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Imposta di registro concordato: quando è proporzionale?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5876/2025, ha stabilito che l’imposta di registro sul concordato con un terzo assuntore deve essere proporzionale e non fissa. La decisione si basa sul principio che il decreto di omologa, in questi casi, produce effetti traslativi immediati dei beni aziendali, equiparandolo a un atto di trasferimento oneroso. L’ordinanza chiarisce anche che l’avviso di liquidazione dell’imposta è adeguatamente motivato con la sola indicazione degli estremi del provvedimento giudiziario, senza necessità di allegarlo. La Corte ha quindi respinto il ricorso dei contribuenti, confermando la legittimità della tassazione proporzionale applicata dall’Agenzia delle Entrate.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta di registro concordato: quando si applica l’aliquota proporzionale?

La gestione fiscale delle procedure concorsuali rappresenta un terreno complesso, dove le interpretazioni normative possono avere un impatto significativo sulle finanze delle aziende in crisi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sull’applicazione dell’imposta di registro concordato preventivo con intervento di un terzo assuntore, stabilendo quando si debba applicare l’imposta in misura proporzionale anziché fissa.

Il Contesto del Caso: Concordato con Assuntore e Tassazione

Una società e i suoi azionisti si sono visti notificare un avviso di liquidazione dall’Agenzia delle Entrate per oltre 75.000 euro. L’imposta era relativa a un decreto di omologa di un concordato preventivo, con il quale un terzo assuntore (in questo caso, gli stessi azionisti) si era accollato le obbligazioni della società, acquisendone di fatto i beni. L’Amministrazione Finanziaria aveva applicato l’imposta di registro proporzionale del 3% sul valore complessivo dell’operazione, ritenendo che il decreto avesse prodotto un effetto di trasferimento patrimoniale.

I contribuenti avevano impugnato l’avviso, ottenendo inizialmente ragione in primo grado per un presunto difetto di motivazione. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, ritenendo corretta l’applicazione dell’imposta proporzionale. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione sull’imposta di registro concordato

La Suprema Corte ha respinto il ricorso dei contribuenti, confermando la legittimità dell’operato dell’Agenzia delle Entrate. L’analisi dei giudici si è concentrata su due aspetti fondamentali: la sufficienza della motivazione dell’avviso di liquidazione e la natura giuridica del decreto di omologa in presenza di un terzo assuntore.

La Questione sulla Motivazione dell’Avviso

Il primo motivo di ricorso lamentava la violazione dello Statuto del Contribuente, poiché l’avviso di liquidazione non allegava il decreto di omologa su cui si basava la tassazione. La Corte ha ritenuto infondata questa censura, richiamando un suo consolidato orientamento. In tema di imposta di registro su atti giudiziari, l’obbligo di motivazione è assolto con la semplice indicazione della data e del numero del provvedimento (sentenza o decreto), senza necessità di allegarlo. Si presume, infatti, che il contribuente, essendo parte del procedimento giudiziario, abbia già piena conoscenza dell’atto tassato.

La Natura del Decreto di Omologa e i suoi Effetti Traslativi

Il secondo e cruciale motivo riguardava l’aliquota applicabile. I ricorrenti sostenevano che il decreto di omologa non avesse trasferito immediatamente i beni, ma avesse subordinato tale trasferimento alla completa esecuzione del piano, avvenuta tramite atti separati. Di conseguenza, a loro avviso, si sarebbe dovuta applicare l’imposta in misura fissa prevista per gli “atti di omologazione” in generale.

Le Motivazioni della Corte: Differenza tra Omologa Pura e con Trasferimento

La Cassazione ha rigettato questa tesi, chiarendo la distinzione fondamentale tra diverse tipologie di concordato ai fini fiscali. La giurisprudenza di legittimità è ferma nel ritenere che il decreto di omologa di un concordato fallimentare (o preventivo) con l’intervento di un terzo assuntore debba essere tassato in misura proporzionale. La ragione risiede negli effetti immediatamente traslativi del provvedimento. Con il decreto, il terzo assuntore acquista direttamente i beni fallimentari o dell’impresa in crisi.

Questo atto, pertanto, non può essere considerato una mera omologazione “pura”, soggetta a imposta fissa, ma un vero e proprio atto con effetti traslativi onerosi, che ricade pienamente nell’ambito di applicazione dell’art. 8, lettera a), della Tariffa allegata al D.P.R. 131/1986. Il riferimento generico agli “atti di omologazione” (lettera g) della stessa norma) non si applica quando l’omologa stessa incorpora un trasferimento di diritti reali o patrimoniali.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Aziende in Crisi

L’ordinanza in esame consolida un principio di notevole importanza pratica. Le imprese e i professionisti che strutturano piani di concordato preventivo con l’intervento di un terzo assuntore devono tenere conto che l’operazione sconterà un’imposta di registro proporzionale al valore dei beni trasferiti. La scelta di questo strumento di risoluzione della crisi, pur efficace, comporta un onere fiscale immediato e significativo, che va attentamente pianificato. La decisione della Cassazione ribadisce che la sostanza economica dell’atto prevale sulla sua forma giuridica: se un decreto di omologa realizza un trasferimento di ricchezza, deve essere tassato come tale.

Quando un decreto di omologa di un concordato è soggetto a imposta di registro proporzionale?
Un decreto di omologa è soggetto a imposta proporzionale quando prevede l’intervento di un terzo assuntore che acquista i beni dell’azienda in crisi, poiché il provvedimento stesso produce effetti traslativi immediati assimilabili a un atto di vendita.

L’Agenzia delle Entrate deve allegare la sentenza o il decreto all’avviso di liquidazione dell’imposta di registro?
No. Secondo la Corte di Cassazione, per gli atti giudiziari è sufficiente che l’avviso di liquidazione indichi la data e il numero del provvedimento, in quanto si presume che il contribuente, essendo parte del giudizio, ne sia già a conoscenza.

Qual è la differenza fiscale tra un concordato con cessione dei beni e uno con terzo assuntore?
Nel concordato con intervento di un terzo assuntore, il decreto di omologa trasferisce immediatamente la proprietà dei beni, giustificando un’imposta proporzionale. In altre forme di concordato, come quello con semplice cessione dei beni ai creditori, gli effetti traslativi potrebbero non essere immediati e legati a successivi atti, facendo sì che il solo decreto di omologa sconti l’imposta in misura fissa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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