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Gruppo elettrogeno di soccorso: quando si paga l’accisa

Una società è stata sanzionata per non aver pagato le accise su un generatore, sostenendo che fosse un gruppo elettrogeno di soccorso esente. La Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il generatore, non essendo collegato alla rete per sopperire a cali di tensione ma agendo come fonte primaria di energia, è soggetto a imposta. La natura funzionale del macchinario è risultata decisiva per la qualificazione fiscale.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Gruppo Elettrogeno di Soccorso: la Cassazione chiarisce i confini dell’esenzione dalle accise

L’utilizzo di generatori di corrente è una pratica comune per molte aziende, ma la loro qualificazione fiscale può nascondere insidie. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un punto cruciale: la differenza tra un gruppo elettrogeno di soccorso, esente da accise a determinate condizioni, e un impianto di produzione primaria, che invece è soggetto a tassazione. La decisione sottolinea come la funzione concreta del generatore sia l’elemento determinante per stabilirne il regime fiscale.

I Fatti del Caso

Una società in liquidazione ha impugnato un provvedimento dell’Agenzia delle Dogane che irrogava sanzioni per l’installazione di un’officina di produzione di energia elettrica senza preventiva denuncia e per l’omesso pagamento delle relative accise per un periodo di sei anni. La società sosteneva che l’impianto in questione fosse un generatore di emergenza, utilizzato per fornire energia a un terzo soggetto.

Il caso è passato per due gradi di giudizio con esiti opposti: la Commissione Tributaria Provinciale ha dato ragione alla società, mentre la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’Ufficio. Secondo i giudici d’appello, le officine di produzione di energia elettrica sono soggette ad accisa, con l’eccezione dei gruppi elettrogeni di soccorso con potenza non superiore a 200 kW. Nel caso specifico, la CTR ha ritenuto che l’impianto non avesse le caratteristiche di un generatore di soccorso, ma funzionasse come fonte di produzione primaria di energia, sostitutiva della fornitura della rete pubblica.

La Decisione della Cassazione e il ruolo del gruppo elettrogeno di soccorso

La società ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi: l’omessa motivazione della sentenza di secondo grado e la violazione della norma sull’esenzione fiscale (art. 52, comma 2, lett. d, del Testo Unico Accise).

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, confermando la decisione della CTR e condannando la società al pagamento delle spese. La Corte ha stabilito che la distinzione fondamentale non risiede tanto nella potenza del generatore (che non superava i 200 kW), quanto nella sua funzione operativa. Un vero gruppo elettrogeno di soccorso è progettato per attivarsi automaticamente solo in caso di interruzione della fornitura dalla rete elettrica principale, alla quale deve essere collegato. La sua funzione è, appunto, di “soccorso”.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte sono state chiare e lineari. Riguardo al primo motivo, i giudici hanno ritenuto che la motivazione della CTR, seppur sintetica, fosse completa e comprensibile. La CTR aveva chiaramente spiegato perché il generatore non potesse essere qualificato “di soccorso”: non risultava collegato alla rete elettrica nazionale. Di conseguenza, non era finalizzato a sopperire a temporanee mancanze di energia dalla rete, ma assolveva a una funzione di “produzione primaria”, sostituendo di fatto l’allaccio alla rete stessa.

Riguardo al secondo motivo, la Corte lo ha dichiarato inammissibile. La contestazione della natura del gruppo elettrogeno è un accertamento di fatto, di competenza del giudice di merito. La Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Poiché la motivazione era stata giudicata adeguata, la valutazione della CTR sul fatto che il generatore avesse una funzione sostitutiva e non di emergenza è diventata definitiva. In questo contesto, il fatto che la potenza fosse inferiore a 200 kW è diventato irrilevante, poiché la condizione principale per l’esenzione (la natura “di soccorso”) non era soddisfatta.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza offre un importante monito per tutte le imprese che utilizzano generatori di corrente. Per beneficiare dell’esenzione dalle accise, non è sufficiente che il generatore abbia una potenza inferiore a 200 kW. È indispensabile che l’impianto sia effettivamente e funzionalmente un gruppo elettrogeno di soccorso. Ciò significa che deve essere collegato alla rete elettrica pubblica e progettato per entrare in funzione esclusivamente per sopperire a interruzioni della fornitura principale. Un generatore utilizzato come fonte di energia primaria o sostitutiva, anche se temporaneamente, è considerato un’officina elettrica soggetta al pagamento delle accise, indipendentemente dalla sua potenza.

Quando un generatore di corrente è considerato un “gruppo elettrogeno di soccorso” ai fini fiscali?
Un generatore è considerato “di soccorso” quando è progettato per attivarsi automaticamente per fornire energia solo in caso di interruzione della fornitura dalla rete elettrica principale, alla quale deve essere funzionalmente collegato.

L’esenzione dall’accisa per i generatori con potenza inferiore a 200 kW si applica sempre?
No. La potenza inferiore a 200 kW è una condizione necessaria ma non sufficiente. La condizione principale per l’esenzione è che si tratti di un vero gruppo elettrogeno di soccorso, ovvero con funzione di backup e non di produzione primaria.

Perché il mancato allaccio alla rete elettrica nazionale è stato decisivo in questo caso?
Il mancato allaccio alla rete ha dimostrato che il generatore non poteva avere una funzione di soccorso in caso di interruzione della fornitura pubblica. La sua funzione era, invece, quella di impianto di fornitura di energia primario e sostitutivo della rete stessa, rendendolo così soggetto al pagamento delle accise.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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