LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Imposta di registro esproprio: 1% sulla sentenza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7837/2025, ha stabilito che la sentenza che determina l’indennità di esproprio e ne ordina il deposito è soggetta all’imposta di registro esproprio con aliquota dell’1% e non del 3%. La Corte ha chiarito che tale provvedimento ha natura di accertamento di un diritto a contenuto patrimoniale e non di condanna al pagamento, risolvendo un importante contrasto giurisprudenziale a favore del contribuente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta di registro esproprio: la Cassazione conferma l’aliquota dell’1%

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione fiscale di grande rilevanza: l’aliquota applicabile per l’imposta di registro esproprio su una sentenza che determina l’indennità dovuta. Con la decisione n. 7837/2025, i giudici hanno stabilito che l’aliquota corretta è quella proporzionale dell’1%, e non quella del 3%, chiarendo la natura giuridica di tali provvedimenti e offrendo importanti tutele ai contribuenti.

I fatti del caso: la controversia sull’aliquota

La vicenda trae origine da un avviso di liquidazione notificato dall’Agenzia delle Entrate agli eredi di alcuni proprietari terrieri. Oggetto della tassazione era una sentenza della Corte d’Appello che aveva determinato l’indennità di espropriazione e di occupazione per alcuni terreni e fabbricati, espropriati da un ente pubblico. L’Agenzia aveva applicato due diverse aliquote, del 12% e del 9%, ritenendo che l’atto avesse natura traslativa e di condanna.

I contribuenti hanno impugnato l’avviso, sostenendo che l’aliquota corretta fosse quella dell’1% (o, in subordine, del 3%), in quanto la sentenza aveva una natura meramente dichiarativa e di accertamento. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) aveva dato loro ragione, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva riformato la decisione, applicando l’aliquota del 3% sull’intero ammontare dell’indennità. Secondo la CTR, il giudizio era finalizzato a ottenere il pagamento di una somma di denaro, equiparando di fatto l’ordine di deposito a una condanna.

La decisione della Corte di Cassazione sull’imposta di registro esproprio

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei contribuenti, cassando la sentenza della CTR e decidendo nel merito. Il principio di diritto ribadito è fondamentale per comprendere la corretta applicazione dell’imposta di registro esproprio.

La natura della sentenza di determinazione dell’indennità

La Corte ha chiarito che la sentenza emessa all’esito di un giudizio di opposizione alla stima dell’indennità di esproprio non ha natura di condanna. Il suo scopo non è obbligare l’espropriante a pagare una somma, ma accertare l’esatto ammontare dell’indennizzo secondo i criteri di legge. Si tratta, quindi, di un atto di “accertamento di diritti a contenuto patrimoniale”.

Distinzione tra condanna al pagamento e ordine di deposito

Un punto cruciale della decisione riguarda l’ordine di deposito delle somme presso la Cassa Depositi e Prestiti. La Cassazione ha specificato che tale ordine non costituisce il petitum (l’oggetto della domanda) del giudizio, né un beneficio per il creditore espropriato. Al contrario, è un adempimento funzionale al completamento della procedura espropriativa, volto a tutelare eventuali terzi creditori che vantino diritti sull’immobile. L’espropriato potrà ottenere lo svincolo delle somme solo al termine della procedura e con un’apposita autorizzazione, non tramite un’esecuzione forzata della sentenza.

Le motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su un orientamento ormai consolidato. La sentenza che definisce l’indennità di esproprio non trasferisce ricchezza né attribuisce un bene; si limita ad accertare un valore. Non contenendo una statuizione di condanna suscettibile di esecuzione immediata, non può essere tassata come tale. L’atto rientra, pertanto, nella previsione dell’art. 8, lettera c), della Tariffa allegata al d.P.R. 131/1986, che stabilisce l’aliquota dell’1% per gli atti giudiziari di accertamento di diritti a contenuto patrimoniale.

Conclusioni e implicazioni pratiche

Questa pronuncia consolida un principio di legittimità di grande importanza pratica. I contribuenti che ricevono una sentenza di determinazione dell’indennità di esproprio sanno ora con certezza che l’imposta di registro dovuta è pari all’1% del valore accertato. La decisione previene future pretese fiscali basate su un’interpretazione errata della natura di tali sentenze, garantendo uniformità di trattamento e certezza del diritto in materia di imposta di registro esproprio.

Qual è l’aliquota dell’imposta di registro applicabile a una sentenza che determina l’indennità di esproprio?
L’aliquota corretta è quella proporzionale dell’1%, poiché la sentenza ha natura di accertamento di diritti a contenuto patrimoniale e non di condanna al pagamento, come previsto dall’art. 8, lett. c), della Tariffa allegata al d.P.R. n. 131/1986.

Perché una sentenza che ordina il deposito dell’indennità presso la Cassa Depositi e Prestiti non è considerata una condanna al pagamento?
Perché l’ordine di deposito non è finalizzato a soddisfare direttamente il creditore, ma è un adempimento funzionale alla procedura espropriativa, destinato a tutelare anche eventuali terzi creditori. Non è un titolo esecutivo che l’espropriato può usare per ottenere immediatamente il pagamento.

Qual è la natura giuridica di una sentenza emessa a seguito di un giudizio di opposizione alla stima dell’indennità di esproprio?
Secondo la Corte di Cassazione, tale sentenza ha natura di accertamento di diritti a contenuto patrimoniale. Il suo scopo è determinare la congruità dell’indennità secondo i criteri di legge, non emettere una condanna al pagamento nei confronti dell’ente espropriante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati