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Imposta sostitutiva fideiussioni: no al registro

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25338/2024, ha stabilito che le garanzie fideiussorie collegate a finanziamenti a medio-lungo termine, già assoggettate a imposta sostitutiva, non devono pagare nuovamente l’imposta di registro qualora vengano menzionate (enunciate) in un successivo atto giudiziario. La Corte ha rigettato il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, affermando il principio secondo cui un atto che ha già scontato un’imposizione fiscale completa, come quella prevista per l’imposta sostitutiva fideiussioni, non può essere tassato una seconda volta per il solo fatto della sua menzione in un altro documento.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta sostitutiva fideiussioni: la Cassazione esclude la doppia tassazione

L’ordinanza n. 25338/2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia fiscale: il divieto di doppia imposizione. La Suprema Corte ha chiarito che l’applicazione dell’imposta sostitutiva sulle fideiussioni connesse a finanziamenti a medio e lungo termine esclude categoricamente l’applicazione dell’imposta di registro, anche quando tali garanzie vengono menzionate (enunciate) in un successivo atto giudiziario. Una decisione che offre certezza agli operatori del settore creditizio e alle imprese.

I Fatti del Caso: La pretesa dell’Amministrazione Finanziaria

La vicenda trae origine da un avviso di liquidazione emesso dall’Amministrazione Finanziaria nei confronti di un istituto di credito. L’ente impositore richiedeva il pagamento dell’imposta di registro proporzionale su alcune fideiussioni menzionate in una sentenza civile. Tali garanzie, tuttavia, erano state prestate nell’ambito di operazioni di finanziamento a medio e lungo termine, per le quali era già stata versata la cosiddetta ‘imposta sostitutiva’, un tributo speciale che, come suggerisce il nome, sostituisce diverse imposte ordinarie (registro, bollo, ipotecarie e catastali).
Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione all’istituto di credito, annullando la pretesa fiscale. L’Amministrazione Finanziaria, non soddisfatta, ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica e l’imposta sostitutiva sulle fideiussioni

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione combinata di due normative: il d.P.R. 601/1973, che istituisce il regime agevolato dell’imposta sostitutiva per i finanziamenti, e l’art. 22 del Testo Unico sull’Imposta di Registro (d.P.R. 131/1986), che prevede la tassazione degli atti ‘enunciati’ ma non ancora registrati. L’Amministrazione Finanziaria sosteneva che la menzione delle fideiussioni nella sentenza costituisse un presupposto autonomo per l’applicazione dell’imposta di registro, a prescindere dal regime fiscale originario delle garanzie. Al contrario, la società contribuente riteneva che l’aver già assolto l’obbligo fiscale tramite l’imposta sostitutiva rendesse illegittima qualsiasi ulteriore pretesa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, confermando l’orientamento già consolidato in materia. I giudici hanno chiarito che il regime dell’imposta sostitutiva previsto dall’art. 15 del d.P.R. 601/1973 è un sistema fiscale onnicomprensivo e agevolato. Esso copre non solo l’operazione di finanziamento principale, ma anche ‘tutti i provvedimenti, atti, contratti e formalità inerenti’, incluse le ‘garanzie di qualunque tipo’.
Il pagamento dell’imposta sostitutiva, quindi, esaurisce ogni obbligo tributario relativo a tali atti. Di conseguenza, questi non possono essere nuovamente assoggettati a imposizione, nemmeno tramite il meccanismo dell’enunciazione previsto dall’art. 22 del Testo Unico del Registro. La Corte ha specificato che l’art. 22 si applica agli atti che non sono stati registrati e che dovevano esserlo, non a quelli che hanno seguito un diverso ma completo percorso di imposizione fiscale, come quello sostitutivo.
In altre parole, la logica del sistema è evitare che un’operazione, già tassata in via agevolata per favorire il credito, venga poi penalizzata con un’ulteriore imposta a causa di un contenzioso giudiziario. Il principio del ne bis in idem tributario (non si può essere tassati due volte per lo stesso presupposto) trova qui piena applicazione.

Conclusioni: L’impatto della decisione

L’ordinanza della Cassazione rafforza un principio di certezza del diritto fondamentale per le operazioni finanziarie. Le banche e le imprese che stipulano finanziamenti a medio-lungo termine possono contare sul fatto che, una volta assolta l’imposta sostitutiva, le garanzie collegate (come le fideiussioni) sono fiscalmente ‘sterilizzate’ rispetto all’imposta di registro. La semplice menzione di tali garanzie in una sentenza o in un altro atto non può far risorgere un obbligo fiscale già estinto. Questa decisione previene l’insorgere di contenziosi e garantisce la coerenza del sistema fiscale, evitando che un’agevolazione si trasformi in uno svantaggio in caso di successiva azione giudiziaria.

Una fideiussione legata a un finanziamento a medio-lungo termine, già soggetta a imposta sostitutiva, deve pagare l’imposta di registro se viene menzionata in una sentenza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che gli atti già assoggettati a imposta sostitutiva non possono essere nuovamente tassati con l’imposta di registro solo perché enunciati in un atto giudiziario, in quanto l’obbligo fiscale è già stato assolto.

Perché l’articolo 22 del Testo Unico sull’Imposta di Registro non si applica in questo caso?
L’articolo 22 riguarda l’imposizione di atti ‘enunciati’ e non registrati. La Corte chiarisce che tale norma non si applica agli atti che, pur non essendo registrati nel modo ordinario, hanno già scontato un’imposta (quella sostitutiva) che copre e sostituisce anche gli obblighi di registrazione.

Qual è la differenza tra il regime fiscale dell’atto giudiziario e quello degli atti in esso enunciati?
L’atto giudiziario (la sentenza) è soggetto a tassazione secondo il regime ordinario. Tuttavia, questo non comporta che anche le operazioni in esso menzionate, come le fideiussioni, debbano essere nuovamente tassate se hanno già assolto il loro obbligo fiscale attraverso il regime speciale e onnicomprensivo dell’imposta sostitutiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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