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Imposta sostitutiva: no doppia tassazione su garanzie

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6893/2024, ha stabilito un principio cruciale in materia fiscale. Una garanzia (fideiussione) collegata a un’operazione di finanziamento, per la quale è già stata pagata l’imposta sostitutiva, non può essere nuovamente tassata con l’imposta di registro proporzionale solo perché viene menzionata (enunciata) in un successivo atto giudiziario. La Corte ha chiarito che il regime dell’imposta sostitutiva è onnicomprensivo e impedisce una doppia imposizione sullo stesso negozio giuridico, rigettando così la pretesa dell’Agenzia delle Entrate.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Sostitutiva e Garanzie: La Cassazione dice NO alla Doppia Tassazione

Un quesito frequente e di grande importanza per il settore bancario e finanziario riguarda il trattamento fiscale delle garanzie. In particolare, cosa succede quando una fideiussione, collegata a un finanziamento per cui è già stata versata l’imposta sostitutiva, viene menzionata in una sentenza? L’Agenzia delle Entrate può richiedere il pagamento dell’imposta di registro? Con la recente sentenza n. 6893 del 14 marzo 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il pagamento dell’imposta sostitutiva esaurisce il carico fiscale e impedisce una successiva tassazione per la semplice enunciazione in sede giudiziaria.

I Fatti del Caso: Una Garanzia in Tribunale

Il caso ha origine da un avviso di liquidazione emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un noto istituto di credito. L’amministrazione finanziaria richiedeva il pagamento di una cospicua somma a titolo di imposta di registro su alcune fideiussioni. La particolarità era che tali garanzie non erano oggetto di un nuovo contratto, ma erano state semplicemente menzionate (o ‘enunciate’) in una sentenza del Tribunale. L’istituto di credito si è opposto, sostenendo che tali garanzie erano accessorie a operazioni di finanziamento a medio e lungo termine, per le quali era già stata correttamente applicata e versata l’imposta sostitutiva, un regime fiscale agevolato che assorbe diverse altre imposte, tra cui quella di registro.

La Decisione della Cassazione e il Ruolo dell’Imposta Sostitutiva

La Corte di Cassazione ha dato ragione all’istituto di credito, confermando la decisione della Commissione Tributaria Regionale. Gli Ermellini hanno riaffermato un orientamento ormai consolidato: il principio del ne bis in idem tributario, ovvero il divieto di doppia imposizione sullo stesso presupposto economico-giuridico. Se un’operazione, incluse le sue garanzie, è stata assoggettata al regime dell’imposta sostitutiva, essa non può essere tassata una seconda volta con l’imposta di registro. La semplice enunciazione in un atto giudiziario non è sufficiente a creare un nuovo e autonomo presupposto impositivo per un negozio che ha già assolto i suoi obblighi fiscali.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su una chiara interpretazione delle norme fiscali. L’articolo 15 del D.P.R. n. 601/1973 stabilisce che le operazioni di finanziamento a medio e lungo termine, e tutte le formalità e garanzie ad esse connesse, sono esenti da imposta di registro, bollo e imposte ipocatastali, in quanto soggette a un’unica imposta sostitutiva. Sebbene il secondo comma dello stesso articolo preveda che gli atti giudiziari relativi a tali operazioni restino soggetti al regime ordinario di tassazione, ciò non significa che si possa tassare nuovamente il contratto di garanzia già coperto dal regime sostitutivo.

La norma sull’enunciazione (art. 22 del D.P.R. n. 131/1986) è stata concepita per far emergere e tassare atti non registrati, non per ritassare negozi che hanno già scontato un’imposta, seppur in forma sostitutiva. La Cassazione sottolinea che, diversamente, si creerebbe un paradosso: gli atti ‘favoriti’ dal legislatore con un regime agevolato finirebbero per essere tassati più pesantemente di quelli ordinari in caso di contenzioso giudiziario. Il pagamento dell’imposta sostitutiva conferisce il diritto alla registrazione senza ulteriori oneri, e questo principio non viene meno se l’atto viene menzionato in un procedimento legale.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza la certezza del diritto per gli operatori finanziari e le imprese. Conferma che il regime dell’imposta sostitutiva ha una portata onnicomprensiva che ‘blinda’ l’intera operazione di finanziamento, comprese le garanzie accessorie, da future pretese fiscali basate sulla mera enunciazione. In pratica, una volta assolta l’imposta sostitutiva, le banche e i loro clienti possono avere la tranquillità che l’eventuale necessità di far valere tali garanzie in giudizio non comporterà un’inattesa e ingiustificata duplicazione del carico fiscale. Un principio di coerenza e razionalità del sistema tributario che previene l’applicazione distorta delle norme sull’imposta di registro.

Una garanzia già soggetta a imposta sostitutiva deve pagare l’imposta di registro se menzionata in una sentenza?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una garanzia (fideiussione) collegata a un’operazione di finanziamento per cui è già stata pagata l’imposta sostitutiva non può essere nuovamente assoggettata a imposta di registro solo perché enunciata in un atto giudiziario.

Perché gli atti giudiziari relativi a finanziamenti agevolati sono comunque soggetti a imposta secondo il regime ordinario?
L’art. 15, comma 2, del D.P.R. 601/1973 stabilisce che l’esenzione non si estende agli atti giudiziari. Questo significa che la sentenza stessa, come atto, sconta le imposte ordinarie, ma non che i contratti in essa enunciati (e già tassati in via sostitutiva) debbano essere tassati di nuovo.

L’enunciazione di un contratto in un atto giudiziario crea sempre un nuovo obbligo fiscale?
No. L’art. 22 del D.P.R. 131/1986, che disciplina l’imposta sugli atti enunciati, non si applica agli atti esenti o a quelli, come in questo caso, già soggetti a imposizione sostitutiva. La norma serve a tassare atti non registrati, non a duplicare l’imposta su atti che hanno già assolto il loro obbligo fiscale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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