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Gravi incongruenze: non basta la soglia del 25%

L’Ente Fiscale ha contestato la dichiarazione di una società basandosi sugli studi di settore. La Commissione Tributaria Regionale ha annullato l’accertamento, ritenendo che uno scostamento inferiore al 25% non costituisse ‘gravi incongruenze’. La Corte di Cassazione ha cassato questa decisione, stabilendo che non esistono soglie quantitative fisse per definire le ‘gravi incongruenze’. La valutazione deve essere complessiva e caso per caso, e la sentenza impugnata è stata annullata per motivazione apparente, in quanto basata su un’affermazione astratta e generica.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Gravi Incongruenze e Studi di Settore: la Cassazione boccia le soglie fisse

Nell’ambito degli accertamenti fiscali basati su studi di settore, il concetto di gravi incongruenze è fondamentale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 16816/2024, ha chiarito un punto cruciale: non esiste una soglia percentuale fissa, come il 25%, al di sotto della quale un accertamento diventa automaticamente illegittimo. La valutazione, afferma la Corte, deve essere sempre qualitativa e basata sul caso specifico.

Il Caso: Accertamento Fiscale e la Soglia del 25%

Una società operante nel settore degli impianti si è vista recapitare un avviso di accertamento per l’anno 2010. L’Ente Fiscale, applicando gli studi di settore, aveva rilevato un maggior reddito rispetto a quello dichiarato. La società ha impugnato l’atto, ma la Commissione Tributaria Provinciale ha respinto il suo ricorso.

Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) ha ribaltato la decisione, accogliendo l’appello della società. La motivazione della CTR era semplice e diretta: lo scostamento tra il reddito dichiarato e quello accertato, essendo inferiore al 25%, non era sufficiente a integrare le “gravi incongruenze” richieste dalla normativa per legittimare l’accertamento. Insoddisfatto, l’Ente Fiscale ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Valutazione delle Gravi Incongruenze secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’amministrazione finanziaria, cassando la sentenza della CTR. Il punto centrale della decisione riguarda l’interpretazione del requisito delle gravi incongruenze.

Oltre la Matematica: la Valutazione Complessiva

I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato: la nozione di “gravi incongruenze” non può essere ridotta a una mera soglia quantitativa. Non esiste una percentuale magica al di sotto della quale il Fisco non può agire. La valutazione deve essere, invece, di natura relativa e qualitativa. Il giudice tributario deve analizzare una pluralità di fattori, tra cui:

* La situazione economica specifica del contribuente.
* Il periodo di riferimento dell’accertamento.
* La storia commerciale dell’impresa.
* Il contesto del mercato e del settore di operatività.

Questo significa che anche scostamenti minimi possono essere rilevanti se accompagnati da altri indici significativi di un maggior reddito non dichiarato (es. anomalie reiterate, incongruenze nei dati sulla forza lavoro). Viceversa, scostamenti importanti potrebbero essere giustificati da valide ragioni che il contribuente ha l’onere di provare.

Il Ruolo del Contraddittorio con il Contribuente

La Corte ha anche ricordato l’importanza del contraddittorio preventivo. L’accertamento basato su studi di settore si fonda su presunzioni semplici, la cui gravità, precisione e concordanza emergono solo dopo il confronto con il contribuente. Quest’ultimo ha la possibilità di fornire prove e giustificazioni per spiegare lo scostamento, e l’Ufficio deve motivare adeguatamente le ragioni per cui tali giustificazioni non sono state accolte.

La Decisione della Suprema Corte: Motivazione Apparente

La Cassazione ha ritenuto che la sentenza della CTR fosse viziata da nullità per “motivazione meramente apparente”. I giudici regionali, infatti, si erano limitati ad affermare in modo astratto che uno scostamento inferiore al 25% non costituisce una grave incongruenza, senza entrare nel merito del caso concreto.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della CTR è stata giudicata insufficiente perché non spiegava perché, nel caso specifico, la percentuale di scostamento (circa il 22%) dovesse essere considerata irrilevante. Inoltre, la CTR aveva completamente omesso di considerare gli ulteriori elementi che l’Ente Fiscale aveva evidenziato, come incongruenze reiterate nel tempo, anomalie su crediti IVA e dati non coerenti sulla forza lavoro e sui beni strumentali. Una simile motivazione, basata su un’affermazione generale e non calata nella realtà processuale, non permette di comprendere il ragionamento logico seguito dal giudice, violando così il requisito del “minimo costituzionale” della motivazione richiesto dall’art. 111 della Costituzione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza il principio secondo cui gli accertamenti basati su studi di settore richiedono un’analisi approfondita e non possono essere invalidati sulla base di rigide soglie numeriche. Per i contribuenti, ciò significa che, in sede di contraddittorio e di eventuale contenzioso, è fondamentale fornire elementi concreti e specifici per giustificare eventuali scostamenti. Per i giudici tributari, la decisione è un monito a fornire motivazioni dettagliate e ancorate ai fatti di causa, evitando formule generiche che possono portare alla nullità della sentenza.

Uno scostamento tra reddito dichiarato e quello da studi di settore inferiore al 25% esclude automaticamente le ‘gravi incongruenze’?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che non esiste una soglia quantitativa legale al di sotto della quale le ‘gravi incongruenze’ sono escluse. La valutazione deve essere fatta caso per caso, considerando tutti gli elementi specifici della situazione.

Perché la motivazione della Commissione Tributaria Regionale è stata considerata ‘apparente’?
Perché si è basata su un’affermazione generale e astratta (uno scostamento inferiore al 25% non è una grave incongruenza) senza spiegare le ragioni applicate al caso specifico e senza considerare gli ulteriori elementi probatori forniti dall’Ufficio, rendendo così incomprensibile il percorso logico seguito.

Cosa deve fare il giudice tributario per valutare correttamente le ‘gravi incongruenze’?
Il giudice deve condurre una valutazione complessiva e qualitativa, considerando non solo la percentuale di scostamento, ma anche tutti i fattori propri della singola situazione economica del contribuente, la sua storia commerciale e ogni altro indice che possa indicare un maggior reddito non dichiarato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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