LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Imposta di registro indennità esproprio: 1% è l’aliquota

La Corte di Cassazione ha stabilito che la sentenza che definisce l’ammontare dell’indennità di esproprio e ne ordina il deposito non è una condanna al pagamento, ma un atto di mero accertamento. Di conseguenza, si applica l’imposta di registro indennità esproprio nella misura proporzionale dell’1% e non del 3%, confermando le decisioni dei giudici di merito e respingendo il ricorso dell’Agenzia Fiscale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta di Registro sull’Indennità di Esproprio: la Cassazione Conferma l’Aliquota all’1%

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha consolidato un principio fondamentale in materia fiscale, chiarendo quale sia la corretta imposta di registro sull’indennità di esproprio da applicare alle sentenze che ne determinano l’importo. La Corte ha stabilito che tali provvedimenti hanno natura di mero accertamento e, pertanto, sono soggetti all’aliquota proporzionale dell’1% e non a quella del 3% prevista per le sentenze di condanna.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di liquidazione notificato dall’Agenzia Fiscale a una società che aveva ottenuto, a seguito di un procedimento di espropriazione, una sentenza dalla Corte d’Appello. Tale sentenza determinava l’esatto ammontare dell’indennità dovuta e ordinava il suo deposito presso la Cassa Depositi e Prestiti. L’Agenzia Fiscale riteneva che la sentenza avesse natura di condanna al pagamento di una somma e, di conseguenza, applicava l’imposta di registro nella misura del 3%, come previsto dall’art. 8, lett. b), della Tariffa allegata al D.P.R. 131/1986.

La società espropriata impugnava l’avviso, sostenendo che l’aliquota corretta fosse quella dell’1%, applicabile agli atti giudiziari di accertamento di diritti a contenuto patrimoniale (art. 8, lett. c)). Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale accoglievano le ragioni della società, qualificando la sentenza come un atto di accertamento. L’Agenzia Fiscale, non soddisfatta, ricorreva in Cassazione.

La Decisione della Corte sull’Imposta di Registro e l’Indennità di Esproprio

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia Fiscale, confermando l’orientamento ormai consolidato. I giudici hanno ribadito che la sentenza emessa all’esito di un giudizio di opposizione alla stima dell’indennità di esproprio non ha natura di condanna, bensì di accertamento.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che l’oggetto del giudizio in questione non è ottenere un ordine di pagamento diretto, ma accertare la congruità dell’indennità offerta dall’ente pubblico secondo i criteri di legge. La natura del provvedimento è quindi quella di certificare l’esistenza e l’ammontare di un diritto patrimoniale.

L’elemento chiave della motivazione risiede nella funzione dell’ordine di deposito presso la Cassa Depositi e Prestiti. Questo ordine non costituisce il petitum, ovvero il bene della vita che il creditore intende ottenere con l’azione legale. Al contrario, è un adempimento funzionale e prodromico al completamento del complesso procedimento amministrativo di esproprio. Tale deposito ha una duplice finalità:
1. Tutelare i terzi creditori: Garantisce che eventuali creditori del soggetto espropriato possano far valere i loro diritti sulla somma depositata.
2. Garantire la parte pubblica: Permette all’ente espropriante di procedere con l’acquisizione del bene.

Di conseguenza, non si verifica un trasferimento immediato di ricchezza a favore del proprietario espropriato. Quest’ultimo, infatti, dovrà attendere lo svincolo definitivo della somma, che avverrà solo al termine della procedura amministrativa e previa specifica autorizzazione. La sentenza, pertanto, non è immediatamente esecutiva come una tipica condanna al pagamento, ma si inserisce in un iter più ampio.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione consolida un principio di diritto di grande rilevanza pratica. La qualificazione della sentenza che determina l’indennità di esproprio come atto di accertamento patrimoniale comporta l’applicazione dell’aliquota dell’1% per l’imposta di registro. Questa interpretazione offre certezza giuridica ai contribuenti coinvolti in procedure espropriative, evitando l’applicazione di un’imposta più onerosa e non giustificata dalla natura del provvedimento giudiziario. La decisione sottolinea come la natura di un atto, ai fini fiscali, debba essere valutata in base alla sua funzione sostanziale e agli effetti giuridici che produce, al di là del mero tenore letterale del dispositivo.

Qual è l’aliquota dell’imposta di registro per una sentenza che determina l’indennità di esproprio?
La sentenza stabilisce che l’aliquota corretta è quella proporzionale dell’1%, poiché il provvedimento ha natura di accertamento di un diritto a contenuto patrimoniale e non di condanna.

Perché una sentenza che ordina il deposito dell’indennità non è considerata una condanna al pagamento?
Non è una condanna perché non dispone un trasferimento diretto di ricchezza al creditore. L’ordine di deposito è un adempimento funzionale all’interno della procedura espropriativa, volto a tutelare terzi e la pubblica amministrazione, e non rappresenta il bene finale che il soggetto espropriato persegue con l’azione legale.

Qual è la funzione giuridica del deposito dell’indennità presso la Cassa Depositi e Prestiti?
Il deposito è un atto prodromico al completamento della procedura di esproprio. Serve a garantire che i terzi creditori possano soddisfare i propri diritti sulla somma e permette all’ente pubblico di procedere con l’acquisizione del bene, ma non costituisce il pagamento effettivo al proprietario espropriato, che dovrà attendere un successivo svincolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati