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Imposta di registro e IVA: la compatibilità confermata

Una società chiedeva il rimborso dell’imposta di registro versata su locazioni di immobili commerciali, sostenendone l’incompatibilità con l’IVA secondo il diritto UE. La Commissione Tributaria Regionale le aveva dato ragione. La Corte di Cassazione ha però ribaltato la decisione, allineandosi alla Corte di Giustizia Europea. Ha chiarito che l’imposta di registro non è un’imposta generale sul volume d’affari e non ha le caratteristiche essenziali dell’IVA, pertanto la sua coesistenza con l’IVA sulla stessa operazione è legittima. La richiesta di rimborso è stata quindi definitivamente respinta.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta di Registro e IVA: Legittimo il Doppio Prelievo sulle Locazioni Commerciali

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16109/2024, ha confermato un principio fondamentale in materia fiscale: l’imposta di registro sui contratti di locazione di immobili strumentali è pienamente compatibile con l’applicazione dell’IVA sui medesimi canoni. Questa pronuncia chiarisce definitivamente che il cumulo dei due tributi non viola la normativa europea, rigettando le pretese di rimborso avanzate da un contribuente e allineandosi alla consolidata giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

I Fatti di Causa

Una società per azioni aveva richiesto all’Agenzia delle Entrate il rimborso dell’imposta di registro versata per gli anni dal 2012 al 2014, relativa a contratti di locazione di immobili strumentali. La società sosteneva che tale imposta, essendo proporzionale ai canoni già soggetti a IVA, costituisse un’imposta sul volume d’affari vietata dalla direttiva europea 2006/112/CE. Inizialmente, la Commissione tributaria regionale della Lombardia aveva accolto le ragioni della società, ritenendo l’imposta incompatibile con il diritto unionale. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso per cassazione avverso tale decisione.

La Compatibilità tra Imposta di Registro e Normativa UE

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 401 della direttiva IVA, che vieta agli Stati membri di mantenere o introdurre imposte sul volume d’affari che non siano l’IVA stessa. La Corte di Cassazione ha risolto la questione richiamando direttamente un’ordinanza della Corte di Giustizia UE (causa C-549/16), la quale aveva già affrontato un caso analogo.

Secondo i giudici europei, e di conseguenza quelli italiani, un’imposta può essere considerata una tassa sul volume d’affari vietata solo se presenta le caratteristiche essenziali dell’IVA. L’imposta di registro italiana non possiede tali caratteristiche.

Le Caratteristiche dell’IVA non presenti nell’Imposta di Registro

La Corte ha evidenziato due differenze fondamentali:
1. Generalità dell’applicazione: L’IVA è un’imposta generale che grava su tutte le operazioni economiche. L’imposta di registro, invece, si applica unicamente a una categoria ristretta e specifica di atti, come i contratti di locazione di immobili strumentali. Non è quindi un’imposta generale.
2. Diritto alla detrazione: Il meccanismo dell’IVA prevede che l’imposta pagata sugli acquisti possa essere detratta da quella addebitata sulle vendite. L’imposta di registro non prevede alcuna possibilità di detrazione; è un costo secco per la registrazione dell’atto.

Poiché mancano questi elementi essenziali, l’imposta di registro non può essere assimilata a un’imposta sul volume d’affari ai sensi del diritto europeo.

Le motivazioni della decisione

La decisione della Corte si fonda sul principio che il diritto dell’Unione Europea ammette l’esistenza di regimi fiscali nazionali che operano in concorrenza con l’IVA, a condizione che non ne ricalchino la struttura e le finalità. L’imposta di registro non intralcia il funzionamento del sistema comune dell’IVA, ma persegue uno scopo diverso, legato alla formalizzazione giuridica degli atti. Il fatto che possa portare a un cumulo di prelievi sulla stessa operazione economica non è, di per sé, contrario alla normativa europea. La Corte ha quindi cassato la sentenza della commissione regionale, affermando la piena legittimità del prelievo contestato.

Le conclusioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, annullando la sentenza impugnata. Non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto, ha deciso la causa nel merito, rigettando in via definitiva la richiesta di rimborso originaria della società contribuente. Questa ordinanza rafforza la certezza del diritto, confermando che le imprese che stipulano contratti di locazione per immobili strumentali sono tenute al versamento sia dell’IVA sui canoni che dell’imposta di registro sul contratto, senza possibilità di considerare il secondo tributo un duplicato illegittimo del primo.

L’imposta di registro sui contratti di locazione di immobili strumentali è compatibile con la normativa europea sull’IVA?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, ha stabilito che l’imposta di registro non ha le caratteristiche essenziali di un’imposta sul volume d’affari (come l’IVA) e quindi la sua applicazione è compatibile con la direttiva IVA.

Perché l’imposta di registro non è considerata un’imposta sul volume d’affari come l’IVA?
Perché non è un’imposta generale, in quanto si applica solo a una categoria ristretta di operazioni (in questo caso, locazioni di beni strumentali) e non a tutte le operazioni economiche. Inoltre, a differenza dell’IVA, non prevede un meccanismo di detrazione dell’imposta assolta nelle fasi precedenti del processo produttivo o distributivo.

È possibile chiedere il rimborso dell’imposta di registro versata su canoni di locazione già soggetti a IVA?
No. Sulla base di questa ordinanza, una richiesta di rimborso fondata sulla presunta incompatibilità tra imposta di registro e IVA è destinata ad essere rigettata, poiché il diritto dell’Unione Europea ammette l’esistenza di regimi fiscali in concorrenza con l’IVA, a condizione che non ne replichino le caratteristiche essenziali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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