LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Imposta scommesse: sanzioni annullate per incertezza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27233/2025, ha stabilito un importante principio in materia di imposta scommesse. Un operatore estero, che operava in Italia tramite centri di trasmissione dati senza concessione, si è visto confermare l’obbligo di pagare l’imposta per l’annualità 2008, ma annullare le relative sanzioni. La Corte ha riconosciuto una condizione di “incertezza normativa oggettiva” nel quadro legislativo precedente alla legge interpretativa del 2010, escludendo la punibilità della condotta del contribuente, pur mantenendo fermo l’obbligo tributario.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Scommesse: Tassa Dovuta, Sanzioni Annullate per Incertezza Normativa

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 27233/2025) ha affrontato un tema cruciale per il settore del gioco: la debenza dell’imposta scommesse da parte di operatori esteri privi di concessione italiana. La Corte, pur confermando che la tassa è dovuta, ha annullato le sanzioni per l’annualità 2008, riconoscendo una situazione di “incertezza normativa oggettiva” che rendeva la violazione non punibile. Questa decisione chiarisce l’equilibrio tra l’obbligo di contribuzione e il principio di tutela del contribuente di fronte a una legislazione poco chiara.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda una società di scommesse con sede a Malta, operante in Italia attraverso una rete di Centri di Trasmissione Dati (CTD) senza essere in possesso di una concessione statale. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli aveva notificato alla società un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2008, richiedendo il pagamento dell’imposta unica sulle scommesse in qualità di coobbligato solidale con il CTD italiano. La società ha impugnato l’atto, sostenendo, tra le altre cose, la violazione del diritto dell’Unione Europea e l’illegittimità della pretesa tributaria. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno respinto i ricorsi della società, la quale ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Cassazione e l’imposta scommesse

La Corte di Cassazione ha esaminato gli otto motivi di ricorso presentati dalla società, rigettandone la maggior parte ma accogliendo quello decisivo relativo all’inapplicabilità delle sanzioni. I giudici hanno confermato che l’imposta è dovuta anche dagli operatori che raccolgono scommesse al di fuori del sistema concessorio. Tuttavia, hanno accolto il settimo motivo di ricorso, basato sulla violazione dell’art. 6 del D.Lgs. 472/1997, che esclude la punibilità quando la violazione è determinata da obiettive condizioni di incertezza sulla portata e sull’ambito di applicazione della norma.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un’analisi approfondita del quadro normativo e giurisprudenziale dell’epoca. In particolare, ha evidenziato come, prima dell’entrata in vigore della norma di interpretazione autentica del 2010 (contenuta nella Legge di Stabilità 2011), esistesse una reale e oggettiva incertezza circa l’assoggettamento all’imposta unica dei bookmaker esteri senza concessione.

La stessa Corte Costituzionale, con la sentenza n. 27/2018, pur chiarendo l’ambito applicativo della norma, aveva riconosciuto l’esistenza di una situazione di ambiguità interpretativa per il passato. In quel periodo, la formulazione della legge poteva legittimamente essere interpretata nel senso che solo i soggetti operanti all’interno del sistema concessorio fossero tenuti al pagamento del tributo. Di conseguenza, l’errore del contribuente non poteva essere considerato colpevole.

La Cassazione ha quindi stabilito che, per l’annualità 2008, sussisteva una condizione di “obiettiva incertezza normativa” che giustificava la disapplicazione delle sanzioni. L’imposta, invece, rimane dovuta, in quanto la norma interpretativa successiva ha chiarito, con effetto retroattivo, che l’obbligo di versamento sussisteva fin dall’origine. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha accolto parzialmente il ricorso originario della società, dichiarando non dovute le sole sanzioni.

Le Conclusioni

Questa pronuncia offre un’importante lezione sul rapporto tra fisco e contribuente. Se da un lato conferma il principio che l’imposta sulle scommesse si applica a chiunque raccolga gioco sul territorio nazionale, a prescindere dal possesso di una licenza, dall’altro tutela il contribuente che agisce in un contesto normativo confuso. La decisione ribadisce che le sanzioni tributarie non hanno una funzione meramente punitiva, ma presuppongono un comportamento colpevole. Quando la legge stessa è fonte di dubbi interpretativi, non si può pretendere che il contribuente ne subisca le conseguenze sanzionatorie. Resta fermo, tuttavia, che una volta chiarito l’obbligo, l’imposta originaria deve essere versata.

Un operatore di scommesse estero senza concessione deve pagare l’imposta sulle scommesse in Italia?
Sì. La Corte di Cassazione conferma che l’imposta unica sulle scommesse è dovuta da chiunque organizzi e raccolga scommesse sul territorio italiano, anche se privo di concessione statale. Il bookmaker estero è considerato il soggetto passivo del tributo.

Perché la Corte ha annullato le sanzioni pur confermando l’imposta per l’anno 2008?
La Corte ha annullato le sanzioni perché ha riconosciuto l’esistenza di una “incertezza normativa oggettiva” nel quadro legislativo in vigore nel 2008, prima di una legge interpretativa del 2010. Questa incertezza rendeva la violazione non colpevole e, pertanto, non sanzionabile, pur non eliminando l’obbligo di pagare l’imposta dovuta.

Cosa si intende per “incertezza normativa oggettiva” in ambito tributario?
Si tratta di una situazione in cui la normativa fiscale è ambigua, di difficile interpretazione o soggetta a orientamenti contrastanti. Secondo l’art. 6 del D.Lgs. 472/1997, se un contribuente commette una violazione a causa di tale incertezza, non è soggetto all’applicazione delle sanzioni, in quanto il suo errore non è considerato dettato da colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati