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Imposta concessioni statali: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4439/2024, ha confermato che l’imposta regionale sulle concessioni statali è dovuta anche per le concessioni marittime rilasciate dalle Autorità Portuali. Il fattore determinante è la proprietà statale del bene, non l’ente che rilascia la concessione. La Corte ha respinto il ricorso di una società di terminal portuale, stabilendo che la tassazione si fonda sull’utilizzo di un bene pubblico e rispetta pienamente il principio di legalità.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Regionale Concessioni Statali: Si Applica anche ai Porti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 4439 del 20 febbraio 2024, ha chiarito un punto cruciale in materia di tributi locali, affermando che l’imposta regionale sulle concessioni statali si applica anche alle concessioni di beni del demanio marittimo rilasciate dalle Autorità di Sistema Portuale. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale e fornisce importanti indicazioni per gli operatori del settore.

Il caso esaminato riguarda il ricorso di una società, operante come terminalista portuale, contro un avviso di accertamento della Regione Toscana per il mancato pagamento dell’imposta relativa all’anno 2012. La società sosteneva che la propria concessione, rilasciata dall’Autorità Portuale, avesse caratteristiche tali da escluderla dal campo di applicazione del tributo, previsto per le sole concessioni ‘statali’.

I Fatti del Caso: La Tassazione di una Concessione Portuale

Una società titolare di una concessione per la gestione di aree e banchine in un importante porto toscano ha impugnato gli atti impositivi con cui la Regione richiedeva il pagamento dell’imposta regionale sul canone di concessione. Secondo la tesi della ricorrente, le concessioni rilasciate dalle Autorità Portuali, in base alla legge di riordino portuale (L. n. 84/1994), non sarebbero una ‘delega’ di funzioni statali, ma una diretta attribuzione di competenze. Di conseguenza, non potrebbero essere qualificate come ‘statali’ e, quindi, non rientrerebbero nel presupposto impositivo della legge istitutiva del tributo (L. n. 281/1970).

Inoltre, la società evidenziava come le Autorità Portuali godano di ampia autonomia nella determinazione dei canoni, a differenza di altre concessioni demaniali i cui criteri sono rigidamente fissati a livello nazionale. Questa specificità, unita alle finalità di sviluppo dei traffici portuali, renderebbe tali concessioni uniche e non assimilabili alle altre.

La Decisione della Corte e l’Imposta Regionale sulle Concessioni Statali

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la piena legittimità della pretesa tributaria della Regione. La decisione si fonda su un principio cardine: la natura del tributo è legata alla titolarità del bene concesso, non all’identità dell’ente che emana l’atto di concessione.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si articolano su diversi punti chiave che meritano un’analisi approfondita.

1. Il Presupposto dell’Imposta: Il fulcro della questione risiede nell’individuazione del presupposto impositivo. La Corte, richiamando la propria giurisprudenza consolidata, ha ribadito che il presupposto per l’applicazione dell’imposta regionale sulle concessioni statali è ‘l’occupazione e l’uso di beni del demanio e del patrimonio indisponibile dello Stato’. La qualifica ‘statale’ della concessione deriva dalla proprietà statale del bene, non dal fatto che l’atto sia materialmente rilasciato da un organo dello Stato centrale. Le funzioni amministrative possono essere delegate o attribuite a enti diversi, come le Regioni o le Autorità Portuali, ma ciò non altera la natura dominicale del bene, che rimane dello Stato.

2. Il Rispetto del Principio di Legalità (Art. 23 Cost.): La ricorrente lamentava una violazione della riserva di legge, sostenendo che l’autonomia dell’Autorità Portuale nel fissare i canoni rendesse la prestazione tributaria indeterminata e arbitraria. La Corte ha respinto questa tesi, chiarendo che la riserva di legge in materia tributaria è ‘relativa’. Ciò significa che la legge statale (L. n. 281/1970) fissa gli elementi costitutivi del tributo (presupposto, soggetti passivi, base imponibile legata al canone), mentre la determinazione quantitativa del canone può essere demandata a provvedimenti amministrativi. Tale autonomia, peraltro, non è illimitata ma deve rispettare criteri di proporzionalità e ragionevolezza, ed è sempre soggetta a un eventuale sindacato giurisdizionale.

3. Irrilevanza delle Finalità Specifiche della Concessione: Le peculiarità delle concessioni portuali, come le finalità di incremento dei traffici e della produttività, non sono state ritenute sufficienti a ‘snaturare’ la concessione e a sottrarla al regime generale. Anche se tali concessioni perseguono un rilevante interesse pubblico, la loro finalizzazione preminente resta l’uso e l’occupazione del bene demaniale per lo svolgimento di un’attività imprenditoriale, che genera capacità contributiva in capo al concessionario.

4. Effetti della Normativa Successiva: La Corte ha infine precisato che l’abolizione del tributo per le concessioni portuali, disposta dalla Regione Toscana con una legge del 2012, non ha efficacia retroattiva. Pertanto, per l’annualità 2012, oggetto del contenzioso, l’imposta era pienamente dovuta.

Conclusioni

La sentenza n. 4439/2024 della Corte di Cassazione offre una lettura chiara e sistematica della disciplina sull’imposta regionale sulle concessioni statali. Le conclusioni che se ne possono trarre sono di notevole importanza pratica per tutti i concessionari di beni demaniali:

* Prevale la Titolarità del Bene: Ai fini dell’applicazione del tributo, ciò che conta è che il bene utilizzato appartenga al demanio dello Stato. L’ente che rilascia la concessione (Regione, Comune, Autorità Portuale) è un fattore secondario.
* L’autonomia non esclude la tassazione: L’eventuale autonomia dell’ente concedente nella determinazione del canone non è un elemento sufficiente per escludere l’applicabilità dell’imposta, purché i principi fondamentali del tributo siano stabiliti dalla legge.
* Continuità Giurisprudenziale: La decisione si inserisce in un filone giurisprudenziale ormai consolidato, offrendo certezza giuridica agli operatori e alle amministrazioni pubbliche.

L’imposta regionale sulle concessioni statali si applica anche alle concessioni di aree portuali rilasciate dalle Autorità Portuali?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il presupposto dell’imposta è l’occupazione e l’uso di un bene del demanio dello Stato. È irrilevante quale ente pubblico (Stato, Regione o Autorità Portuale) rilasci la concessione, poiché la titolarità del bene rimane statale.

L’autonomia delle Autorità Portuali nel determinare il canone di concessione esclude l’applicazione della tassa regionale?
No. Sebbene le Autorità Portuali abbiano una certa autonomia, questa non cambia la natura del presupposto impositivo, che è legato alla fruizione del bene pubblico. La potestà di imporre il tributo segue la titolarità del bene (Stato), non le funzioni amministrative di chi rilascia l’atto.

La successiva abolizione del tributo da parte della Regione per le concessioni portuali ha effetto retroattivo?
No. La sentenza chiarisce che l’eliminazione del tributo, come avvenuto in Toscana con la legge regionale n. 77/2012, opera solo per il futuro (dall’annualità 2013 in poi) e non ha alcun effetto sulle annualità pregresse in cui l’imposta era ancora in vigore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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