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Imposta di donazione: no alla sostanza economica

La Corte di Cassazione ha annullato un avviso di accertamento che applicava l’imposta di donazione a un’operazione di aumento di capitale con riserva sovrapprezzo. La Corte ha stabilito che, ai fini fiscali, rileva l’interpretazione basata sugli effetti giuridici dell’atto registrato e non sulla sua sostanza economica. La creazione di una riserva sovrapprezzo è uno strumento legittimo che incrementa il patrimonio della società conferitaria e non costituisce un arricchimento diretto e immediato per il socio preesistente, escludendo così l’applicazione dell’imposta di donazione.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta di Donazione: Prevalgono gli Effetti Giuridici, non la Sostanza Economica

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha posto un punto fermo sull’applicazione dell’imposta di donazione alle operazioni societarie complesse. Con la pronuncia n. 17991 del 2025, i giudici hanno chiarito che la tassazione deve basarsi sugli effetti giuridici dell’atto registrato, non su una valutazione della sua “sostanza economica”. Questa decisione è cruciale per le imprese che realizzano aumenti di capitale con riserva sovrapprezzo.

Il caso: aumento di capitale e accertamento fiscale

La vicenda nasce da un avviso di liquidazione emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società per azioni. L’Agenzia contestava un’operazione di aumento di capitale di una S.r.l. controllata, sottoscritto da due nuove società mediante il conferimento di rami d’azienda. Secondo il Fisco, l’operazione nascondeva una liberalità indiretta a favore della società controllante preesistente. La presunta donazione derivava dalla sproporzione tra il valore economico dei rami d’azienda conferiti e il valore nominale delle quote ricevute in cambio dai nuovi soci.

L’Amministrazione Finanziaria aveva qualificato l’operazione come un negotium mixtum cum donatione, ritenendo che la differenza di valore costituisse un arricchimento gratuito per la vecchia compagine sociale, e aveva quindi applicato l’imposta di donazione.

La difesa della società e il principio della riserva sovrapprezzo

La società contribuente ha impugnato l’atto, sostenendo che la differenza tra il valore reale dei conferimenti e il valore nominale delle quote era stata correttamente iscritta in una “riserva sovrapprezzo”. Questa riserva, prevista dal codice civile, non costituisce un arricchimento per i soci, ma un incremento del patrimonio netto della società conferitaria, destinato a rafforzarla finanziariamente. Pertanto, non vi era alcun atto gratuito o donativo da tassare.

La decisione della Cassazione sulla imposta di donazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza di secondo grado e annullando l’atto impositivo. I giudici hanno stabilito un principio fondamentale per l’interpretazione degli atti ai fini fiscali.

Le motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione sul principio sancito dall’art. 20 del Testo Unico dell’Imposta di Registro (D.P.R. n. 131/1986), applicabile anche all’imposta di donazione per via di un richiamo normativo. Tale articolo stabilisce che l’imposta si applica “secondo la intrinseca natura e gli effetti giuridici dell’atto presentato alla registrazione”, prescindendo da elementi extratestuali e dalla sostanza economica dell’operazione complessiva.

Nel caso specifico, l’atto registrato era una delibera di aumento di capitale sociale con costituzione di una riserva sovrapprezzo. Gli effetti giuridici di tale atto sono chiari e tipizzati dal diritto societario:

1. Aumento del capitale sociale: I nuovi soci sottoscrivono quote della società.
2. Incremento del patrimonio netto: Il sovrapprezzo versato confluisce in una specifica riserva, aumentando il patrimonio della società stessa, non quello dei singoli soci.

L’Agenzia delle Entrate, invece, aveva derogato a questi effetti giuridici per indagare una presunta “sostanza economica” di gratuità, imputando un arricchimento a un soggetto (il socio preesistente) che era formalmente estraneo agli effetti diretti dell’atto di conferimento.

La Cassazione ha ribadito che la riserva sovrapprezzo è uno strumento di finanziamento della società e il suo importo è destinato ad incrementare il patrimonio della conferitaria. Di conseguenza, la sua costituzione non può essere assimilata a una donazione a favore dei vecchi soci. L’eventuale arricchimento per il socio preesistente è solo un effetto economico indiretto e potenziale, che potrebbe realizzarsi solo in futuro (ad esempio, con la distribuzione di utili o la vendita delle quote a un valore maggiore), ma non è un effetto giuridico immediato dell’atto di aumento di capitale.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce un importante baluardo contro l’approccio basato sulla “sostanza economica” nell’applicazione delle imposte d’atto come quella di registro e di donazione. Il principio enunciato è chiaro: “L’interpretazione dell’atto … va svolta ai sensi del d.P.R. 26 aprile 1986, n. 131, art. 20, così che deve tenersi conto degli effetti giuridici dell’atto presentato per la registrazione e non anche della sostanza economica dell’operazione negoziale”.

Questa decisione offre maggiore certezza giuridica alle imprese che effettuano operazioni di finanza straordinaria. Un aumento di capitale con sovrapprezzo, se correttamente strutturato secondo le norme civilistiche, non può essere riqualificato come atto di liberalità e assoggettato all’imposta di donazione, poiché i suoi effetti giuridici tipici non comportano un trasferimento gratuito e immediato di ricchezza a favore dei soci preesistenti.

Come va interpretato un atto ai fini dell’applicazione dell’imposta di donazione?
L’interpretazione deve avvenire sulla base dell’articolo 20 del Testo Unico dell’Imposta di Registro (D.P.R. 131/1986). Bisogna considerare esclusivamente la natura intrinseca e gli effetti giuridici dell’atto presentato per la registrazione, non la sostanza economica dell’intera operazione negoziale.

La creazione di una riserva sovrapprezzo in un aumento di capitale costituisce una donazione tassabile?
No. Secondo la Corte, la riserva sovrapprezzo è uno strumento di finanziamento che incrementa il patrimonio della società che riceve il conferimento. Non costituisce un arricchimento diretto e immediato per il socio preesistente, ma un rafforzamento patrimoniale della società stessa. Pertanto, non configura una liberalità soggetta a imposta di donazione.

Può l’Agenzia delle Entrate tassare un’operazione societaria basandosi su un presunto arricchimento economico indiretto?
No, non nell’ambito delle imposte d’atto come registro e donazione. La tassazione deve limitarsi agli effetti giuridici prodotti dall’atto registrato. La ricerca di una “causa petendi” basata su un arricchimento economico che va oltre gli effetti giuridici tipici dell’atto stesso è stata considerata illegittima dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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