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Imposta regionale concessioni: quando è dovuta?

Una società impugnava avvisi di accertamento per l’imposta regionale sulle concessioni demaniali marittime. Sosteneva che la tassa non fosse dovuta, poiché la concessione era rilasciata da un’Autorità Portuale e non direttamente dallo Stato. La Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che il presupposto del tributo è l’uso di un bene statale, a prescindere dall’ente che rilascia la concessione.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Regionale Concessioni: Obbligatoria Anche se Rilasciate da Autorità Portuali

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4425 del 20 febbraio 2024, ha affrontato una questione cruciale in materia di tributi locali: la debenza dell’imposta regionale concessioni demaniali anche quando l’atto concessorio non proviene direttamente dallo Stato, ma da un’Autorità Portuale. La pronuncia chiarisce un principio fondamentale: ciò che conta ai fini fiscali è la natura statale del bene, non l’identità dell’ente che ne gestisce la concessione. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza per le imprese che operano in aree portuali e demaniali.

I Fatti del Caso: una controversia sull’imposta

Una società operante nel settore portuale ha impugnato due avvisi di accertamento emessi da una Regione per il mancato pagamento dell’imposta regionale relativa all’anno 2006. L’imposta era riferita a una concessione demaniale rilasciata alla società da parte dell’Autorità Portuale locale. La contribuente sosteneva che il tributo non fosse dovuto, poiché la normativa istitutiva (Legge n. 281/1970) si riferisce esplicitamente a ‘concessioni statali’, mentre nel caso specifico la concessione era stata rilasciata da un’Autorità Portuale, un ente pubblico autonomo e non una mera delegata dello Stato.

Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano dato ragione alla Regione. In particolare, la Commissione Tributaria Regionale aveva affermato che il presupposto dell’imposta risiede nella concessione di un bene demaniale statale, e il fatto che la gestione amministrativa fosse stata affidata a un’Autorità Portuale non alterava la titolarità statale del bene. Contro questa decisione, la società ha proposto ricorso per cassazione.

L’Imposta regionale concessioni: il cuore della controversia

Il dibattito giuridico si è concentrato sull’interpretazione del presupposto impositivo. La società ricorrente ha argomentato che le Autorità Portuali non agiscono su delega dello Stato, ma ‘per competenza propria’ in base a una legge specifica (L. 84/1994). Di conseguenza, le concessioni da esse rilasciate non potrebbero essere qualificate come ‘statali’ e, pertanto, sarebbero escluse dal campo di applicazione dell’imposta regionale concessioni.

Secondo questa tesi, l’autonomia gestionale delle Autorità Portuali, finalizzata allo sviluppo dei traffici portuali, renderebbe le loro concessioni qualitativamente diverse da quelle rilasciate direttamente dallo Stato o da altri enti su mera delega. Di contro, la Regione ha difeso la legittimità della pretesa fiscale, sostenendo che la natura del bene (demanio dello Stato) è l’unico elemento rilevante per l’applicazione del tributo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la piena legittimità dell’imposizione fiscale. I giudici hanno chiarito che il presupposto dell’imposta, come delineato dalla legislazione nazionale e regionale, va individuato nell’occupazione e nell’uso di beni del demanio o del patrimonio indisponibile dello Stato. Questo è il fatto oggettivo che genera l’obbligo tributario.

La Corte ha specificato che l’identità dell’autorità competente al rilascio della concessione è irrilevante. Il fatto che lo Stato deleghi o attribuisca per legge la gestione di tali beni a Regioni o Autorità Portuali non fa venire meno la natura statale del bene stesso né, di conseguenza, il presupposto dell’imposta. Il tributo non è legato al rapporto formale con l’ente che emette l’atto, ma alla relazione sostanziale del concessionario con il bene pubblico (una res di proprietà dello Stato).

Inoltre, la Corte ha respinto la censura relativa alla presunta violazione del principio di riserva di legge (art. 23 Cost.). Anche se le Autorità Portuali godono di autonomia nel determinare i canoni, esse devono comunque rispettare i criteri generali fissati dalla legge statale. La legge definisce chiaramente gli elementi costitutivi del tributo: i soggetti passivi (i concessionari), il presupposto (l’uso del bene demaniale) e la base imponibile (il canone di concessione), lasciando un margine di determinazione che non sfocia mai nell’arbitrio e che è sempre soggetto a controllo giurisdizionale.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: l’imposta regionale concessioni demaniali è sempre dovuta quando un soggetto privato ottiene il diritto di usare in via esclusiva un bene di proprietà dello Stato. Il fondamento del tributo è l’incremento economico che il concessionario ottiene da tale uso, a fronte del sacrificio imposto alla collettività, che viene privata dell’uso pubblico del bene.

La decisione sottolinea come il sistema fiscale guardi alla sostanza economica del rapporto: l’utilizzo di un bene pubblico per un’attività imprenditoriale. La natura dell’ente concedente è un aspetto puramente organizzativo della pubblica amministrazione, che non incide sulla natura del tributo. Per le imprese concessionarie, ciò significa che l’imposta è un onere fiscale certo, indipendentemente dal fatto che l’interlocutore amministrativo sia un ministero, una regione o un’autorità portuale.

L’imposta regionale sulle concessioni demaniali è dovuta anche se la concessione è rilasciata da un’Autorità Portuale invece che direttamente dallo Stato?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’imposta è dovuta perché il presupposto fondamentale del tributo è l’occupazione e l’uso di un bene appartenente al demanio dello Stato, indipendentemente da quale ente pubblico sia competente a rilasciare la relativa concessione.

Qual è il presupposto oggettivo per l’applicazione di questa imposta?
Il presupposto impositivo è la titolarità di una concessione che permette l’occupazione e l’uso di beni del demanio e del patrimonio indisponibile dello Stato. La Corte ha chiarito che l’elemento centrale è la relazione tra il soggetto e il bene demaniale, non il rapporto formale con l’ente che ha rilasciato l’atto.

La determinazione del canone da parte dell’Autorità Portuale viola il principio costituzionale della riserva di legge in materia fiscale?
No. Secondo la Corte, il principio della riserva di legge (art. 23 della Costituzione) è rispettato. La legge statale fissa gli elementi costitutivi del tributo (soggetti passivi, presupposto, base imponibile). Sebbene l’Autorità Portuale determini l’importo del canone, deve farlo seguendo criteri predeterminati dalla legge, il che previene decisioni arbitrarie e garantisce la legittimità dell’imposizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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