LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Imposta di registro fideiussione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24305/2025, ha stabilito che il decreto ingiuntivo ottenuto dal garante (fideiussore) per recuperare le somme pagate al creditore è soggetto a imposta di registro in misura proporzionale e non fissa. La Corte ha chiarito che l’azione di rimborso del garante è fiscalmente autonoma rispetto al contratto principale e non costituisce un’operazione soggetta a IVA. Questa sentenza consolida un importante principio sull’applicazione dell’imposta di registro fideiussione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta di registro fideiussione: La Cassazione chiarisce il regime fiscale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per banche e garanti: il trattamento fiscale del recupero crediti derivante da una garanzia. La questione centrale riguarda l’imposta di registro fideiussione e se questa debba essere applicata in misura fissa o proporzionale quando il garante, dopo aver pagato il debito, ottiene un decreto ingiuntivo contro il debitore principale. La Suprema Corte ha fornito una risposta chiara, consolidando un orientamento di grande rilevanza pratica.

I Fatti del Caso: La Garanzia e il Decreto Ingiuntivo

Il caso ha origine da un’operazione di locazione finanziaria. Un istituto di credito, una cassa rurale cooperativa, aveva prestato una fideiussione a garanzia degli obblighi del locatario. A seguito dell’inadempimento di quest’ultimo, la banca garante ha provveduto a saldare il debito. Successivamente, per recuperare le somme versate, la banca ha ottenuto un decreto ingiuntivo nei confronti del debitore principale e degli altri co-fideiussori per un importo di 1.250.000,00 euro.

L’Agenzia delle Entrate ha quindi notificato un avviso di liquidazione, applicando all’atto giudiziario l’imposta di registro in misura proporzionale (3% sull’importo principale e 0,5% su una parte relativa a un’ulteriore fideiussione). La banca ha impugnato l’avviso, sostenendo che l’operazione dovesse scontare l’imposta in misura fissa, in virtù del principio di alternatività tra IVA e imposta di registro, dato che il contratto originario era soggetto a IVA.

La questione sull’imposta di registro fideiussione

Il cuore della controversia risiedeva nel determinare la natura fiscale dell’azione di recupero del garante. Secondo la tesi del contribuente, l’azione di regresso del fideiussore era strettamente collegata al contratto principale (la locazione finanziaria), che era un’operazione soggetta a IVA. Di conseguenza, anche l’atto giudiziario successivo (il decreto ingiuntivo) avrebbe dovuto beneficiare del principio di alternatività, che prevede l’applicazione dell’imposta di registro in misura fissa per gli atti relativi a operazioni soggette a IVA.

L’Agenzia delle Entrate, al contrario, sosteneva che il rapporto di garanzia fosse fiscalmente autonomo rispetto al contratto garantito. L’azione esercitata dal garante non era una prestazione di servizi soggetta a IVA, ma una semplice azione di rimborso di quanto pagato. Pertanto, il decreto ingiuntivo che ne derivava non poteva rientrare nel campo di applicazione dell’IVA e doveva essere assoggettato a imposta di registro proporzionale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale. I giudici hanno richiamato un principio già affermato dalle Sezioni Unite (sentenza n. 18520/2019), secondo cui il decreto ingiuntivo ottenuto dal garante escusso nei confronti del debitore principale è soggetto a imposta di registro con aliquota proporzionale.

La motivazione fondamentale risiede nella distinzione netta tra il rapporto principale (es. locazione finanziaria) e il rapporto di garanzia. Quando il garante paga, non sta effettuando una prestazione di servizi soggetta a IVA. Piuttosto, esercita un’azione di rimborso per recuperare una somma di denaro versata. Questa azione di rimborso non genera un corrispettivo per una prestazione e, quindi, è fuori dal campo di applicazione dell’IVA. Di conseguenza, viene meno il presupposto per l’applicazione del principio di alternatività IVA/registro, e l’atto giudiziario deve essere tassato in via ordinaria con l’imposta di registro proporzionale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per tutti i soggetti che operano come garanti, in particolare per gli istituti di credito. Viene confermato che l’azione legale per il recupero delle somme pagate in virtù di una fideiussione comporta un onere fiscale specifico e non trascurabile. Chi ottiene un decreto ingiuntivo in queste circostanze deve mettere in conto il pagamento dell’imposta di registro in misura proporzionale all’importo recuperato. Questa pronuncia ribadisce l’autonomia del rapporto di garanzia ai fini fiscali, un principio che deve essere attentamente considerato nella valutazione dei rischi e dei costi associati alla prestazione di garanzie finanziarie.

Il decreto ingiuntivo ottenuto dal garante per recuperare le somme pagate è soggetto a imposta di registro proporzionale o fissa?
Secondo la Corte di Cassazione, è soggetto a imposta di registro con aliquota proporzionale al valore della condanna.

Perché in questo caso non si applica il principio di alternatività IVA/registro?
Non si applica perché l’azione del garante è un’azione di rimborso per quanto versato e non costituisce una prestazione di servizi soggetta a IVA. Il rapporto di garanzia è considerato fiscalmente autonomo rispetto al contratto principale garantito.

Qual è il fondamento giuridico della decisione della Corte di Cassazione?
La decisione si basa su un consolidato orientamento delle Sezioni Unite (in particolare la sentenza n. 18520/2019), che ha stabilito che l’azione di rimborso del garante non rientra nel campo di applicazione dell’IVA, rendendo quindi dovuta l’imposta di registro in misura proporzionale sull’atto giudiziario di recupero del credito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati