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Immobile rurale: quando l’uso agrituristico vince

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando che un immobile rurale adibito ad agriturismo mantiene la sua qualifica fiscale anche se accatastato come bene di lusso (cat. A/8). L’uso effettivo prevale sulla categoria catastale per definire la ruralità.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Immobile rurale: quando l’uso agrituristico prevale sulla categoria catastale di lusso

La qualifica di immobile rurale è un tema centrale nel diritto tributario, poiché da essa derivano importanti agevolazioni fiscali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: l’effettivo utilizzo di un fabbricato per attività di agriturismo è decisivo per riconoscerne la ruralità, anche quando l’immobile è accatastato in una categoria di lusso come la A/8. Questa decisione consolida un principio chiave: la sostanza prevale sulla forma.

Il caso: un immobile di lusso adibito ad agriturismo

La vicenda nasce dalla richiesta di un contribuente di vedersi riconosciuta la ruralità per un proprio immobile. L’Agenzia delle Entrate respingeva la richiesta, sostenendo che il fabbricato presentava le caratteristiche di un immobile di lusso e, come tale, non poteva beneficiare delle agevolazioni fiscali previste per gli immobili rurali.

Il contribuente ha impugnato il provvedimento, e sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale gli hanno dato ragione. I giudici di merito hanno stabilito che, essendo l’immobile utilizzato per un’attività di agriturismo, doveva essere considerato rurale ex lege, ovvero per diretta disposizione di legge, a prescindere dalla sua classificazione catastale.

L’appello dell’Agenzia e il concetto di immobile rurale

Insoddisfatta della decisione, l’Agenzia delle Entrate ha presentato ricorso in Cassazione. L’argomentazione dell’Amministrazione finanziaria si basava su una presunta violazione dell’art. 9 del d.l. n. 557/1993, sostenendo che la Commissione Tributaria Regionale non avesse considerato correttamente le norme che escludono dalla ruralità gli immobili di lusso, in particolare quelli appartenenti alle categorie catastali A/1 e A/8.

Secondo la tesi dell’Agenzia, la classificazione catastale come bene di lusso avrebbe dovuto automaticamente escludere il riconoscimento della ruralità. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile, focalizzandosi su un aspetto diverso e decisivo.

La decisione della Cassazione e la prevalenza dell’uso effettivo

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso dell’Agenzia inammissibile perché non contestava il punto centrale della decisione dei giudici di merito: la ratio decidendi. Il cuore della sentenza impugnata, infatti, risiedeva nell’affermazione che il fabbricato era rurale ex lege in quanto concretamente destinato all’attività agrituristica. L’Agenzia, nel suo ricorso, si è limitata a contestare la categoria catastale senza mai mettere in discussione l’effettivo utilizzo dell’immobile.

Le motivazioni

La Corte ha richiamato i suoi stessi precedenti per ribadire due principi fondamentali:
1. Strumentalità all’attività agricola: Ai sensi dell’art. 9, comma 3-bis, del d.l. 557/1993, ai fini fiscali deve sempre essere riconosciuta la natura rurale ai fabbricati strumentali all’attività agricola.
2. Limitazione dell’esclusione per lusso: L’esclusione dalla ruralità prevista per gli immobili di lusso opera soltanto per i fabbricati ad uso esclusivamente abitativo.

Di conseguenza, per poter negare il carattere rurale a un fabbricato che, come quello in esame, insiste su terreni agricoli, l’Agenzia avrebbe dovuto dimostrare l’assenza di strumentalità all’attività agricola o provare che l’immobile fosse destinato in via esclusiva a un uso abitativo. Poiché l’Agenzia non ha fornito alcuna prova in tal senso, né ha contestato che l’immobile fosse adibito ad agriturismo, il suo ricorso è risultato privo di fondamento e quindi inammissibile.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: nella determinazione della qualifica di immobile rurale, l’uso effettivo e la sua strumentalità all’attività agricola (inclusa quella agrituristica) sono elementi preponderanti rispetto alla mera classificazione catastale. Un immobile, anche se accatastato come bene di lusso (A/1 o A/8), può essere considerato rurale se viene dimostrato il suo impiego in un’attività agrituristica. Per i proprietari, ciò significa che è fondamentale poter documentare e provare l’effettiva destinazione d’uso dell’immobile per difendere il diritto alle relative agevolazioni fiscali. Per l’Amministrazione finanziaria, invece, emerge la necessità di basare i propri accertamenti su un’analisi sostanziale e non solo formale.

Un immobile accatastato come bene di lusso (A/8) può essere considerato rurale ai fini fiscali?
Sì, secondo la Corte può essere considerato rurale se viene provato che è effettivamente adibito ad attività agrituristica. In tal caso, l’uso concreto prevale sulla categoria catastale di lusso.

Cosa deve dimostrare l’Agenzia delle Entrate per negare la ruralità a un fabbricato?
L’Agenzia deve dimostrare che il fabbricato non è strumentale all’attività agricola o, in alternativa, che è destinato in via esclusiva ad uso abitativo e non all’attività agrituristica.

Qual è il principio fondamentale per riconoscere la natura rurale di un fabbricato strumentale?
Il principio è che la natura rurale ai fini fiscali deve essere sempre riconosciuta ai fabbricati strumentali alle attività agricole, come stabilito dall’art. 9, comma 3-bis, del d.l. 557/1993. L’esclusione per le caratteristiche di lusso si applica solo agli immobili ad uso abitativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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