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Imposta registro indennità esproprio: la guida

La Corte di Cassazione ha stabilito che la sentenza che determina l’indennità di esproprio e ne ordina il deposito è soggetta all’imposta di registro con aliquota dell’1% e non del 3%. La decisione si basa sul fatto che tale provvedimento ha natura di accertamento di un diritto patrimoniale e non di condanna al pagamento, poiché l’ordine di deposito non costituisce un titolo immediatamente esecutivo a favore del creditore.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta di registro indennità esproprio: la Cassazione fa chiarezza sull’aliquota

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha risolto un importante dubbio fiscale riguardante l’imposta di registro sull’indennità di esproprio. La questione centrale era se la sentenza che determina l’importo dell’indennità e ne ordina il deposito presso la Cassa Depositi e Prestiti debba essere tassata con l’aliquota del 3%, tipica degli atti di condanna, o con quella dell’1%, prevista per gli atti di accertamento di diritti a contenuto patrimoniale. La Corte ha consolidato l’orientamento più favorevole al contribuente, optando per l’aliquota dell’1%.

Il caso: una sentenza di esproprio e il dubbio sull’aliquota

Una società di infrastrutture, a seguito di un procedimento di esproprio, si era opposta in giudizio alla stima dell’indennità proposta. La Corte d’Appello aveva rideterminato l’importo dovuto e ordinato il suo deposito. Successivamente, l’Amministrazione Finanziaria ha notificato un avviso di liquidazione per l’imposta di registro, applicando l’aliquota proporzionale del 3%, ritenendo che la sentenza avesse natura di condanna al pagamento. La società ha impugnato l’avviso, sostenendo che l’aliquota corretta fosse quella dell’1%, in quanto la sentenza aveva una mera natura di accertamento. Mentre la commissione tributaria di primo grado aveva dato ragione alla società, quella regionale aveva riformato la decisione, accogliendo la tesi del Fisco.

La decisione della Cassazione sulla corretta imposta di registro indennità esproprio

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della società, ha cassato la sentenza d’appello e ha stabilito in via definitiva la correttezza dell’applicazione dell’aliquota dell’1%. Il ragionamento della Corte si fonda sulla distinzione cruciale tra sentenza di ‘condanna’ e sentenza di ‘accertamento’.

Sentenza di accertamento, non di condanna

Secondo la Suprema Corte, il giudizio di opposizione alla stima dell’indennità di esproprio ha come unico scopo quello di verificare la congruità dell’importo e la sua conformità ai criteri di legge. La sentenza che conclude tale giudizio si limita, quindi, ad ‘accertare’ l’esatto ammontare del diritto dell’espropriato. Non contiene un ordine di pagamento diretto e immediatamente esecutivo nei confronti dell’ente espropriante.

Il ruolo del deposito presso la Cassa Depositi e Prestiti

L’ordine di depositare la somma presso la Cassa Depositi e Prestiti non trasforma la natura della sentenza. Questo deposito, infatti, non è un pagamento a favore del creditore, ma un adempimento funzionale al completamento del procedimento amministrativo di esproprio. Serve a tutelare eventuali terzi creditori che vantino diritti sul bene e a garantire la pubblica amministrazione. L’espropriato non può incassare la somma sulla base della sola sentenza, ma dovrà attendere lo svincolo definitivo al termine dell’intera procedura, con un’ulteriore autorizzazione in sede amministrativa.

Le motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si basano su un orientamento ormai consolidato che ha superato un precedente contrasto giurisprudenziale. Si afferma che la sentenza che determina l’indennità non trasferisce ricchezza, non attribuisce un bene e non condanna a un pagamento eseguibile. È, invece, un ‘accertamento di valore’ a cui si aggiunge un ‘adempimento accessorio’ (il deposito), che non è nell’interesse del creditore espropriato, ma di terzi e della parte pubblica. Di conseguenza, non sussistono i presupposti per applicare l’aliquota del 3% prevista per le sentenze di condanna (art. 8, lett. b, Tariffa, d.P.R. 131/1986), ma si deve applicare quella dell’1% prevista per gli atti di accertamento di diritti a contenuto patrimoniale (art. 8, lett. c).

Le conclusioni e l’impatto pratico

Questa pronuncia ha un notevole impatto pratico per tutti i soggetti, privati e aziende, coinvolti in procedure di esproprio. Sancisce un principio chiaro: la tassazione degli atti giudiziari deve seguire la loro natura sostanziale. Una sentenza che accerta un diritto, pur avendo un contenuto economico, non può essere tassata come una che ordina un pagamento diretto. Ciò comporta un significativo risparmio fiscale e fornisce certezza giuridica, evitando che l’Amministrazione Finanziaria applichi in modo estensivo e improprio l’aliquota più onerosa.

A quale imposta di registro è soggetta una sentenza che determina l’indennità di esproprio e ne ordina il deposito?
È soggetta all’imposta di registro nella misura proporzionale dell’1%, ai sensi dell’art. 8, lett. c), della Tariffa allegata al d.P.R. n. 131 del 1986, poiché ha natura di accertamento di diritti a contenuto patrimoniale.

Perché l’ordine di deposito dell’indennità non è considerato una condanna al pagamento?
Perché non costituisce un pagamento diretto a favore del creditore espropriato, ma un adempimento funzionale al completamento della procedura di esproprio, finalizzato a tutelare terzi creditori e la stessa parte pubblica. L’espropriato non può ottenere la somma sulla base della sola sentenza.

Qual è la natura giuridica di una sentenza che si pronuncia sull’opposizione alla stima dell’indennità di esproprio?
Ha natura di mero accertamento. Il suo oggetto è verificare la congruità e la conformità dell’indennità ai criteri di legge, accertandone l’esatto ammontare, ma non contiene una statuizione di condanna suscettibile di esecuzione forzata da parte dell’espropriato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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