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Imposta sugli intrattenimenti e DJ set: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14090/2024, ha stabilito la piena compatibilità dell’Imposta sugli intrattenimenti (ISI) con la normativa europea sull’IVA. Nel caso esaminato, una società che organizzava serate con DJ set si era opposta a degli avvisi di accertamento, sostenendo che l’ISI costituisse una duplicazione dell’IVA. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che l’ISI non è un’imposta generale sul volume d’affari e che la società non aveva fornito la prova necessaria a qualificare le esibizioni come “spettacolo” (esente da ISI) anziché come “intrattenimento”.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta sugli intrattenimenti e DJ set: la Cassazione fa chiarezza

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 14090/2024 offre importanti chiarimenti sulla corretta applicazione dell’Imposta sugli intrattenimenti (ISI) alle esibizioni dei DJ. La Corte ha affrontato due questioni centrali: la compatibilità di questo tributo con la normativa europea sull’IVA e la distinzione cruciale tra “intrattenimento” e “spettacolo”, da cui dipende il regime fiscale applicabile. Questa decisione ha implicazioni significative per tutti gli operatori del settore.

I fatti di causa

Una società operante nel settore dell’intrattenimento ha ricevuto due avvisi di accertamento dall’Agenzia delle Entrate per gli anni 2013 e 2014. L’amministrazione finanziaria contestava il mancato versamento dell’Imposta sugli intrattenimenti (ISI) relativa a serate con esibizioni di DJ organizzate nei locali della società.
La società ha impugnato gli atti, sostenendo principalmente due argomenti:
1. La normativa nazionale sull’ISI sarebbe in contrasto con la direttiva europea sull’IVA (n. 112/2006), che vieta agli Stati membri di introdurre imposte sul volume d’affari concorrenti con l’IVA.
2. Le esibizioni dei DJ, in particolare quelle di artisti di fama internazionale, dovrebbero essere classificate come “spettacolo” (nella specie, “concerti strumentali e vocali”) e, pertanto, soggette solo all’IVA e non all’ISI.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto i ricorsi della società, la quale ha quindi deciso di rivolgersi alla Corte di Cassazione.

È compatibile l’Imposta sugli intrattenimenti con l’IVA?

Il primo motivo di ricorso si basava sulla presunta incompatibilità dell’ISI con il diritto europeo. Secondo la società, applicare sia l’ISI che l’IVA sulla stessa attività configurerebbe una doppia imposizione vietata.

La Cassazione ha rigettato questa tesi, confermando l’orientamento consolidato della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (sentenza Giant, causa C-109/90). L’ISI non ha le caratteristiche di un’imposta generale sul volume d’affari come l’IVA per tre ragioni fondamentali:
1. Non è generale: L’ISI si applica solo a una categoria limitata e specifica di servizi (le attività di intrattenimento), a differenza dell’IVA che colpisce quasi tutti i beni e servizi.
2. Non colpisce il valore aggiunto: Non viene riscossa in ogni fase del processo produttivo e distributivo, ma colpisce l’insieme degli introiti realizzati dall’impresa che organizza l’evento.
3. Base imponibile diversa: La sua base imponibile è costituita dal corrispettivo pagato dal pubblico al netto dell’IVA, non dal valore aggiunto di ogni operazione.

Di conseguenza, la Corte ha concluso che l’ISI è un tributo speciale pienamente compatibile con il sistema comune dell’IVA.

La differenza fiscale tra Spettacolo e Intrattenimento per l’Imposta sugli intrattenimenti

Il secondo e cruciale punto del ricorso riguardava la classificazione delle performance dei DJ. La normativa tributaria italiana distingue nettamente tra:
* Attività di intrattenimento: Caratterizzate da un prevalente aspetto ludico e dalla partecipazione attiva del pubblico (es. ballo in discoteca). Sono soggette sia a ISI che a un regime speciale IVA (art. 74, co. 6, d.P.R. 633/72).
* Attività di spettacolo: Caratterizzate dalla partecipazione prevalentemente passiva del pubblico, che assiste a una rappresentazione (es. un concerto). Sono soggette solo all’IVA secondo le regole ordinarie (art. 74-quater, d.P.R. 633/72).

L’elemento chiave per distinguere un’esecuzione musicale tra le due categorie è la prevalenza o meno della musica dal vivo. Se la musica dal vivo ha una durata pari o superiore al 50% dell’orario di apertura, si tratta di spettacolo. In caso contrario, si rientra nell’intrattenimento.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il secondo motivo di ricorso. La società sosteneva che le esibizioni di DJ di fama internazionale fossero assimilabili a “concerti” e quindi a “spettacolo”, basandosi anche su una nota della SIAE. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale aveva già stabilito che la società non aveva assolto al proprio onere probatorio.

Dalle fatture emesse dai DJ, infatti, non era possibile determinare né la tipologia esatta della prestazione (esibizione dal vivo, mixaggio di brani altrui, ecc.) né, soprattutto, la sua durata complessiva. Senza questa prova, non era possibile verificare il superamento della soglia del 50% di musica dal vivo richiesta dalla legge per qualificare l’evento come spettacolo.
La Cassazione ha ribadito che non può riesaminare nel merito una valutazione di fatto già compiuta correttamente dal giudice di appello. La società, chiedendo alla Corte di reinterpretare le prove, stava di fatto tentando di ottenere un terzo grado di merito, non consentito nel giudizio di legittimità.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte ha rigettato integralmente il ricorso, condannando la società al pagamento delle spese legali. La sentenza ribadisce due principi fondamentali: l’Imposta sugli intrattenimenti è legittima e compatibile con il diritto europeo, e spetta al contribuente dimostrare con prove concrete di possedere i requisiti per beneficiare di un regime fiscale più favorevole, come quello previsto per le attività di spettacolo. Per gli operatori del settore, ciò significa che è essenziale documentare in modo preciso e inequivocabile la natura e la durata delle esibizioni musicali per evitare contestazioni fiscali.

L’Imposta sugli intrattenimenti (ISI) è compatibile con la normativa europea sull’IVA?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’ISI è compatibile. Non è considerata un’imposta sul volume d’affari come l’IVA perché si applica solo a una categoria limitata di servizi, non colpisce il valore aggiunto in ogni fase produttiva e la sua base imponibile è calcolata al netto dell’IVA stessa.

Qual è la differenza fiscale tra un DJ set classificato come “intrattenimento” e uno come “spettacolo”?
Un DJ set classificato come “intrattenimento” (con musica prevalentemente registrata) è soggetto sia all’Imposta sugli intrattenimenti (ISI) sia a un regime IVA speciale. Se invece è classificato come “spettacolo” (con musica dal vivo per almeno il 50% della durata dell’evento), è soggetto soltanto al regime ordinario dell’IVA, risultando esente da ISI.

Chi deve dimostrare che un DJ set rientra nella categoria dello “spettacolo” per beneficiare di un regime fiscale più favorevole?
L’onere della prova spetta al contribuente, ovvero alla società che organizza l’evento. È la società che deve fornire prove concrete e sufficienti (come contratti dettagliati o documentazione specifica) per dimostrare che l’esibizione soddisfa i requisiti per essere classificata come spettacolo, in particolare il criterio della durata della musica eseguita dal vivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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