LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Imposta di registro esproprio: 1% per l’indennità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34757/2024, ha stabilito che l’imposta di registro su una sentenza che determina l’indennità di esproprio è dell’1% e non del 3%. La decisione si basa sulla natura della sentenza, qualificata come atto di accertamento di un diritto a contenuto patrimoniale e non come condanna al pagamento. Questa interpretazione chiarisce un importante principio in materia di tassazione degli atti giudiziari legati all’imposta di registro esproprio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta di registro sull’esproprio: la Cassazione conferma l’aliquota dell’1%

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha posto fine a un’importante questione fiscale riguardante l’imposta di registro sull’esproprio. La Corte ha stabilito che la sentenza che determina l’ammontare dell’indennità di esproprio e ne ordina il deposito è soggetta all’aliquota proporzionale dell’1% e non del 3%. Questa decisione si fonda su una precisa distinzione tra atti di accertamento e atti di condanna, con significative implicazioni per i contribuenti.

I Fatti del Caso

La controversia nasce da un avviso di liquidazione emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società. L’Agenzia richiedeva il pagamento dell’imposta di registro con aliquota del 3% su una sentenza della Corte d’Appello che aveva definito l’ammontare dell’indennità di esproprio e di occupazione legittima, ordinandone il deposito presso la Cassa Depositi e Prestiti. La società si è opposta, sostenendo che l’aliquota corretta fosse quella dell’1%, applicabile agli atti di mero accertamento di diritti a contenuto patrimoniale. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione alla società, ma l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte sull’imposta di registro esproprio

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la decisione dei giudici di merito. Il Collegio ha ribadito un principio di diritto ormai consolidato: la sentenza che, in un giudizio di opposizione alla stima, accerta l’esatto ammontare dell’indennità di esproprio e ne dispone il deposito non ha natura di condanna al pagamento, bensì di mero accertamento di un diritto a contenuto patrimoniale.

La Natura della Sentenza sull’Indennità di Esproprio

Il punto cruciale della decisione risiede nella qualificazione giuridica della sentenza. Secondo la Suprema Corte, l’oggetto del giudizio di opposizione alla stima è la congruità dell’indennità rispetto ai criteri di legge. La pronuncia del giudice si limita a definire questo valore.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che l’ordine di deposito della somma presso la Cassa Depositi e Prestiti non costituisce il petitum (l’oggetto della domanda) dell’azione legale intrapresa dal proprietario espropriato. Non è un ordine emesso a suo favore, ma piuttosto un adempimento funzionale e prodromico al completamento della complessa procedura espropriativa. Questo deposito serve a tutelare i terzi creditori, che potrebbero vantare diritti sull’immobile, garantendo loro la possibilità di rivalersi direttamente sull’indennità. L’espropriato, infatti, non riceve immediatamente la somma, ma dovrà attendere lo svincolo definitivo al termine dell’intera procedura amministrativa.
Di conseguenza, la sentenza non produce un trasferimento di ricchezza immediato né una condanna al pagamento eseguibile direttamente dal creditore espropriato. Si tratta, invece, di un ‘accertamento di valore’ a cui si aggiunge un adempimento accessorio nell’interesse della parte pubblica e dei terzi. Per questi motivi, l’atto rientra nella previsione dell’art. 8, lettera c), della Tariffa allegata al D.P.R. 131/1986, che prevede l’aliquota dell’1% per gli atti di accertamento di diritti a contenuto patrimoniale, e non nella lettera b), che riguarda le condanne al pagamento di somme, soggette al 3%.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro, superando precedenti contrasti. Per i cittadini e le imprese coinvolte in procedure di esproprio, la decisione offre una fondamentale certezza giuridica: la tassazione della sentenza che definisce l’indennità deve avvenire con l’aliquota più favorevole dell’1%. Ciò riduce gli oneri fiscali legati a queste procedure e riafferma una corretta interpretazione della natura degli atti giudiziari in materia di imposta di registro esproprio, distinguendo nettamente tra l’accertamento di un diritto e una vera e propria condanna al pagamento.

Qual è l’aliquota dell’imposta di registro corretta per una sentenza che determina l’indennità di esproprio?
L’aliquota corretta è quella proporzionale dell’1%, in quanto la sentenza ha natura di accertamento di un diritto a contenuto patrimoniale.

Perché la sentenza sull’indennità di esproprio non è considerata una condanna al pagamento?
Perché non contiene una statuizione di condanna immediatamente eseguibile dal proprietario espropriato. L’ordine di deposito della somma è una fase intermedia della procedura amministrativa, finalizzata a tutelare anche terzi creditori, e non un pagamento diretto al beneficiario.

A cosa serve l’ordine di depositare l’indennità presso la Cassa Depositi e Prestiti?
Serve come adempimento funzionale al completamento della procedura espropriativa. Il deposito è una fase transitoria che garantisce la somma e tutela i diritti di eventuali terzi creditori che vantavano diritti sull’immobile, i quali possono far valere le loro pretese direttamente sull’indennità depositata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati