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Imposta unica scommesse: bookmaker estero e sanzioni

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33838/2024, ha stabilito che un bookmaker estero, operante in Italia tramite Centri Trasmissione Dati (CTD), è soggetto passivo dell’imposta unica sulle scommesse, anche in assenza di concessione. La Corte ha confermato la legittimità della pretesa fiscale per l’anno 2010, rigettando le eccezioni di violazione del diritto nazionale ed europeo. Tuttavia, ha accolto il motivo relativo alle sanzioni, annullandole in ragione della condizione di ‘obiettiva incertezza normativa’ esistente all’epoca dei fatti, prima dell’entrata in vigore della norma interpretativa del 2010.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: Chi Paga tra Bookmaker Estero e Centro Italiano?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per il settore del gioco: l’applicazione dell’imposta unica scommesse agli operatori esteri che raccolgono gioco in Italia tramite una rete di intermediari. La decisione chiarisce in modo definitivo la ripartizione delle responsabilità fiscali, ma introduce un importante principio di tutela per il contribuente in caso di leggi poco chiare, annullando le sanzioni. Analizziamo insieme questa pronuncia per capirne la portata e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Una società di scommesse con sede a Malta ha ricevuto un avviso di accertamento dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per l’omesso versamento dell’imposta unica sulle scommesse relativa all’annualità 2010. L’Agenzia riteneva la società estera responsabile in solido con il Centro Trasmissione Dati (CTD) italiano che operava per suo conto.
La società ha impugnato l’atto, sostenendo di non essere il soggetto passivo del tributo e lamentando la violazione di diverse norme nazionali ed europee, tra cui il principio di non discriminazione. Dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio, la controversia è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

Gli Ermellini hanno rigettato quasi tutti i motivi di ricorso, confermando la legittimità della pretesa fiscale. Tuttavia, hanno accolto un punto fondamentale: il motivo relativo all’illegittimità delle sanzioni.
La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente alla parte sanzionatoria. Decidendo nel merito, ha annullato le sanzioni irrogate alla società, compensando le spese di tutti i gradi di giudizio a causa dell’evoluzione della giurisprudenza in materia.

Le Motivazioni: Analisi dell’Imposta Unica Scommesse

La Responsabilità del Bookmaker Estero

La Corte ha ribadito un principio ormai consolidato: il soggetto passivo dell’imposta unica scommesse è chiunque gestisca l’attività di raccolta, a prescindere dal possesso di una concessione statale. L’attività di “gestione” avviene concretamente sul territorio italiano attraverso la rete dei CTD, che predispongono l’apparato necessario per la raccolta, la registrazione delle giocate e il pagamento delle vincite. Pertanto, anche il bookmaker estero che si avvale di tale rete è pienamente soggetto alla potestà impositiva dello Stato italiano. La Corte ha sottolineato che la responsabilità è solidale e paritetica tra il bookmaker e il CTD, in quanto entrambi partecipano all’esercizio dell’attività tassabile.

Il Principio di Territorialità e il Diritto Europeo

Uno dei punti contestati dalla società ricorrente era la presunta violazione dei principi UE di libera prestazione dei servizi e di non discriminazione. La Cassazione, allineandosi alla giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea, ha respinto questa tesi. L’imposta unica scommesse non è discriminatoria perché si applica a tutti gli operatori che raccolgono gioco sul territorio italiano, siano essi nazionali o esteri, concessionari o meno. L’obiettivo della norma è sottoporre a tassazione una manifestazione di ricchezza che si produce in Italia, garantendo parità di trattamento fiscale e perseguendo obiettivi di interesse generale, come la tutela dei consumatori e la prevenzione di attività illecite.

Annullamento delle Sanzioni per Obiettiva Incertezza

Il vero colpo di scena della pronuncia risiede nell’accoglimento del motivo relativo alle sanzioni. La Corte ha riconosciuto che, per l’annualità 2010, il quadro normativo relativo alla soggettività passiva dei bookmaker esteri privi di concessione era caratterizzato da una “obiettiva incertezza”. Prima dell’entrata in vigore della norma di interpretazione autentica (art. 1, comma 66, L. n. 220/2010), la disciplina si prestava a diverse letture. Questa ambiguità legislativa, riconosciuta dalla stessa Corte Costituzionale in una precedente sentenza, ha reso scusabile l’errore del contribuente. Di conseguenza, pur confermando che l’imposta era dovuta, la Corte ha stabilito che le sanzioni non potevano essere applicate, in ossequio ai principi dello Statuto del Contribuente che tutelano l’affidamento e la buona fede in presenza di un quadro legale poco chiaro.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione delinea un quadro chiaro e definitivo: i bookmaker esteri che operano in Italia tramite intermediari sono tenuti al pagamento dell’imposta unica scommesse. La gestione dell’attività sul territorio nazionale è il presupposto sufficiente per l’imposizione, senza che ciò costituisca una violazione del diritto europeo.
Al contempo, la decisione riafferma un fondamentale principio di civiltà giuridica: nessuno può essere punito per aver violato una legge la cui interpretazione era oggettivamente incerta. Questo pronunciamento, pur confermando l’obbligo tributario, offre un’importante tutela ai contribuenti, stabilendo che le sanzioni sono inapplicabili per i periodi in cui la normativa non era sufficientemente chiara, come nel caso dell’anno d’imposta 2010.

Un bookmaker estero senza concessione italiana deve pagare l’imposta unica sulle scommesse in Italia?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che chiunque gestisca la raccolta di scommesse sul territorio italiano, anche se stabilito all’estero e privo di concessione, è soggetto passivo dell’imposta unica. La responsabilità è solidale con gli intermediari (CTD) che operano in Italia.

Le sanzioni fiscali sono sempre dovute in caso di omesso versamento dell’imposta unica sulle scommesse?
No. Nel caso specifico, relativo all’anno d’imposta 2010, la Corte ha annullato le sanzioni riconoscendo una condizione di ‘obiettiva incertezza normativa’. Poiché la legge all’epoca non era chiara sulla soggettività passiva degli operatori esteri, l’errore del contribuente è stato ritenuto scusabile e le sanzioni non applicabili.

L’applicazione dell’imposta unica a un operatore estero viola il diritto dell’Unione Europea?
No. Secondo la Corte, che si è conformata alla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’UE, la normativa italiana non è discriminatoria. Essa mira a tassare in modo uniforme tutte le attività di scommesse raccolte sul territorio nazionale, indipendentemente dalla sede o dallo status di concessionario dell’operatore, garantendo così la parità di trattamento fiscale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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