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Immobile inagibile: quando si ha diritto alla riduzione?

Un contribuente si è visto negare la riduzione dell’IMU per un immobile inagibile poiché la perizia tecnica presentata non è stata ritenuta sufficiente a dimostrare i presupposti richiesti dal regolamento comunale, ovvero un degrado fisico pericoloso o un’obsolescenza funzionale. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, rigettando il ricorso e sottolineando che spetta al contribuente l’onere di provare in modo specifico le condizioni di inagibilità, senza che il giudice di legittimità possa rivalutare nel merito le prove.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Riduzione IMU: non basta dichiarare un immobile inagibile

Ottenere la riduzione del 50% sulla base imponibile dell’IMU per un immobile inagibile non è automatico. È necessario fornire prove concrete che soddisfino i requisiti specifici stabiliti dalla normativa e, soprattutto, dai regolamenti comunali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini dell’onere probatorio a carico del contribuente, ribadendo che una semplice perizia di parte potrebbe non essere sufficiente.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla richiesta di due proprietari di un immobile che, nel 2014, presentavano al Comune una dichiarazione, corredata da perizia tecnica, per attestare lo stato di inagibilità e inabitabilità del loro fabbricato e chiedere la conseguente riduzione dell’imposta municipale propria (IMU). Successivamente, l’immobile veniva anche sequestrato a seguito di un tentativo di occupazione abusiva.

Nonostante la richiesta, il Comune notificava ai proprietari avvisi di pagamento per le annualità dal 2014 al 2017 senza applicare la riduzione. I contribuenti impugnavano gli avvisi, ma il loro ricorso veniva respinto sia dalla Commissione Tributaria Provinciale sia, in appello, dalla Commissione Tributaria Regionale.

Secondo i giudici di merito, la documentazione prodotta non dimostrava la sussistenza delle condizioni di inagibilità previste dal regolamento comunale, che faceva riferimento a un degrado fisico tale da mettere in pericolo cose o persone, oppure a un’obsolescenza funzionale. Uno dei proprietari decideva quindi di ricorrere in Cassazione.

L’Analisi della Cassazione: la prova per l’immobile inagibile

Il ricorrente basava il suo ricorso su quattro motivi, lamentando, tra le altre cose, la violazione della norma che prevede la riduzione del 50% della base imponibile per i fabbricati inagibili, l’omessa valutazione di fatti decisivi come la perizia che attestava la mancanza di sicurezza statica e la mancata considerazione che il Comune fosse a conoscenza dello stato di degrado.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato il ricorso, ritenendo inammissibili o infondati tutti i motivi. La decisione si concentra su principi fondamentali del processo tributario, in particolare sull’onere della prova e sui limiti del sindacato di legittimità.

L’Onere della Prova a Carico del Contribuente

Il punto centrale della decisione è che spetta al contribuente che chiede un’agevolazione fiscale, come la riduzione IMU per un immobile inagibile, dimostrare di averne diritto. Non è sufficiente presentare una dichiarazione o una perizia di parte; è necessario che la prova fornita sia idonea a dimostrare in modo specifico le condizioni richieste dalla legge e dal regolamento comunale.

La Corte ha chiarito che una perizia stragiudiziale, sebbene possa avere un contenuto tecnico, ha solo valore di allegazione difensiva. Nel processo tributario, essa viene considerata un semplice indizio, il cui apprezzamento è rimesso alla valutazione discrezionale del giudice di merito. Quest’ultimo non è obbligato a tenerne conto se la ritiene inidonea a provare i fatti affermati.

I Limiti del Giudizio in Cassazione

Un altro aspetto fondamentale è che la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio di merito. Il suo compito non è rivalutare le prove (come la perizia tecnica o le fotografie), ma verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano valutato la documentazione e concluso che non dimostrava né il degrado fisico pericoloso né l’obsolescenza funzionale richiesti dal regolamento comunale. Questa valutazione, essendo un accertamento di fatto, non può essere messa in discussione in sede di legittimità, a meno che non si dimostri un vizio di motivazione grave (come una motivazione apparente o contraddittoria) o l’omesso esame di un fatto storico decisivo, cosa che la Corte ha escluso in questa vicenda.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha respinto il primo motivo di ricorso perché le critiche del contribuente si traducevano in una richiesta di riesame del merito della controversia, inammissibile in Cassazione. Il ricorrente non contestava un’errata interpretazione della legge, ma il modo in cui il giudice d’appello aveva valutato le prove, attività preclusa al giudice di legittimità.

Anche il secondo motivo, relativo alla presunta nullità della sentenza per motivazione apparente o sovrapponibile a quella di primo grado, è stato respinto. La Corte ha ritenuto il percorso argomentativo della sentenza d’appello comprensibile e sufficiente a spiegare le ragioni del rigetto.

Il terzo motivo è stato giudicato inammissibile a causa del principio della ‘doppia conforme’, poiché la decisione d’appello aveva confermato quella di primo grado basandosi sullo stesso quadro fattuale. Infine, il quarto motivo, sulla violazione dell’onere della prova (art. 2697 c.c.), è stato ritenuto infondato perché il giudice aveva correttamente valutato la documentazione offerta dal contribuente, concludendo che non provava la situazione di inagibilità.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce un principio cruciale per i contribuenti: per beneficiare di agevolazioni fiscali, è fondamentale predisporre una documentazione probatoria solida e puntuale. Nel caso di un immobile inagibile, non basta affermare il degrado, ma occorre dimostrarlo con elementi oggettivi che corrispondano esattamente ai criteri definiti dai regolamenti comunali. Una perizia tecnica, per essere efficace, deve analizzare e certificare in modo dettagliato la presenza di quelle specifiche condizioni (es. pericolo statico, obsolescenza degli impianti, ecc.) che il Comune richiede per concedere la riduzione dell’imposta.

È sufficiente una perizia di parte per ottenere la riduzione IMU per un immobile inagibile?
No, non è automaticamente sufficiente. La perizia stragiudiziale prodotta dal contribuente viene considerata nel processo tributario come un’allegazione difensiva a contenuto tecnico e ha valore di mero indizio. Il suo apprezzamento è rimesso alla valutazione discrezionale del giudice di merito, che può ritenerla non idonea a provare i fatti se non dimostra specificamente le condizioni richieste dal regolamento comunale.

Cosa deve dimostrare il contribuente per provare l’inagibilità di un immobile ai fini fiscali?
Il contribuente deve dimostrare la sussistenza delle specifiche condizioni di inagibilità previste dalla normativa e, in particolare, dal regolamento del Comune di riferimento. Nel caso analizzato, il regolamento richiedeva la prova di un degrado fisico dell’immobile in grado di mettere in pericolo cose o persone, oppure una sua obsolescenza funzionale. La prova deve essere specifica e puntuale su questi aspetti.

La Corte di Cassazione può riesaminare nel merito le prove, come una perizia tecnica?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Non può effettuare una nuova valutazione delle prove o ricostruire i fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Pertanto, la valutazione sull’idoneità di una perizia a dimostrare l’inagibilità, essendo un accertamento di fatto, è di competenza esclusiva dei giudici di merito e non può essere contestata in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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