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Imposta sulla pubblicità: carrelli spesa e sanzioni

Una società ha contestato l’imposta sulla pubblicità per messaggi promozionali sui carrelli della spesa di un centro commerciale. La Corte di Cassazione ha confermato che l’imposta è dovuta, poiché la pubblicità nel parcheggio è visibile a un pubblico indeterminato. Tuttavia, ha annullato le sanzioni, riconoscendo la buona fede del contribuente che si era conformato a precedenti risoluzioni ministeriali, generando una condizione di incertezza normativa.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta sulla Pubblicità: Tassabili i Carrelli della Spesa, ma Sanzioni Annullate

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema rilevante per molte aziende: l’applicazione dell’imposta sulla pubblicità ai messaggi promozionali esposti sui carrelli della spesa. La Corte ha stabilito che l’imposta è dovuta anche se i carrelli circolano solo nel parcheggio del centro commerciale, ma ha annullato le sanzioni per il contribuente in buona fede.

I Fatti del Caso

Una nota società del settore alimentare impugnava un avviso di accertamento relativo all’imposta comunale sulla pubblicità per l’anno 2011. L’oggetto del contendere erano i messaggi pubblicitari apposti sui carrelli della spesa di un centro commerciale. La società sosteneva che tale forma di pubblicità non dovesse essere tassata, ma le sue ragioni venivano respinte sia dalla Commissione Tributaria Provinciale che da quella Regionale. Di conseguenza, la questione è approdata dinanzi alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’azienda ricorrente ha basato la sua difesa su diversi punti, tra cui:
1. Visibilità limitata: La pubblicità sui carrelli era visibile solo nel parcheggio del centro commerciale, un’area privata, recintata e chiusa di notte, e non in un “luogo pubblico o aperto al pubblico” come richiesto dalla normativa.
2. Esenzione: La situazione doveva rientrare nell’ipotesi di esenzione prevista per la pubblicità effettuata all’interno dei locali di vendita.
3. Assenza di presupposto impositivo: Il messaggio pubblicitario era percepito solo occasionalmente dai clienti, non raggiungendo un numero indeterminato di soggetti, requisito fondamentale per l’applicazione del tributo.
4. Inapplicabilità delle sanzioni: L’azienda aveva agito in conformità con alcune risoluzioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che in passato avevano fornito un’interpretazione favorevole al contribuente su casi simili. Questo avrebbe dovuto escludere l’applicazione di sanzioni per violazione della norma.

Analisi dell’Imposta sulla Pubblicità nel Parcheggio

La Corte di Cassazione ha rigettato i motivi relativi alla debenza del tributo. I giudici hanno chiarito che il presupposto per l’imposta sulla pubblicità non è la proprietà pubblica del luogo, ma la potenziale visibilità del messaggio a un numero indeterminato di persone. Il parcheggio di un centro commerciale, anche se privato, è un luogo di transito per una vasta platea di soggetti, non solo per chi intende fare acquisti, ma anche per chi semplicemente attraversa l’area. Di conseguenza, è considerato un “luogo aperto al pubblico” ai fini fiscali. La Corte ha sottolineato che la capacità diffusiva del messaggio e la sua idoneità a richiamare l’attenzione sono sufficienti a integrare il presupposto impositivo, indipendentemente dalla durata della percezione da parte del singolo individuo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto che la pubblicità sui carrelli che circolano nel parcheggio non può beneficiare dell’esenzione prevista per i messaggi all’interno dei locali di vendita. Proprio la loro circolazione all’esterno li espone alla vista di un pubblico indistinto, realizzando quella diffusione che la legge intende tassare.

Tuttavia, la vera svolta della sentenza riguarda le sanzioni. Il terzo motivo di ricorso, relativo alla violazione dell’articolo 10 dello Statuto del Contribuente, è stato accolto.

Le Conclusioni: Annullamento delle Sanzioni per Tutela dell’Affidamento

La Corte ha riconosciuto che il contribuente si era attenuto a diverse risoluzioni ministeriali (emanate tra il 1982 e il 2014) che suggerivano l’esenzione per messaggi pubblicitari occasionalmente visibili all’esterno. Sebbene tali risoluzioni non abbiano valore di legge e non possano eliminare l’imposta, esse hanno generato una “obiettiva condizione di incertezza” sulla portata della norma.

In applicazione del principio di tutela dell’affidamento e della buona fede, la Cassazione ha stabilito che non si possono irrogare sanzioni al contribuente che si è conformato a una prassi dell’Amministrazione Finanziaria. Di conseguenza, pur confermando che l’imposta era dovuta, la Corte ha cassato la sentenza impugnata limitatamente alle sanzioni, dichiarandole non dovute.

La pubblicità sui carrelli della spesa è soggetta a imposta anche se visibile solo nel parcheggio del supermercato?
Sì. Secondo la Corte, il parcheggio di un centro commerciale è considerato un “luogo aperto al pubblico” perché il messaggio pubblicitario può raggiungere un numero indeterminato di destinatari, non solo i clienti del supermercato. Il presupposto dell’imposta è la potenziale visibilità del messaggio, non la proprietà pubblica dell’area.

Cosa si intende per “luogo aperto al pubblico” ai fini dell’imposta sulla pubblicità?
Si intende qualsiasi luogo, anche di proprietà privata, che sia accessibile a una collettività indistinta di persone. La caratteristica determinante è la possibilità che il messaggio pubblicitario sia esposto alla vista di un pubblico ampio e non predeterminato.

È possibile evitare le sanzioni tributarie se si è seguito un’interpretazione dell’Amministrazione Finanziaria poi rivelatasi errata?
Sì. La Corte ha stabilito che se il contribuente si è conformato a indicazioni ufficiali dell’Amministrazione Finanziaria (come le risoluzioni ministeriali) che hanno creato una situazione di oggettiva incertezza normativa, si applica il principio della tutela dell’affidamento. Di conseguenza, anche se l’imposta resta dovuta, le sanzioni non possono essere applicate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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