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Imposta sostitutiva scissione: la Cassazione decide

Un contribuente, dopo aver rivalutato le quote di una società e pagato due rate dell’imposta sostitutiva, si trova a non possedere più tali quote a seguito di una scissione societaria. L’Amministrazione Finanziaria richiede il pagamento della terza rata. La Corte di Cassazione, data la novità della questione sull’imposta sostitutiva scissione, ha rinviato il caso alla pubblica udienza per una decisione approfondita, non fornendo ancora una soluzione definitiva.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta sostitutiva e scissione: la Cassazione esamina un caso inedito

Il rapporto tra operazioni societarie straordinarie e obblighi fiscali preesistenti è un terreno complesso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione solleva un’interessante questione sull’imposta sostitutiva scissione, rinviando il caso a una pubblica udienza per la sua novità assoluta. Vediamo nel dettaglio i fatti e le implicazioni di questa vicenda.

I Fatti del Caso: Dalla Rivalutazione alla Scissione

Un contribuente aveva aderito alla normativa che consente di rivalutare il valore delle proprie partecipazioni societarie, pagando un’imposta sostitutiva in tre rate. Nello specifico, aveva rivalutato le azioni detenute in una Società Originaria S.p.A. al 1° gennaio 2005.

Dopo aver regolarmente versato le prime due rate, la Società Originaria S.p.A. è stata oggetto di un’operazione di scissione. Per effetto di tale operazione, il contribuente ha cessato di essere titolare delle azioni originarie, ricevendo in cambio quote di una nuova Società Beneficiaria S.r.l.

Successivamente, l’Amministrazione Finanziaria, tramite un controllo automatizzato, ha richiesto al contribuente il pagamento della terza e ultima rata dell’imposta sostitutiva, riferita alla rivalutazione delle azioni della Società Originaria che egli non possedeva più. Il contribuente ha impugnato la relativa cartella di pagamento, ma i giudici tributari di merito hanno respinto le sue ragioni sia in primo che in secondo grado.

La Questione Giuridica: un dilemma sull’imposta sostitutiva scissione

Il cuore del problema legale è il seguente: l’obbligazione di versare l’imposta sostitutiva per la rivalutazione di una partecipazione sopravvive a un’operazione di scissione che fa venir meno la titolarità di quella stessa partecipazione in capo al contribuente?

Secondo la tesi del ricorrente, una volta avvenuta la scissione, sarebbe venuto meno il presupposto oggettivo dell’imposta. Continuare a pagare per la rivalutazione di un bene non più in suo possesso costituirebbe un indebito versamento all’erario. A suo avviso, l’oggetto delle due rivalutazioni (quella delle azioni della società originaria e quella delle quote della società beneficiaria) dovrebbe essere considerato giuridicamente il medesimo.

La Decisione della Corte di Cassazione

Di fronte a un quesito mai affrontato prima, la Suprema Corte ha emesso un’ordinanza interlocutoria. Invece di decidere il caso nella consueta camera di consiglio, ha riconosciuto la “novità della questione” e ha ritenuto opportuno rimettere la trattazione della causa alla pubblica udienza. Questa scelta procedurale è riservata ai casi di particolare importanza o che sollevano principi di diritto inediti.

Le Motivazioni

La motivazione principale dietro il rinvio è la totale assenza di precedenti giurisprudenziali specifici. I giudici devono risolvere due questioni fondamentali: primo, se dopo la scissione esista ancora il presupposto oggettivo per il versamento dell’imposta sostitutiva non ancora pagata; secondo, se le partecipazioni prima e dopo la scissione possano essere considerate giuridicamente lo stesso bene ai fini della rivalutazione. La complessità di questi interrogativi e le loro potenziali ripercussioni sul sistema fiscale hanno spinto la Corte a optare per un dibattito più approfondito in una pubblica udienza, dove le argomentazioni delle parti potranno essere sviscerate in modo più completo.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame non risolve la controversia, ma la mette in pausa in attesa di una decisione ponderata. Le conclusioni pratiche sono significative: viene evidenziata una potenziale lacuna normativa nella gestione fiscale delle operazioni straordinarie. La futura sentenza della Cassazione farà da apripista, stabilendo un principio fondamentale per tutti i casi di imposta sostitutiva scissione. Professionisti e contribuenti che si trovano in situazioni analoghe dovranno attendere questa pronuncia per avere un’indicazione chiara su come comportarsi, in un’area del diritto tributario in continua evoluzione.

Un contribuente deve continuare a pagare le rate dell’imposta sostitutiva per la rivalutazione di quote se, a seguito di una scissione, non possiede più quelle quote?
L’ordinanza della Corte di Cassazione non fornisce una risposta definitiva. Data la novità e la complessità della questione, ha deciso di sospendere il giudizio e rinviare la causa alla pubblica udienza per un esame più approfondito.

Qual è l’argomento principale del contribuente per non pagare l’ultima rata?
Il contribuente sostiene che, poiché non è più titolare delle quote originarie a causa della scissione, è venuto meno il presupposto oggettivo dell’imposta. Pertanto, il pagamento dell’ultima rata rappresenterebbe un versamento non dovuto, soprattutto considerando che aveva anche rivalutato le nuove quote ricevute dalla società beneficiaria.

Perché la Corte di Cassazione ha rimesso la causa alla pubblica udienza?
La Corte ha adottato questa procedura a causa della “novità della questione”. Poiché non esistono precedenti giurisprudenziali su questo specifico punto, i giudici hanno ritenuto necessario un esame più approfondito e un dibattito pubblico prima di emettere una decisione che stabilirà un importante principio di diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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