccolta di scommesse sul territorio italiano è soggetto passivo dell’imposta unica, indipendentemente dal fatto che possieda o meno una concessione statale e anche se la sua sede legale si trova all’estero.

La responsabilità fiscale del bookmaker dipende da quella della ricevitoria che raccoglie le scommesse per suo conto?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligazione del bookmaker è autonoma. Anche se la responsabilità delle ricevitorie è stata esclusa dalla Corte Costituzionale per i periodi d’imposta antecedenti al 2011, ciò non ha eliminato la responsabilità del bookmaker, che rimane il soggetto principale dell’organizzazione del gioco.

L’obbligo di pagare l’imposta unica per gli operatori senza concessione viola il diritto dell’Unione Europea?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata, citata anche in questa ordinanza, la normativa fiscale italiana non viola i principi di libertà di stabilimento e di prestazione di servizi, in quanto non appare atta a vietare, ostacolare o rendere meno attraenti le attività di una società, ma a garantire parità di trattamento e a tutelare l’interesse fiscale dello Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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