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Importo fisso Cassazione: quando è dovuto?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9670/2025, ha chiarito la natura giuridica dell’importo fisso dovuto per i ricorsi in Cassazione. Una contribuente aveva impugnato un atto di irrogazione sanzioni per il mancato pagamento di tale importo, sostenendo che dovesse applicarsi l’esenzione prevista per le cause di modesto valore, equiparandolo all’imposta di registro. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, stabilendo che l’importo fisso Cassazione è un tributo autonomo e distinto, introdotto con la finalità di disincentivare ricorsi infondati e deflazionare il contenzioso. Pertanto, le esenzioni previste per l’imposta di registro non sono estensibili a questo specifico tributo.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

L’Importo Fisso Cassazione: un tributo autonomo non soggetto a esenzioni per basso valore

L’ordinanza n. 9670/2025 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sulla natura e l’applicazione dell’importo fisso Cassazione, un tributo dovuto per i processi dinanzi alla Suprema Corte. La decisione sottolinea come questa tassa sia distinta e autonoma rispetto all’imposta di registro e non possa beneficiare delle esenzioni previste per le cause di valore modesto. Questa pronuncia è fondamentale per comprendere i costi associati al contenzioso nel più alto grado di giudizio.

I Fatti del Caso: La Controversia sull’Importo Fisso

Il caso trae origine da un ricorso per cassazione presentato da una contribuente. A seguito del ricorso, l’Ufficio Giudiziario richiedeva il pagamento di un importo fisso di € 200,00, come previsto dall’art. 13, comma 2-bis, del Testo Unico sulle Spese di Giustizia (D.P.R. 115/2002). Al mancato pagamento, l’Amministrazione Finanziaria emetteva un atto di irrogazione sanzioni.

La contribuente impugnava tale atto, sostenendo che l’importo non fosse dovuto. La sua tesi si basava sull’equiparazione di questo tributo all’imposta di registro e sulla conseguente applicazione dell’esenzione prevista dalla Legge n. 374/1991 per le cause di valore non superiore a € 1.033,00. La Commissione Tributaria Regionale accoglieva la tesi della contribuente, annullando l’atto sanzionatorio.

L’Amministrazione Finanziaria, ritenendo errata tale interpretazione, proponeva ricorso per cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione della normativa specifica sull’importo fisso Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Importo Fisso

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, cassando la sentenza impugnata e rigettando l’originario ricorso della contribuente. I giudici hanno stabilito che la Commissione Tributaria Regionale ha commesso un error in iudicando equiparando tout court l’importo fisso all’imposta di registro e applicando un’esenzione non pertinente.

La Corte ha chiarito che l’importo previsto dall’art. 13, comma 2-bis, T.U.S.G. è un tributo ulteriore e diverso sia dal contributo unificato sia dall’imposta fissa di registro, nonostante il quantum sia identico a quest’ultima. L’identità dell’importo non implica un’assimilazione giuridica tra i due tributi.

Le Motivazioni della Sentenza

La ratio dell’importo fisso Cassazione è profondamente diversa da quella sottesa all’imposta di registro e alle relative esenzioni. Mentre l’esenzione per le cause di basso valore mira a ridurre i costi della giustizia per le controversie più modeste, l’introduzione di un tributo specifico per il giudizio di legittimità ha una finalità deflattiva. L’obiettivo del legislatore è quello di disincentivare la proposizione di ricorsi in Cassazione palesemente inammissibili o infondati, così da alleggerire il carico di lavoro della Suprema Corte.

I giudici hanno evidenziato che la norma stessa (art. 13, comma 2-bis) subordina la sua applicazione solo all’insussistenza di specifiche ipotesi di esonero (previste dall’art. 10, comma 6-bis, T.U.S.G.), tra le quali non figura affatto l’esenzione per le cause di basso valore di cui all’art. 46 della Legge n. 374/1991. Pertanto, l’applicazione analogica di tale esenzione è stata ritenuta illegittima, in quanto contraria alla lettera e allo spirito della legge.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha riaffermato l’autonomia dell’importo fisso Cassazione come tributo con una sua specifica funzione. Non è possibile estendere a tale importo le esenzioni previste per altri tributi, come l’imposta di registro, solo sulla base di un’apparente somiglianza nell’importo. Questa decisione consolida un principio importante: ogni norma tributaria deve essere interpretata secondo la sua specifica finalità. Per i cittadini e i professionisti, ciò significa che l’accesso alla giustizia di Cassazione comporta costi specifici e non derogabili, pensati per preservare l’efficienza del massimo organo giurisdizionale.

L’importo fisso per i ricorsi in Cassazione è la stessa cosa dell’imposta di registro?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, sebbene l’ammontare sia lo stesso, l’importo fisso previsto dall’art. 13, comma 2-bis del T.U.S.G. è un tributo autonomo, diverso e ulteriore rispetto all’imposta di registro e al contributo unificato.

Si applica l’esenzione per le cause di basso valore all’importo fisso dovuto per un ricorso in Cassazione?
No. L’esenzione dal pagamento prevista per le cause di valore non superiore a € 1.033,00 riguarda l’imposta di registro e non è estensibile all’importo fisso dovuto per i ricorsi in Cassazione, che risponde a finalità diverse.

Qual è lo scopo dell’introduzione dell’importo fisso per i ricorsi in Cassazione?
La sua finalità è quella di disincentivare i ricorsi in Cassazione per doglianze inammissibili o infondate, con l’obiettivo di deflazionare il contenzioso pendente davanti alla Suprema Corte e preservarne l’efficienza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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